Suoni, parole e musica sono sempre stati percepiti come volatili, instabili, effimeri, contrapposti agli "scripta" indelebilmente fissati. Con l’invenzione e la messa a punto di sistemi di registrazione sempre più perfezionati i suoni e le voci hanno perso la loro volatilità e oggi hanno acquisito lo status di veri e propri documenti, possono essere riprodotti, restaurati e conservati: molti di questi materiali sono riuniti in raccolte e archivi che rappresentano una fonte irrinunciabile per la memoria personale e collettiva, e costituiscono una parte fondamentale del patrimonio culturale del Novecento.
Suoni, parole e musica sono sempre stati percepiti come volatili, instabili, effimeri, contrapposti agli “scripta” indelebilmente fissati. Con l’invenzione e la messa a punto di sistemi di registrazione sempre più perfezionati i suoni e le voci hanno perso la loro volatilità e oggi hanno acquisito lo status di veri e propri documenti, possono essere riprodotti, restaurati e conservati: molti di questi materiali sono riuniti in raccolte e archivi che rappresentano una fonte irrinunciabile per la memoria personale e collettiva, e costituiscono una parte fondamentale del patrimonio culturale del Novecento.
Alla luce dell’importanza acquisita, all’inizio degli anni Novanta in Piemonte venne avviato un primo censimento dei fondi sonori piemontesi in preparazione di un seminario sugli archivi sonori del territorio promosso dall’Assessorato regionale alla Cultura e dagli istituti della Resistenza della regione. Lo scopo era fornire un quadro attendibile dello stato di conservazione di questo patrimonio culturale e sviluppare argomenti per il dibattito del seminario – che si tenne infine a Vercelli nel gennaio del 1993. Nell’occasione fu inviato un questionario a 670 destinatari, tra enti e singoli ricercatori ritenuti potenziali conservatori di tale tipologia di documentazione. I risultati della campagna di rilevazione – elaborati sulla base delle 92 risposte pervenute – furono poi pubblicati, nel 1999, insieme ad altri interventi sul tema, nel volume Archivi sonori. Atti dei seminari di Vercelli (22 gennaio 1993), Bologna (22-23 settembre 1994), Milano (7 marzo 1995), Roma 1999 (Saggi, 53), edito dalla Direzione generale Archivi nelle collane delle Pubblicazioni degli Archivi di Stato.
A oltre vent’anni di distanza è oggi apparsa forte l’esigenza di ripetere la rilevazione allo scopo di aggiornare la mappa del patrimonio dei documenti sonori presenti sul territorio piemontese. Con il contributo dell’Assessorato alla cultura della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo e in stretta collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Piemonte e della Valle d’Aosta, l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino (Istoreto) ha pertanto promosso un censimento dei patrimoni sonori a livello regionale nel biennio 2016-2018.
L’obiettivo finale della ricerca è quello di dar vita a una mappatura ampia e aggiornata dei fondi sonori presenti sul territorio piemontese, con particolare attenzione alla rilevazione di tempi e modalità di acquisizione, dell’attuale stato di conservazione e dei livelli di fruizione, in modo da poter ricostruire un quadro complessivo per la valutazione di interventi di tutela e di valorizzazione del materiale censito anche in relazione agli altri i censimenti condotti negli anni a livello regionale e nazionale.
Il campo di rilevazione è stato ampliato rispetto al precedente censimento: oltre alle discipline più marcatamente umanistiche (storia orale, scienze linguistiche, musicologiche, etnomusicologiche e antropologiche), include anche quelle scientifiche (ornitologia, teriologia, acustica ambientale e altre), che a loro volta utilizzano e costituiscono interessantissimi archivi sonori spesso misconosciuti. Una scelta che mira a dar conto non solo di un “paesaggio sonoro” umano ma anche animale e ambientale.
Intraprendere operazioni di censimento come quella in corso non è utile solo a individuare i patrimoni di documenti sonori conservati sul territorio, ma anche a sviluppare in termini statistici la riflessione sulla dispersione di tale documentazione, sulla sua infinita varietà e sul suo intrinseco valore.