Sono questi gli ultimi giorni per visitare presso le Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino la mostra Storie di archivi, storia di uomini. L’Archivio di Stato di Torino fra Guerra e Resistenza

Ritratto alla scrivania.

La mostra, inaugurata il 13 marzo 2016, illustra le vicende che negli anni del secondo conflitto mondiale hanno visto protagonisti gli uomini e le donne che lavoravano nell’ex Ospedale San Luigi, dal 1925 sede delle Sezioni Riunite dell’Archivio di Stato di Torino.
L’archivio personale di uno di quegli uomini, Matteo Sandretti (1905-1987), ci consente oggi di ripercorrere dall’interno la storia di anni drammatici ma densi di forte tensione morale e di partecipazione politica, fondamento della nostra Repubblica.

Abbiamo trepidato per Khaled Asaad, il responsabile del sito archeologico di Palmira decapitato dall’Isis. Abbiamo condiviso e condividiamo con lui l’amore per il patrimonio culturale che è tesoro non di un territorio ma dell’intera umanità. Oggi sempre più spesso, quando si pensa alla guerra, si considerano anche i danni ai monumenti, forse più di rado ai documenti. In anni passati, quando l’emergenza bellica coinvolgeva il nostro Paese, in varie città italiane qualcuno fortunatamente ci ha pensato, consentendo la conservazione di un tesoro che non ha uguali al mondo. La mostra presentata all’Archivio di Stato di Torino indaga, fra gli altri, proprio questo aspetto e lo fa sotto la guida di uno dei protagonisti dell’azione antifascista e della tutela dei documenti. Parliamo di Matteo Sandretti, dipendente dell’Archivio di Stato di Torino, partigiano comunista membro del C.L.N. E se la persona gentile, riservata e schiva, vero piemontese d’altri tempi, lo rendeva naturalmente adatto alla clandestinità e alla cospirazione, la sua professione testimonia il coraggio impiegato nella difesa anche della memoria storica.

Esiste, infatti, una dimensione attiva del senso dello Stato e della democrazia e si è manifestata nella scelta resistenziale. L’altra, non necessariamente passiva, ma professionale, ha spinto a nascondere il patrimonio documentario per evitare distruzioni, dispersioni o un suo uso improprio. E come le ferite agli edifici restano tangibili nel tempo e a volte per sempre, così presso l’Archivio resterà a imperitura memoria una serie di registri settecenteschi con il dorso scavato da un frammento di bomba incendiaria.
Ma l’Archivio non solo nasconde parte delle sue carte per proteggerle, ma diventa una delle sedi di riunione clandestina del C.L.N. Non nelle belle sale che oggi ospitano illustri studiosi ma nell’abitazione del custode casiere Vittorio Dozza.
Vediamo in mostra tra i pannelli una radio: si poteva ascoltare Radio Londra, con i timbri dell’amministrazione tedesca si potevano confezionare documenti falsi.
La storia, di solito depositata nelle carte, diventa elemento attivo della vita dell’Archivio. Vediamo gli archivisti dell’ASTo con le loro tessere del C.L.N.; non solo Matteo Sandretti, ma anche Augusta Lange e Maria Vittoria Artale.
Infine, le foto, ulteriore testimonianza che restituisce il presente, vivida immagine di un’attualità trascorsa, con la liberazione accanto alla cartina con i movimenti dei gruppi partigiani per la liberazione di Torino, e poi i caduti, le stragi, le distruzioni e in seguito la memoria della Resistenza, mostre nere di dolore nei primi anni, che diventano consapevolezza con il passare degli anni, pronte a rispondere a domande nuove.
L’ultimo aspetto, infine, non meno interessante anche per il grande pubblico, è che la mostra e le testimonianze che si possono ammirare sulle pareti dell’area espositiva dell’Archivio di Stato sono possibili grazie alla formazione dell’archivio prodotto dall’archivista. Fortunatamente, infatti, Matteo Sandretti si rese conto immediatamente che le carte del C.L.N. andavano raccolte e conservate fin da subito e forse, in un archivista, formatosi all’ombra della monarchia sabauda e della sua celebrazione, poteva non essere un’intuizione così scontata. L’archivio costituisce quindi l’ultimo frutto di una reale consapevolezza del momento storico vissuto.
Ancora per poche settimane la sede di Via Piave dell’Archivio di Stato di Torino ospiterà questa mostra di storia contemporanea, che a un primo sguardo può non apparire inconsueta, ma che per la storia delle carte che la compongono lo è di sicuro. E, dal quaderno delle presenze, consuetudine in ogni mostra, si raccolgono testimonianze toccanti, ricordi personali, molti commenti che manifestano l’emozione di vivere accanto ai protagonisti vicende intense; insomma, come hanno scritto con invidiabile semplicità due visitatori: una storia che merita di essere raccontata e una graditissima sorpresa attraversare la storia della Resistenza attraverso l’opera e i documenti dell’Archivio di Stato.

Per saperne di più

Archivio di Stato di Torino
Storie di archivi, storia di uomini. L’Archivio di Stato di Torino fra Guerra e Resistenza

Fino al 30 novembre in via Piave 21

VAI ALLA PAGINA DELLA MOSTRA SUL SITO ASTo >>

Vuoi lasciare un commento?