Il 27 ottobre 2020 l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi ha “virtualmente” ospitato il seminario on line Non di sola carta. Prendersi cura degli archivi orali, promosso da numerosi istituti e associazioni coinvolti nella produzione e conservazione di fonti orali, tra i quali la Direzione generale Archivi, l'Istituto centrale per gli Archivi e le Soprintendenze archivistiche e bibliografiche della Toscana e del Piemonte e Valle d’Aosta.

In occasione della giornata mondiale UNESCO per il patrimonio audiovisivo, l’evento ha inteso accendere i riflettori sulla produzione, la descrizione e la conservazione di archivi e fonti orali in Italia e presentare la prima stesura del Vademecum per il trattamento delle fonti orali, che propone una sintesi delle indicazioni utili a coloro che lavorano con le fonti orali in quanto ricercatori, archivisti, bibliotecari o documentalisti ed è il frutto di un lavoro collettivo che ha coinvolto rappresentanti dell’università, della pubblica amministrazione e delle associazioni scientifiche di riferimento in Italia.
L’iniziativa è stata mossa in primo luogo dalla presa d’atto che molti archivi orali prodotti in passato richiedono un urgente intervento di salvaguardia che ne prevenga l’irreversibile deterioramento. Al tema della conservazione è stata pertanto dedicata la prima sessione dell’incontro, dal titolo La digitalizzazione degli archivi orali in Italia: un intervento urgente e indifferibile, coordinata da Piero Cavallari (ICBSA) e aperta dai saluti di Carlo Birrozzi (direttore ICCD e ICBSA).

Come spiegato da Alessandro Casellato (Associazione italiana di storia orale, Università Ca’ Foscari Venezia), il progetto del Vademecum nasce dalla concreta esigenza di rispondere alle domande provenienti dalla rete di centri e istituti di produzione e conservazione di fonti orali presenti sul territorio, che da anni hanno cominciato a interrogarsi su come conservare e rendere (o mantenere) accessibile l’immenso e disseminato patrimonio di testimonianze orali raccolto in quasi 70 anni di registrazioni sul campo. Un patrimonio di interesse trasversale a molti temi e discipline ma estremamente fragile e pertanto da avviare al più presto, con il concorso di interlocutori istituzionali, verso programmi di digitalizzazione. Paolo Masini (Presidente Museo dell’Emigrazione Italiana) ha peraltro ricordato la centralità delle fonti orali anche all’interno di percorsi espositivi e didattici di taluni ambiti museali e ha richiamato la necessità di disporre di adeguati investimenti, per poter non solo conservare le memorie del passato ma per dare anche nuovo slancio alla raccolta delle testimonianze del presente, in quanto solo la fonte orale è in grado di documentare determinati aspetti dell’attualità.

Valdo Spini (Presidente dell’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane) ha posto l’accento sul valore sociale di una cultura non elitaria, condivisa e popolare, e ha sottolineando il ruolo della tradizione orale nei processi di costruzione della memoria collettiva del Paese, assicurando pertanto il sostegno dell’Associazione e degli istituti afferenti ad ogni iniziativa di sensibilizzazione su questi temi verso altri partner istituzionali. D’altro canto, in Italia alcune istituzioni hanno mostrato un precoce e lungimirante interesse verso queste “nuove fonti”, come sottolineato nel messaggio augurale del Direttore generale Archivi Anna Maria Buzzi, che ha ricordato numerose passate iniziative dell’amministrazione archivistica per la tutela e la valorizzazione delle fonti orali e ha messo in evidenza l’attuale prezioso contributo apportato dagli archivisti al progetto del Vademecum, espresso in termini di teoria e prassi descrittiva, conservativa e di accesso alle fonti.
Per Laura Moro (Direttore dell’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library) il più importante contributo del Vademecum risiede appunto nel porre l’accento sull’importanza dell’intero processo di trattamento delle fonti e nel richiamo alla necessaria consapevolezza che la conservazione di un documento inizia fin dal momento della sua acquisizione. Difficile, infatti, intervenire ex post, anche in ragione dell’esiguità delle risorse disponibili rispetto ai costi da sostenere. Non tutto potrà essere conservato: occorrerà pertanto selezionare ciò che può produrre senso per il futuro, scelta che impone una riflessione culturale intorno al concetto di patrimonio e dovrà essere sorretta da solide competenze di dominio. Ciò non esclude, tuttavia, il prezioso – e tradizionale – concorso dei “non addetti ai lavori” alla raccolta delle fonti: per l’arch. Moro, anzi, il Vademecum ha l’ulteriore merito di abilitare il c.d. crowd sourcing, in quanto in grado di attivare e al contempo guidare metodologicamente tali processi collettivi.

