La biblioteca del monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai conserva una delle più grandi collezioni di manoscritti al mondo, con più di 4.500 unità. Molti di questi manoscritti sono stati trascritti nelle diverse lingue dell'Oriente cristiano, in modo particolare greco, siriaco, georgiano, armeno e arabo.

Nel 1975 la collezione è stata significativamente arricchita con nuovi ritrovamenti di manoscritti, recuperati in un magazzino abbandonato all’interno del Monastero: si tratta di altre 1.100 unità, la maggior parte delle quali danneggiate o in stato di frammento.  Una parte significativa dei manoscritti sinaitici è costituita di palinsesti: allo stato attuale delle conoscenze questi sono circa 160. I testi cancellati erano scritti prevalentemente in greco, siriaco, georgiano, armeno, ma anche in latino, arabo ed etiopico. Particolarmente significative sono le scritture in albanese caucasico e aramaico palestinese. Questi testi – inaccessibili per secoli – oggi possono essere recuperati e letti con l’aiuto della fotografia digitale.

Il Sinai Palimpsests Project (SPP) – finanziato dalla Arcadia Fund e coordinato dalla Early Manuscripts Electronic Library (EMEL) – si è posto come obiettivo l’utilizzo della tecnica delle immagini multispettrali per leggere questi palinsesti. Il progetto è iniziato nel 2009 e nel 2018 – a conclusione della sua prima fase – è stato realizzato, con l’ausilio dell’University of California Los Angeles (UCLA), un database contenente i dati relativi a tutti i fogli palinsesti, con l’indentificazione dei testi, la descrizione materiale e le immagini multispettrali. Tale database sarà reso consultabile in breve tempo all’indirizzo internet www.sinaipalimpsests.org.

Il punto di forza del progetto – come si accennava – è indubbiamente l’acquisizione delle immagini: ciascuna pagina è stata fotografata con 33 scatti, utilizzando 5 modalità di illuminazione: quella ‘standard’, in cui la pergamena è stata illuminata con 12 bande o lunghezze d’onda che coprono l’intera larghezza di banda di luce da ultravioletto a infrarosso; ‘raking illumination’, cioè luce intermittente proiettata sulla pergamena ad un angolo basso; fluorescenza a colori;. riflettanza UV; illuminazione trasmissiva, tecnica sviluppata appositamente per il progetto.

Dopo l’acquisizione delle immagini, è stato avviato il processo di elaborazione, che ha comportato l’analisi e la combinazione dei dati per generare immagini con un alto grado di leggibilità delle scritture cancellate. Una volta processate, le immagini sono state distribuite ad un team di esperti delle diverse lingue e scritture attestate nei palinsesti. Questi studiosi hanno provveduto a descrivere le unità codicologiche, ad identificare i testi pagina per pagina, a datare e localizzare le scritture. Al momento attuale nel database sono presenti oltre 7.600 fogli descritti e circa 900.000 file di immagini associate.

A conclusione della prima fase del progetto, dal 24 al 27 aprile 2018 si è tenuto a Vienna un convegno (New Light on Old Manuscripts: Recent Advances in Palimpsest Studies) in cui i vari studiosi coinvolti hanno presentato i principali risultati delle ricerche. A tal proposito è utile ricordare, tra le varie novità emerse, un inedito testo poetico in greco scoperto da Giulia Rossetto, un inedito poema cristiano in greco e l’unico frammento in lingua copta scoperti da Pasquale Orsini, testi ippocratici e medici greci scoperti da Agamemnon Tselikas, testi etiopici di natura liturgica scoperti da Steve Delamarter e Getatchew Haile.
È prevista una seconda fase di attività, che si svolgerà nei prossimi anni, per completare l’acquisizione delle immagini e l’identificazione dei nuovi testi.

L’esperienza del Sinai Palimpsests Project rappresenta un indubbio successo nell’ambito dello studio dei palinsesti e, per il futuro, non si potrà fare a meno di ripartire da queste conoscenze tecniche e scientifiche per affrontare la problematica dei testi cancellati (di qualsiasi natura essi siano) e del riutilizzo dei materiali scrittori.

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