Le fotografie dei più diversi tipi (negativo o a stampa, in bianco e nero o a colori, su lastra, diapositiva o dagherrotipo e così via) sono una presenza molto frequente negli archivi, dove hanno a pieno titolo lo statuto di documento archivistico, e sono oggetto dell’ordinaria attività di tutela svolta dall’Amministrazione archivistica.

Nel panorama degli archivi vigilati dalle Soprintendenze archivistiche rientrano in primo luogo quelli prodotti dai fotografi e da studi e agenzie fotografiche, ma si possono trovare consistenti nuclei di fotografie negli archivi privati, dove mantengono traccia di un evento o di personaggi della vita quotidiana; negli archivi d’impresa (e in particolare in quelli della moda), a documentare le fasi di lavorazione, i macchinari, l’aspetto esterno degli stabilimenti industriali o l’interno dei diversi reparti e infine il prodotto finito; negli archivi degli architetti, dove inquadrano singoli elementi architettonici o interi edifici; negli archivi delle Soprintendenze, dove riproducono i beni vigilati e documentano le campagne di scavo. Sono foto di scena negli archivi dei teatri, immagini di cronaca e attualità negli archivi dei giornali, documentazione di eventi e cerimonie della tradizione popolare (un caso tra tutti: l’archivio sonoro e documentario dell’Istituto Ernesto De Martino).

Le fotografie possono trovarsi anche in un archivio sanitario, come ad esempio il piccolo nucleo fotografico di 25 stampe a colori che documenta l’inaugurazione della Casa di cura “Le Betulle” di Appiano Gentile (Como), avvenuta il 3 aprile 1966, alla quale parteciparono tra gli altri gli psicologi Cesare Musatti, Franco Fornari ed Elvio Fachinelli. O negli archivi delle case editrici, come in quello della Le Monnier, che conserva più di 15.000 fotografie. O negli archivi delle banche, dove si trovano fotografie realizzate in occasione di particolari ricorrenze, a testimonianza di specifici eventi; o negli archivi delle sezioni del club alpino italiano o ancora nel Centro di documentazione audiovisiva della Federazione italiana di sport equestri. Presso il Centro studi David Lazzaretti foto, negativi e diapositive documentano luoghi, oggetti, personaggi ed altre testimonianze attraverso le quali si può ricostruire la storia della Comunità Giurisdavidica fino ai giorni nostri. Nell’archivio della comunità ebraica di Venezia si trovano, riunite in due buste, riproduzioni fotografiche relative in gran parte al ghetto e ai suoi monumenti, al cimitero ebraico e alle esposizioni museali. Infine, il fondo fotografico di Fondazione Fiera Milano contiene circa 200.000 immagini sui più diversi supporti (negativi su lastra in vetro, negativi su pellicola, positivi in diversi formati) per un arco temporale che va dall’Esposizione internazionale di Milano del 1906 fino ai primi anni Novanta.

Nuclei di materiale fotografico, di maggiore o minore entità sono presenti anche negli archivi statali (basti pensare agli archivi delle Soprintendenze, dove riproducono i beni vigilati e documentano le campagne di scavo), e nei fondi documentari conservati dagli Archivi di Stato: un esempio per tutti è offerto dalle 120.000 fotografie realizzate nella maggior parte dei casi dalla Pubblica sicurezza in occasione di un fermo, di un arresto o di una perquisizione, conservate nel fondo Casellario politico centrale del Ministero dell’interno che si trova all’Archivio centrale dello Stato insieme con una cinquantina di altri fondi fotografici o contenenti fotografie.

In coincidenza con gli Stati generali della fotografia, manifestazione organizzata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il 6 aprile 2017, l’Icar, allo scopo di far emergere questa cospicua tipologia documentaria, ha aperto in Siusa, il Sistema informativo unificato delle soprintendenze archivistiche, un percorso tematico su La fotografia negli archivi, che raccoglie ad oggi oltre 400 fondi, costituiti sia da nuclei fotografici di notevoli dimensioni che da fondi tradizionali contenenti anche documentazione fotografica. Le descrizioni così individuate potrebbero confluire anche nel Portale della fotografia realizzato a cura dell’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione.

 

Per saperne di più

Il programma

Vuoi lasciare un commento?