Cento anni. Un compleanno speciale. Li ha compiuti il 24 gennaio Elio Lodolini, decano degli archivisti italiani, considerato a livello mondiale fra i maggiori studiosi dell’archivistica, di cui ha affermato la piena autonomia e dignità di scienza.
È una festa per tutti gli archivisti, in particolare per gli archivisti italiani e per tutti noi che gli siamo allievi. Elio Lodolini, infatti, ha avuto un ruolo di primissimo piano nell’archivistica italiana, dagli anni Cinquanta del Novecento a tutt’oggi. Egli ha trattato esaustivamente la nostra disciplina nei suoi vari aspetti: archivistica generale, archivistica speciale ovvero storia delle istituzioni, legislazione e organizzazione degli archivi, storia degli archivi e dell’archivistica, archiveconomia. È autore di una dozzina di libri e manuali e di centinaia di saggi pubblicati su riviste scientifiche e specialistiche, oltre che di relazioni congressuali, articoli, recensioni, prefazioni, schede bibliografiche. Alcuni suoi saggi per la loro dimensione potrebbero essere pubblicati autonomamente come libri; si pensi in particolare alle sue corpose prefazioni ai due volumi del Repertorio del personale degli Archivi di Stato, che costituiscono una vera e propria storia istituzionale dell’amministrazione archivistica dalle origini al 1975. La sua copiosa produzione scientifica è tradotta in varie lingue ed è stata edita in numerosi paesi di tutti i continenti. Oltre all’archivistica, suo interesse prevalente, si è occupato nei suoi scritti anche di beni culturali, storia, diritto e istituzioni.
Entrato nel 1950 nella carriera direttiva degli Archivi di Stato come vincitore di concorso, vi ha percorso tutti i gradi della carriera, superando altresì due concorsi di promozione. Dopo aver diretto numerosi istituti archivistici ed aver ricoperto incarichi ministeriali ed universitari, spesso contemporaneamente, è stato per quasi un decennio (1976-1985) direttore dell’Archivio di Stato di Roma e dell’annessa Scuola di archivistica paleografia e diplomatica, nella quale è stato anche docente per un trentennio, consolidandovi la cosiddetta “Scuola archivistica romana” e caratterizzandola con il suo pensiero teorico. A tale insegnamento va aggiunto quello universitario, svolto inizialmente come carriera parallela a quella di archivista di Stato per oltre venticinque anni, dalla vincita nel 1959 della libera docenza in Archivistica fino alla vincita del concorso ad un’unica cattedra di Archivistica e alla conseguente nomina a professore ordinario di Archivistica nell’Università di Macerata, nel 1985. Nel 1986 venne chiamato dalla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza” (nella quale aveva già insegnato come incaricato “Elementi di Diritto” e “Archivistica speciale”), e vi ricoprì le cattedre di Archivistica speciale e di Archivistica generale e Storia degli Archivi. Divenuto preside della predetta Scuola nel 1990, venne rieletto per altri due mandati e mantenne la carica sino alla pensione per limiti di età, venendo tuttavia di seguito nominato “professore emerito” e chiamato ancora a svolgere corsi di Legislazione archivistica italiana e comparata.
Il suo insegnamento costituisce un risultato scientifico di grande rilievo per la formazione con saldi principi teorici e professionali di più di una generazione di archivisti.
Rigoroso teorico ed assertore della più completa autonomia dell’archivistica, a lui si deve un significativo ampliamento della stessa estensione disciplinare: da un lato in dimensione storica, dall’altro in dimensione geografica. Dopo aver egli stesso dato largo spazio nelle sue lezioni e nella sua ricerca alla storia degli archivi, portando il suo interesse fino ai primi archivi nella storia dell’umanità, quelli del Vicino Oriente antico, Lodolini fece infatti istituire uno specifico distinto insegnamento di Storia degli archivi nella Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica di Roma, affidato sin dall’inizio (1978) al sottoscritto. I suoi studi, condotti con rigore e coerenza metodologica, lo hanno portato a confrontarsi con i maggiori studiosi della materia a livello internazionale. L’ampliamento dell’archivistica in senso geografico è stato altresì portato avanti da Lodolini, che non solo si è interessato dell’archivistica extraeuropea e vi ha dato il suo personale contributo, ma ne ha approfondito tutti gli aspetti, portandola a conoscenza degli studiosi del Vecchio Continente, ed introducendone perfino alcuni elementi. Notevole è stato poi l’apporto dato da Lodolini alla diffusione nel mondo dell’archivistica italiana, con una estensione, un consenso che prima di lui solo Eugenio Casanova aveva conosciuto. Già nel 1956 Johannes Papritz lo considerava fra i più qualificati esponenti dell’archivistica italiana. Da allora i riconoscimenti internazionali si sono susseguiti, con attestazioni, medaglie e benemerenze, fra cui la medaglia d’oro di benemerito della cultura, l’onorificenza di Officier dans l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese, la qualifica di “membro d’onore” del Consiglio internazionale degli Archivi, attribuitagli a Pechino nel 1996 durante il XIII Congresso internazionale degli archivi, “in riconoscimento dei servigi eminenti da lui resi al progresso dell’Archivistica, allo sviluppo degli Archivi ed al rafforzamento della cooperazione professionale internazionale”.
