La mostra Parma vista con gli occhi della Polizia Scientifica, inaugurata il 6 maggio 2021 alla presenza del questore Massimo Macera e aperta al pubblico da lunedì 10 maggio, è visitabile su prenotazione con visita guidata, fino al 30 giugno 2021, presso il complesso dell’Archivio di Stato a Parma.
Il percorso dell’esposizione è imperniato su dieci bacheche dove viene raccontata l’affascinante storia del crimine nella città attraverso le immagini realizzate dal Gabinetto di Polizia scientifica di Parma a partire dal 1927, in un periodo cruciale della nostra storia che comprende il Ventennio fascista e termina in piena Seconda guerra mondiale.
Davanti agli occhi del visitatore si materializzano caratteristici scorci di una Parma che non esiste più: le sue strade ancora poco trafficate ma già funestate da numerosi incidenti automobilistici, vigili urbani vestiti di bianco, cigolanti tram elettrici e case ora scomparse. Troviamo rarissime fotografie degli interni di abitazioni dell’epoca visitate da topi di appartamento, nonché cartellini segnaletici e documenti d’identità che riportano in vita volti del passato.
Nella mostra sono esibiti anche svariati corpi di reato, tra cui una mazzetta di banconote false, proiettili rinvenuti dopo una sparatoria tra una banda di delinquenti ed i carabinieri a Salsomaggiore nel 1938, una chiave falsa utilizzata dai ladri per introdursi nelle abitazioni per svaligiarle ed un laccio utilizzato per un suicidio in carcere. Inoltre sono presenti anche le attrezzature fotografiche del Gabinetto di Polizia scientifica di Parma, tra cui uno stupendo banco ottico ancora funzionante, oltre ad una valigetta utilizzata per raccogliere le impronte digitali sul campo.
Nella prima bacheca introduttiva del percorso della mostra viene brevemente esposta, attraverso documenti ufficiali e foto, la storia della nascita della Polizia scientifica in Italia ed a Parma in particolare, dove il Gabinetto di Polizia scientifica venne inaugurato nel 1911, ma fino al 1927 si limitò ad attività di fotosegnalamento, senza effettuare sopralluoghi.
Successivamente si passa a fotografie di esterni della città di Parma, che sono state prodotte in giudizio. Tutte le foto esposte sono divise in due categorie: la prima è costituita dalle immagini raccolte dalla Polizia scientifica, che venivano prodotte all’Autorità giudiziaria riunite in un fascicolo, del quale venivano fatte altre due copie, una destinata a rimanere alla Questura locale e l’altra inviata a Roma alla Scuola superiore di Polizia scientifica. La seconda categoria è costituita da fotografie scattate da fotografi privati che potevano operare per ordine di un giudice (perizia d’ufficio), oppure per una delle parti coinvolte (perizie di parte).
In mostra troviamo anche l’antica macchina fotografica a banco ottico, originale – gentilmente prestata dalla Questura di Parma – utilizzata dalla Polizia scientifica di Parma sulla scena dei delitti; quasi tutte le foto in mostra sono state scattate con questo stesso strumento.
Poi ci si imbatte in una valigetta da campo per l’acquisizione delle impronte digitali, un altro prestito della Questura.
Altre bacheche contengono fotografie di interni di abitazioni, una tipologia di immagini piuttosto rara nel periodo storico coperto dalla mostra. Infatti i tempi di posa molto lunghi delle lastre fotografiche dell’epoca e la scarsità di luce presente negli ambienti chiusi rendevano molto difficile l’acquisizione di fotografie e lo stesso uso del flash non garantiva risultati.
Sempre in questa serie di bacheche troviamo anche reperti originali spillati all’interno dei fascicoli processuali, dove possono comparire anche le impronte dattiloscopiche ritrovate sui luoghi dei vari delitti e utilizzate per l’identificazione dei colpevoli. Si noti che la tecnica delle impronte digitali, negli anni ’30, veniva impiegata prevalentemente, se non esclusivamente, nei casi di furto. Un articolo di Giovannino Guareschi, pubblicato in Bianco e nero. Giovannino Guareschi a Parma, 1929-1938, a cura di Carlotta e Alberto Guareschi, Milano, Rizzoli, 2001, ha permesso ai curatori di individuare il primo caso risolto grazie alle impronte digitali a Parma nel 1932. In mostra vi sono anche gli adesivi neri originali utilizzati nella rilevazione delle impronte, tecnica all’epoca all’avanguardia.
Dopo l’esposizione delle scene del crimine, si passa a fare la conoscenza dei volti dei criminali e delle vittime di quel periodo. Si tratta di foto “lombrosiane” di assassini, ricavate dai cartellini di fotosegnalamento e dalle pagine del «Bollettino delle Ricerche», del quale si espongono un paio di numeri. Accanto a queste ci sono anche i dolci ritratti delle loro vittime, recuperati molto spesso o dai loro documenti di identità o da foto ricordo spesso donate dalle vittime all’assassino.
In chiusura del percorso, oltre al video ottenuto montando varie foto della Via Emilia, da Il Moro a Fidenza, si trova la ricostruzione di due casi celebri dell’epoca, riguardanti due assassine seriali: la chiromante Bice Carrara detta Maritza e la famigerata Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio.
Il lavoro dei curatori Gian Guido Zurli ed Edoardo Fregoso è frutto dell’esame di migliaia di fascicoli processuali del periodo 1927-1945, nei fondi Tribunale Civile e Penale di Parma (Ufficio Istruzione, Tribunale Penale e Corte d’Assise) e Procura del Re (poi della Repubblica), custoditi all’Archivio di Stato di Parma. Sono stati inoltre consultati fondo Corte d’Appello di Bologna, Processi delle Corti d’Assise del Distretto (Parma) presso l’Archivio di Stato di Bologna e i fascicoli dei rilievi tecnici della Polizia scientifica ed i cartellini segnaletici storici conservati presso la Questura di Parma. La ricerca termina nel 1945 perché il fondo Tribunale Civile e Penale di Parma arriva a quell’anno. La mostra termina nel 1943 perché dopo l’8 settembre 1943 non si registrano altre attività di sopralluogo fino al 1946.
Questa ampia indagine ha permesso ai curatori di raccogliere, catalogare e schedare più di 1.200 fotografie. Sono state quindi selezionate più di un centinaio di immagini inedite – particolarmente significative – che vengono offerte per la prima volta agli occhi del pubblico.
Insieme alla mostra, gli autori hanno anche realizzato un accurato volume fotografico, che si intitola Parma vista con gli occhi della Polizia Scientifica, e che raccoglie in ordine cronologico i più importanti fatti criminali della città dal 1927 al 1943, con in appendice l’intero fascicolo dei rilievi tecnici – integralmente inedito – del famoso caso di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio. Il caso della Cianciulli è interessante perché fu il Gabinetto di Polizia scientifica della Regia Questura di Parma a compiere i rilievi in quanto era competente anche per la provincia di Reggio Emilia e quindi il fascicolo è stato scoperto nell’archivio storico della Questura di Parma.
Per saperne di più