Il nome di Adriano Cappelli (Modena, 1859 - Gaione, Parma, 1942) si collega ai due manuali Lexicon abbreviaturarum. Dizionario di abbreviature latine ed italiane, 1ª edizione, 1899 e Cronologia, cronografia e calendario perpetuo, 1ª edizione 1906, di cui si sono succedute numerose edizioni, assai note e consultate fino ai giorni nostri.
Il recente ordinamento del suo archivio permette di aggiungere qualche notizia a questa figura di studioso, per anni direttore dell’Archivio di Stato di Parma. La documentazione è costituita da 455 unità archivistiche dal 1728 al 1945, riunite in 20 buste, ed è conservato dalla Congregazione San Giovanni Battista fondata da Antonietta, figlia dello stesso Cappelli, nella villa Paganini a Gaione nei pressi di Parma, una delle case della Congregazione. Le carte riguardano l’attività professionale, con diplomi e attestati, oltre a materiale preparatorio alle pubblicazioni. Vi sono carte di natura familiare e di carattere economico-testamentario, corrispondenza e fotografie.
Nell’immediato dopoguerra il materiale venne trasferito a villa Paganini, dove è rimasto per decenni accantonato nella soffitta della palazzina, fino al 2013, quando si è proceduto all’ordinamento, a un completo condizionamento e alla redazione di un inventario sommario.
Questo intervento permette di conoscere nuove notizie di cui si forniscono alcune anticipazioni, chiarendo in primo luogo un equivoco sorto sui titoli di studio attribuiti a Cappelli da Elio Lodolini nel Repertorio del Personale degli Archivi di Stato: Laurea in lettere e Diploma di Archivistica e Paleografia.
Adriano Capelli studiò a Firenze, presso il R. Istituto di Studi superiori pratici di perfezionamento, Sezione di Filosofia e filologia, conseguendo in data 23 ottobre 1884 l’attestato in Paleografia e Critica diplomatica, il cui originale è in Archivio Adriano Cappelli, cassetta n. 20-A-1. Presso l’Archivio storico dell’Università di Firenze, la cartella relativa al Cappelli è andata dispersa a causa dell’alluvione del venerdì 4 novembre 1966. I riferimenti rimasti inerenti al Cappelli sono la scheda del catalogo cartaceo e il Registro della carriera degli studenti n. 1, p. 144 in cui sono riportati gli esami effettuati, conservato presso la Sala Rari della Biblioteca Umanistica. L’equivoco sui titoli del Cappelli è probabilmente iniziato con la voce a lui dedicata nel Dizionario biografico degli Italiani, dove Armando Petrucci afferma: «Studiò a Firenze, ove si laureò in lettere presso quell’istituto di studi superiori». Della presunta laurea e documenti connessi, nel carteggio conservato dall’interessato, non vi è traccia alcuna ed è poco presumibile che siano stati smarriti. Con l’occasione si fa notare che, tra il materiale cartaceo del Cappelli, sono stati rinvenuti pochi libri e fascicoli, ciò dovuto presumibilmente alla vendita della sua biblioteca nel 1944.
Nel 1884 fu assunto come “alunno di 1a categoria” presso l’Archivio di Stato di Milano, dove ampliò e approfondì le sue conoscenze storiche e paleografiche, tanto che le sue pubblicazioni storiche appartengono quasi tutte a questo periodo e furono pubblicate su l’«Archivio Storico Lombardo, Giornale della Società Storica Lombarda», di cui era socio dal 1° marzo 1892. Nel 1890 fu comandato a Perugia per eseguire l’inventario dell’archivio dell’ex Abbazia di S. Pietro, un ricco complesso benedettino fondato nel 966, appena soppresso, e nel 1895 fu nominato assistente all’insegnamento di Paleografia nella Scuola presso l’Archivio di Stato di Milano.
