Come insegnano la diplomatica e l’archivistica, i documenti presentano un carattere multidimensionale rispetto alle finalità e alle funzioni rappresentative da essi svolte, che tendono a mutare nel corso del tempo durante il passaggio da una fase all’altra del loro ciclo di vita (attiva, semiattiva, non più attiva). Questo aspetto emerge con particolare evidenza nella serie

Come insegnano la diplomatica e l’archivistica, i documenti presentano un carattere multidimensionale rispetto alle finalità e alle funzioni rappresentative da essi svolte, che tendono a mutare nel corso del tempo durante il passaggio da una fase all’altra del loro ciclo di vita (attiva, semiattiva, non più attiva).

Questo aspetto emerge con particolare evidenza nella serie dei calcoli strutturali dei cementi armati prodotta dalle Prefetture e conservata negli Archivi di Stato, dimostrando come alla precipua funzione amministrativa assolta dai documenti alla loro origine per testimoniare l’attività del soggetto produttore, con il trascorrere degli anni e dei decenni e a seguito di riuso se ne sovrappongano altre di tipo storico-culturale, ovvero finalizzate alla tutela dei diritti dei cittadini o strumentali alla realizzazione di politiche nazionali.

La serie Calcoli strutturali dei cementi armati, versata all’Archivio di Stato di Alessandria nel maggio 2008, comprende 166 buste contenenti documentazione dal 1937 al 1974 relativa all’attività di vigilanza esercitata dalla Prefettura sulle opere in cemento armato ai sensi del Regio Decreto 16 novembre 1939, n. 2229 e s.m.i.: i costruttori di opere in conglomerato cementizio semplice o armato avevano infatti l’obbligo di presentarne denuncia alla Prefettura – competenza  cessata con l’istituzione delle Regioni a statuto ordinario -, corredata da un progetto di massima; la licenza d’uso dell’immobile era rilasciata dalla Prefettura a seguito dell’emissione del certificato di collaudo.

Da qualche anno la suddetta serie è oggetto di numerose istanze di consultazione, soprattutto da parte di cittadini e professionisti che necessitano di recuperare le pratiche utili per richiedere il «Superbonus 110%». Non a caso, è stata questa una delle ragioni che nel dicembre 2020, quando tutti i luoghi della cultura erano chiusi per l’emergenza epidemiologica da Covid-19, aveva spinto il Governo a riaprire al pubblico gli Archivi di Stato, ribadendo, oltre l’indubbio valore storico e culturale, il ruolo imprescindibile per la garanzia dei diritti svolto dai documenti in essi custoditi, che in tale contesto diventavano altresì un importante strumento per contribuire alla ripresa economica dell’Italia prevista dal «Decreto rilancio».

In quel periodo l’Archivio di Stato di Alessandria aveva appena concluso un lavoro di schedatura analitica dei fascicoli dei Calcoli strutturali, allo scopo di consentire agli utenti un recupero mirato delle singole pratiche, prima reso molto difficoltoso per l’inesistenza di qualsivoglia mezzo di corredo. Il file ottenuto, che si inserisce nell’ambito del riordino dell’intero fondo Prefettura attualmente in corso, elenca per ciascun campo i numeri di corda della busta e del fascicolo, il codice di classificazione, l’oggetto riportato sul dorso delle buste, gli estremi cronologici, la località, l’identificazione dell’immobile trattato nella pratica con relativo indirizzo e proprietario, il tipo di opera (costruzione ex novo, ampliamento, sovralzo, riattamento…), la denominazione dell’impresa edile e infine le note.

Le 166 buste versate si presentano suddivise per anno e per località: il capoluogo Alessandria, i sei centri zona (Casale Monferrato, Novi Ligure, Tortona, Acqui Terme, Valenza, Ovada) e i piccoli comuni.

Gli immobili oggetto delle pratiche erano i più svariati, in quanto le opere in cemento armato potevano riguardare case di civile abitazione, condomìni, alloggi per operai e agricoltori, autorimesse, capannoni e stabilimenti industriali, laboratori, officine, distributori di carburanti, centrali elettriche e telefoniche, negozi, magazzini, edifici parrocchiali, padiglioni di ospedali, teatri, cinema e scuole.

Questi fascicoli non mancano di attrarre l’interesse anche di studiosi e cultori del territorio, che scorrendo l’elenco delle pratiche potranno ritrovare aziende storiche dell’economia locale e nazionale (ad Alessandria, la Borsalino, il Calzaturificio Alexandria e le Officine Angelo Panelli; a Spinetta Marengo la Paglieri; a Valle San Bartolomeo il grissinificio Costa Azzurra; a Casale Monferrato la Linfleur; a Cassano Spinola la S.P.A.D., oggi Roquette Italia SpA; a Ovada la Ormig; a Quattordio la Inves; a Tortona la Graziano e lo Stabilimento Liebig; a Villanova Monferrato la Bistefani, celebre per i caratteristici biscotti «krumiri») o condomìni, bar, ristoranti e cantine sociali – queste ultime assai diffuse in una zona a forte connotazione vitivinicola come buona parte della provincia di Alessandria – ancora oggi esistenti.

Le pratiche consentono inoltre di ottenere un’ampia panoramica delle imprese edili e dei professionisti attivi sul territorio tra gli anni Trenta e Settanta, e di osservare alcune variazioni odonomastiche avvenute in quel periodo di sviluppo urbano, quando le amministrazioni comunali tendevano ad assegnare nomi più specifici alle vie, spesso onorando la memoria di illustri concittadini: ad esempio, il principale asse viario di San Salvatore Monferrato, in precedenza via Roma, fu intitolato al benemerito commendatore Ernesto Panza, mentre a Tortona la strada genericamente denominata via Circonvallazione diventò in seguito corso Giuseppe Romita.

 

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