Ad un anno dalla tavola rotonda tenutasi a Roma il 21 febbraio 2020, organizzata dall’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e dall’Istituto nazionale del dramma antico - INDA, finalizzata ad un confronto tra numerose realtà impegnate nella conservazione e valorizzazione degli archivi teatrali e delle arti dello spettacolo, la Direzione generale Archivi, rappresentata in quella occasione da Sabrina Mingarelli, dirigente del Servizio II - Patrimonio archivistico, e l’Istituto centrale per gli Archivi - ICAR, oggi diretto da Elisabetta Reale, hanno realizzato all’interno del SIUSA, il Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, un percorso tematico dedicato proprio a Gli archivi dello spettacolo.
L’obiettivo è quello di rendere direttamente ricercabile il patrimonio documentario di questo settore che, ad oggi, è stato censito e descritto nel SIUSA dalle Soprintendenze, ciascuna nel proprio territorio di competenza.
Il percorso offre un accesso alle fonti archivistiche attinenti il mondo dello spettacolo nelle sue più svariate forme; vi sono infatti compresi sia gli archivi prodotti da enti quali teatri, compagnie teatrali, accademie di danza, case di produzione, cinema, fondazioni liriche, associazioni culturali del settore, società filodrammatiche, sia quelli prodotti da persone la cui attività è riferibile a tale ambito, come attori, registi ed aiuto registi, commediografi, sceneggiatori, costumisti, scenografi, drammaturghi, fotografi di scena, doppiatori, musicisti, danzatori, cantanti, coreografi, direttori e segretari di produzione, scrittori, giornalisti e critici teatrali e cinematografici, storici e insegnanti del mondo dello spettacolo. Un insieme di archivi di particolare rilievo, oggetto anche di specifici interventi di valorizzazione, che rappresentano significative testimonianze della storia delle arti dello spettacolo e della cultura italiana in generale.
Nel percorso sono attualmente presenti 103 soggetti conservatori, 179 fondi e complessi di fondi, oltre a 88 enti e 114 persone che figurano come soggetti produttori, cui si aggiungono 80 strumenti di ricerca, di cui 16 disponibili online.
Tra i conservatori si trovano accademie e fondazioni, associazioni culturali, biblioteche, diversi comuni, per gli antichi teatri amministrati dalle società dei condomini, vari privati, due Archivi di Stato, quello di Perugia e quello di Verona, rispettivamente per gli archivi di Luca Ronconi e di Dario Fo e Franca Rame.
Tra i 169 complessi archivistici spiccano, tra gli altri, quelli di attori come il già citato Dario Fo, Alberto Lionello, Enrico Maria Salerno, Romolo Valli, Raffaele Viviani, di attrici come Laura Betti, Lilla Brignone, Rossella Falk, Silvana Mangano, Valeria Moriconi, Anna Proclemer, Franca Rame, di registi come Luca Ronconi, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, di scrittori la cui produzione artistica si riferisce anche allo spettacolo quali Pier Paolo Pasolini e Luigi Pirandello, del critico teatrale Silvio D’Amico e del critico cinematografico Tullio Kezich. Ci sono anche l’archivio del maestro puparo Mimmo Cuticchio e la raccolta del capoclaque Michele Montrone, ricca di locandine, libretti d’opera e riviste. Tanti sono i fondi dei teatri comunali e non mancano quelli delle grandi istituzioni come La Scala di Milano, l’Accademia nazionale di danza di Roma, La Biennale di Venezia, il Teatro del Maggio musicale fiorentino; agli archivi dell’Ente teatro romano di Fiesole, della Fondazione teatro Metastasio di Prato, del Teatro Alfieri di Firenze, del Teatro Francesco Morlacchi di Perugia, solo per citarne alcuni, si aggiungono quelli di compagnie teatrali minori, di qualche cinema, di società filodrammatiche, di sartorie teatrali.
Il materiale presente è il più variegato: si va dai copioni ai programmi di sala, dalle locandine ai manifesti, dalle partiture musicali ai disegni, dagli appunti di lavoro ai bozzetti e figurini, dalla rassegna stampa alle fotografie, dalla documentazione per l’attività artistica a quella per l‘attività editoriale, dalle scenografie alle collezioni di oggetti di scena, dagli abiti e costumi ai bauli per trasportarli, dal materiale audiovideo ai dischi, dai laboratori di macchineria teatrale a quelli di sartoria, dai premi e riconoscimenti alle onorificenze. Non mancano di certo le serie più tradizionali: atti costitutivi e statuti, deliberazioni, verbali, protocolli della corrispondenza, carteggio, epistolari, atti contabili di ogni genere.
La maggior parte degli archivi sono stati finora censiti in Liguria, nel Lazio, in Toscana, in Puglia, in Umbria, in Emilia-Romagna, nelle Marche: l’attività è in corso e quindi la banca dati è e sarà incrementata da nuove descrizioni che arricchiranno il SIUSA in generale e Gli archivi dello spettacolo in particolare.
Il percorso, pubblicato a dicembre 2020, costituisce – come si ricorda nella sua breve presentazione – il contributo degli archivisti alla conoscenza del mondo dello spettacolo anche attraverso le sue fonti documentarie, ma vuole soprattutto essere un “omaggio al suo rilievo culturale e sociale, in un momento in cui è fortemente colpito dall’emergenza sanitaria, con l’auspicio che possa presto tornare alla sua piena e completa espressione”.