Nel giro di pochi mesi, nel 1903 il Cappelli venne nominato direttore dell’Archivio di Stato di Parma, membro della Commissione Araldica parmense e infine insegnante di Paleografia e dottrina archivistica nella scuola annessa all’Archivio, all’epoca collocato all’ultimo piano del Palazzo Pilotta, che diresse per ventiquattro anni, fino al collocamento a riposo avvenuto il 16 gennaio 1927.
Durante il periodo bellico, i coniugi Cappelli si trasferirono nella villa Paganini, che fu adibita ad accoglienza per gli sfollati e per la messa in sicurezza di opere d’arte e preziosi documenti. Il 30 novembre 1942 giunse la notizia che la Prefettura, su richiesta del Ministero, aveva deciso di collocare nella villa una parte della documentazione più preziosa dell’Archivio di Stato. In gran fretta si presero gli accordi e il 5 dicembre giunsero le prime casse di documenti dell’Archivio. Il giorno 7 con altre casse giunsero anche i custodi dell’archivio, il sigor Bergami e la moglie, che vi si stabilirono per la sorveglianza. La documentazione vi rimarrà, per diversi anni, con sopralluoghi saltuari del direttore dell’Archivio di Stato, don Giovanni Drei, finché tra il 6 e l’11 di ottobre del 1947 verrà fatta rientrare nella sede propria. Il periodo così lungo di giacenza del deposito dell’Archivio di Stato fu dovuto al bombardamento della Pilotta, proprio sui locali dell’Archivio. Le difficoltà per reperire una nuova sede allungarono i tempi del rientro della documentazione; alla fine, tuttavia, il direttore ebbe la soddisfazione di avere una sede appropriata nell’”Ospedale Vecchio”.
La stessa cosa avvenne per il Museo dell’Antichità e nella villa Paganini furono trasportati una serie di casse e manoscritti e il modellino del Teatro Farnese, portato direttamente dal direttore del Museo, il professor Giorgio Monaco in data 5 marzo 1945. Il materiale vi rimase fino al 26 novembre dell’anno successivo, recuperato dallo stesso direttore. Anche il Comune di Parma volle mettere al sicuro nella stessa villa il sipario del Teatro Regio, ritirato poi il 20 luglio 1945.
Tali movimenti destarono l’attenzione del Comando Tedesco che fece eseguire dei sopraluoghi e mettere un blocco di occupazione della villa, prendendo sotto la loro protezione tutto ciò che di artistico era contenuto in essa. Il 30 aprile del 1945 un maggiore del Comando Inglese, visitata la villa e «soprattutto le opere d’arte che vi sono custodite», toglie il cartello al divieto di occupazione posto dal Comando Tedesco e vi pone quello del Comando Inglese.
Anche le Autorità ecclesiastiche chiesero di ospitare la comunità delle monache carmelitane scalze del monastero di Ferrara, che vi soggiornarono dal 3 marzo del 1944 al 14 giugno dell’anno successivo.
Adriano Cappelli, con la consorte, a Villa Paganini, nel periodo bellico
(La foto è di proprietà del pronipote Luigi Ferrari. È stata scattata il 20 agosto 1941, in occasione del 50° di nozze celebrato a Villa Paganini.
Pubblicata in: L. FERRARI, L. V. RAMIREZ BERRZOSA, Come appunti di sole nella bruna, Tignolen 2008, p. 188)
Per saperne di più
A. Barilli, Adriano Cappelli. Necrologia, in «Archivio storico per le provincie parmensi», 1942-1943, p. XX.
E.Colombi, Una nobile figura di archivista: Adriano Cappelli, in «Parma per l’Arte». 1951, fasc. I, pp. 25-26.
A. Petrucci, Adriano Cappelli, in Dizionario biografico degli italiani, 18, Roma 1975, pp. 720-721.
R. Lasagni, Cappelli Adriano, in Dizionario biografico dei Parmigiani, I, Parma 1999, pp. 878-879.
Repertorio del Personale degli Archivi di Stato, I (1861-1918), a cura di Maurizio Cassetti, Roma, Direzione generale per gli archivi, 2008, pp. 426-427.