Uno dei protagonisti della progettazione dei giardini e spazi verdi della capitale è l'architetto Raffaele de Vico (Penne 1881 – Roma 1969), la cui attività è strettamente connessa con una continuità di vari decenni all'Amministrazione capitolina; già nel 1914, infatti, entra a farne parte come aiutante tecnico di terza classe per poi rientrare in servizio nel 1919, dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale.
Nel 1923 viene incaricato di prestare la propria opera di consulente artistico per tutto ciò che riguarda il servizio giardini, attività che, anche dopo aver lasciato il Comune nel 1925, in seguito alla nomina a professore aggiunto di Architettura presso la Reale accademia di belle arti e Liceo artistico di Roma, continuerà a seguire come professionista esterno, dedicandosi principalmente alla realizzazione di parchi e giardini. Distaccato presso l’Ente autonomo esposizione universale di Roma, nel 1939, su indicazioni dell’architetto Marcello Piacentini, fu nominato consulente generale dei parchi e giardini, carica che mantenne fino all’interruzione dei lavori avvenuta nel 1943 a causa del conflitto mondiale. Dopo la guerra, nel 1951, viene chiamato a completare i lavori interrotti e a realizzare alcuni dei progetti che non erano stati avviati e nel 1955 fu nominato soprintendente ai Parchi e giardini dell’EUR.
La Soprintendenza archivistica del Lazio ha curato nel 2015 vari interventi sull’archivio del progettista, che era stato dichiarato di notevole interesse storico il 9 settembre 1998, realizzati in un quadro di positiva interazione tra i vari soggetti e grazie alla fattiva collaborazione dell’erede, architetto Massimo de Vico Fallani, esperto a sua volta di architettura di giardini ed autore di importanti testi sull’opera del nonno: il riordinamento ed inventariazione, affidati all’architetto bulgaro Marina Jekova Mateva, assegnataria di una borsa di studio ERASMUS, nell’ambito di un accordo tra la Facoltà di architettura UACEG-Sofia e la Scuola di specializzazione in restauro dei beni architettonici e paesaggio – Sapienza Università di Roma, con il coordinamento dell’architetto Maria Letizia Accorsi, e un accurato intervento di restauro per i disegni.
Per volontà degli eredi l’archivio è stato donato nel 2017 all’Archivio storico Capitolino, che ha organizzato una mostra dedicata a “Raffaele de Vico, architetto e paesaggista” presso il Museo di Roma nel corrente mese di maggio.
La descrizione del fondo e l’inventario realizzato sono consultabili in SIUSA.
Grazie al riordinamento che ha consentito di ricostruire una organica struttura del fondo, il complesso documentario (costituito da 107 fasccicoli contenenti fotografie, materiale di studio e carteggi vari, 90 cartelle con 320 disegni, 2 album, 1 taccuino, 5 scatole di lastre fotografiche) nonostante alcune dispersioni del materiale grafico, rappresenta una fonte fondamentale per illustrare l’attività professionale dell’architetto Raffaele de Vico Fallani.
Sono oltre una trentina i suoi progetti per gli spazi verdi (in gran parte realizzati), lungo un arco di tempo che va dagli anni ’20 alla fine degli anni ’50, che permettono di ricostruire una vera e propria storia del “verde” e dei più noti giardini romani, creati per abbellire i vari quartieri della città da quelli centrali a quelli più periferici, e consentono di ripercorrere un viaggio ideale tra le vedute di questi spazi sapientemente progettati e collocati nei diversi contesti urbanistici. Segno evidente di una particolare attenzione a questi aspetti del territorio urbano, che si rivela quanto mai significativa, soprattutto se messa a confronto con l’attuale situazione di generalizzato degrado.
Nel periodo precedente al secondo conflitto mondiale, si parte dal parco della Rimembranza a Villa Glori (1923-1929), per seguire con il Serbatoio idrico a Villa Borghese (1925), il parco della Vittoria a Monte Mario, il giardino del Museo Mussolini in Campidoglio, il parco del Colle Oppio (1928-32), il Monumento Ossario ai Caduti della Grande Guerra al Verano (1931), i giardini a via Carlo Felice (1932), il giardino di Monte Sacro in piazza Sempione, i giardini di via Flaminia, le aree verdi e la fontana di piazza e viale Mazzini, la ricostruzione del teatro di Ostia Antica, (1928) e la seconda parte della passeggiata archeologica, oggi parco San Sebastiano, il Parco di Colle Oppio, e quello degli Scipioni, il parco Virgiliano di via Nemorense (1930) il giardino di piazza Verbano e di piazza Bologna, le esedre arboree di piazza Venezia, il parco di Monte dei cocci a Testaccio, il parco di Villa Fiorelli, il giardino dei Ravennati al Porto di Ostia, il parco Savello, o Giardino degli aranci, sull’Aventino, l’ampliamento del giardino zoologico di Roma (1933-35), la sistemazione del parco di Castel Fusano, Villa Paganini, la Fontana per la Mostra dell’Agricoltura al quartiere Flaminio (1935) e la fontana dell’Acqua Vergine nella prospettiva del Pincio (1937), il parco Cestio, oggi parco della Resistenza, i giardini di piazza delle Finanze.
Nel Secondo dopoguerra l’attività riprende nel quadro generale della ricostruzione, che passa anche attraverso gli interventi per gli spazi verdi: nel 1947 il parco con edifici di delizia per il villino Palazzetti a via Cessati Spiriti e il parco all’Acqua Santa, il Roseto, il serbatoio d’acqua per l’EUR, (non realizzato), il parco dantesco di Monte Mario (in collaborazione con lo storico dell’arte Raniero Nicolai), sino alla sistemazione delle aree verdi dell’EUR (1951-1959).
Per saperne di più
La mostra Raffaele de Vico (1881-1969) Architetto e Paesaggista, Museo di Roma (16 maggio – 30 settembre 2018)
Soggetto produttore Raffaele de Vico in Siusa
Fondo Raffaele de Vico in Siusa