Numerose anche le sue missioni all’estero e gli incarichi archivistici per l’Unesco, per l’Organizzazione degli Stati americani, per il Consiglio internazionale degli Archivi e per altre organizzazioni internazionali, cooperando per lo sviluppo degli archivi e dell’insegnamento dell’archivistica nei paesi del Terzo Mondo.
Nel suo principale manuale, Archivistica principi e problemi, che costituisce la summa del suo pensiero ed incorpora anche alcuni precedenti saggi usciti fra gli anni Settanta e Ottanta, i principi della disciplina sono costantemente messi a confronto con le concezioni degli altri studiosi italiani e stranieri, registrando e commentando così l’evoluzione dottrinale, metodologica e pratica.
Alla base della sua concezione dell’archivio si pone la spontaneità della formazione, quale “sedimentazione documentaria di un’attività pratica, amministrativa, giuridica”, tale da formare “un complesso di documenti legati fra loro reciprocamente da un vincolo originario, necessario e determinato, per cui ogni documento condiziona gli altri e dagli altri è condizionato”. La distinzione fra registratura e archivio, di brennekiana derivazione, lo porta a considerare “archivio” tout court quello che si era soliti definire “archivio storico” e conseguentemente a distinguere l’archivistica dalla gestione dei documenti correnti, che si è peraltro sviluppata autonomamente come records management, a partire dai paesi di lingua inglese. Altri punti fondamentali su cui Lodolini è ritornato più volte sono l’imprescindibilità della ricostruzione secondo l’ordine originario e lo studio della storia delle istituzioni, sia per il riordinamento e l’inventariazione dei fondi che per il corretto uso delle fonti da parte degli utenti. In particolare, Lodolini ha costantemente ricordato che l’ordinamento e la inventariazione degli archivi, “nel quale l’applicazione della teoria archivistica al caso specifico trova la sua più compiuta estrinsecazione”, qualificano l’attività scientifica degli archivisti.
Sarebbe troppo lungo ricordare qui tutto lo spessore dottrinale del pensiero di Lodolini che ha caratterizzato il dibattito dottrinale degli ultimi settant’anni .
Va però sottolineata la sua insistenza sulla necessità della formazione professionale degli archivisti in senso pienamente scientifico.
Sul tema Lodolini è tornato più volte e nel suo manuale di legislazione archivistica ha intitolato un capitolo, Il lavoro dell’archivista: la ricerca scientifica (ordinamento e inventariazione), ricordando anche l’inclusione del settore archivi nella legislazione sulla ricerca scientifica.
Elio Lodolini ha sempre decisamente respinto ogni confusione o confluenza dell’archivistica con altre discipline come la biblioteconomia, o la scienza dell’informazione, fermamente convinto dell’indipendenza e dell’autosufficienza della nostra materia e dei suoi principi fondamentali, che non possono essere messi in discussione dai mutamenti tecnologici, ma debbono essere considerati anche negli ambienti documentari digitali.
Parafrasando un celebre motto, Lodolini ha spesso dichiarato “olim archivarius, semper archivarius”, e ha anche detto di esser solito mettere questa frase dopo la sua firma, affermando così ancora una volta l’orgoglio di essere un archivista.
Per saperne di più
E. LODOLINI, Archivistica. Principi e problemi, Milano 1984 (I ed.) e 2016 (XV ed.).; ID., Legislazione sugli archivi. storia, normativa, prassi, organizzazione dell’amministrazione archivistica, 1. dall’Unità d’Italia al 1997; 2. dal 1998 al 2004, Bologna 2005; ID., Storia dell’archivistica italiana. Dal mondo antico alla metà del secolo XX, Milano 2013.
DIREZIONE GENERALE PER GLI ARCHIVI, Repertorio del personale degli Archivi di Stato, I. (1861-1918), a cura di M. Cassetti, con saggio storico-archivistico di E. Lodolini, Roma 2008; II. (1919-1946), a cura di M. Cassetti, U. Falcone, M. T. Piano Mortari, con saggio storico-archivistico di E. Lodolini, Roma 2012.
E. LODOLINI, La Scuola archivistica romana dal 1870 al 1985, in “Archivi per la storia”, a. II, n. 2, luglio-dicembre 1989, pp. 113-157.
“Der Archivar”, IX (1956), p. 156.
Per una più esauriente trattazione cfr. DONATO TAMBLÉ, La teoria archivistica italiana contemporanea. Profilo storico critico (1950-1990), Roma 1993, in particolare, cap. 5, Elio Lodolini e la sistematizzazione dell’archivistica, pp. 59-82.
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