Dopo un breve intermezzo sonoro dedicato all’ascolto di brani tratti dalle collezioni dell’ICBSA, nella seconda parte del seminario Silvia Calamai (AISV, Università di Siena) e Maria Francesca Stamuli (Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana) hanno presentato il Vademecum per il trattamento delle fonti orali, frutto del lavoro collettivo di ben 24 autori, un gruppo interdisciplinare e intergenerazionale mosso dalla volontà di rilanciare una tradizione di confronto scientifico e di scambio di buone pratiche tra i principali soggetti e le istituzioni che in Italia si occupano di fonti orali, eredità da raccogliere e tramandare alle nuove generazioni cui è soprattutto rivolto il Vademecum.
Il documento si compone di tre parti, ciascuna elaborata da un diverso sottogruppo di lavoro: Vademecum per la produzione e la descrizione delle fonti orali, Conservazione degli archivi orali e Vademecum per la valorizzazione, l’uso e il riuso delle fonti orali. Ogni parte è arricchita da una propria appendice documentaria ed è completata da una introduzione e una bibliografia e sitografia comuni all’opera.
La versione così presentata è una prima stesura, ancora provvisoria e aperta ai commenti e alle proposte di quanti vorranno partecipare al processo di revisione pubblica del documento e alla sua redazione finale, interagendo col gruppo di lavoro attraverso la compilazione di un questionario e una casella di posta dedicata. In particolare, è già in corso la revisione degli elenchi dei centri di digitalizzazione e conservazione allegati alla sezione Conservazione e tutti i soggetti interessati sono invitati a prendere contatto col gruppo di lavoro al fine di confermare o meno il proprio accreditamento nelle liste o per proporre la propria inclusione. La presentazione del Vademecum rappresenta quindi solo un prima tappa di un più ampio percorso che il gruppo di lavoro intende condividere con tutti i soggetti interessati e a cui faranno seguito altre iniziative: sono infatti in programma la produzione di una scheda di descrizione trasversale condivisa da ICCD – ICAR e ICCU e l’elaborazione di un glossario d’ambito, progetti anch’essi aperti a contributi esterni.

L’ultima parte del seminario, dedicata agli interventi e alle domande dei partecipanti e del pubblico collegato, tra il quale vi erano nomi illustri della ricerca demo-etno-antropologica, è stata l’occasione per riflettere sull’esperienza di importanti progetti di raccolta, digitalizzazione e valorizzazione di fonti orali e per dare notizia di progetti in corso. Franco Castelli ha raccontato l’esperienza degli archivi del Centro Regionale Etnografico Linguistico, mentre Luigi Lombardi Satriani ha ricordato le grandi campagne di raccolta di fonti che hanno dato vita alle importanti collezioni etno-linguistiche ed etno-musicologiche dell’ICBSA. Nell’attuale panorama non mancano tuttavia nuove iniziative di raccolta e diffusione di fonti orali: Pasquale Orsini ha segnalato l’esperienza della digital library dell’ICAR Ti racconto la storia, in costante implementazione, mentre Micaela Procaccia – nel sottolineare come il tema della salvaguardia delle fonti orali incroci il tema caldo della conservazione delle memorie digitali – ha ricordato la campagna di raccolta di interviste condotta da ANAI, La memoria degli archivisti. Come spiegato da Sabina Magrini (dirigente dell’Archivio di Stato di Firenze e della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana), attualmente le fonti orali sono anche al centro dell’azione della Soprintendenza, sia nell’ambito del progetto Archivio Vivo che attraverso il rafforzamento della collaborazione con la Mediateca del Festival dei Popoli. Come rimarcato da Stefano Bartolini (Archivio storico CGIL Pistoia) e Sara Zanisi (Istituto nazionale Ferruccio Parri-Rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea) sono inoltre in corso progetti di ampio respiro, quali il censimento degli archivi sonori e audiovisivi conservati dagli Istituti della Resistenza e quello a cura della Rete nazionale archivi, biblioteche e centri di documentazione della CGIL. Si va quindi progressivamente definendo il panorama della diffusa presenza di archivi sonori sul territorio, la conservazione dei quali appare come una sfida nella quale Niccolò Pretto (Centro di sonologia computazionale, Università di Padova) ha auspicato un maggior coinvolgimento di figure tecniche, mentre Alessandro Casellato ha nuovamente rimarcato l’importanza di dotarsi di una cabina di regia che guidi i processi. Raccogliendo queste sollecitazioni e riflessioni, in chiusura del seminario l’architetto Laura Moro ha quindi invitato il gruppo di lavoro a proseguire e coordinare queste iniziative per arrivare ad una vera e propria mappatura delle fonti su cui poter costruire una road map della conservazione.

Per saperne di più
Il seminario, svolto su piattaforma zoom fornita dall’ICBSA e trasmesso in diretta Facebook, è visibile al seguente indirizzo: https://it-it.facebook.com/ICBSAItalia/videos/357512535359383/
Per partecipare alla co-redazione del Vademecum è possibile inviare fino al 15 gennaio 2021 osservazioni e proposte rispondendo al questionario reperibile al seguente indirizzo: https://forms.gle/U48rUuk2zDrrig5R7, o scrivendo alla seguente casella postale: archiviorali@gmail.com.

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