Il 30 giugno scorso, presso l'Archivio di Stato di Napoli, è stata inaugurata la mostra documentaria Napoli e il Risorgimento greco (1821-2021), organizzata nell'ambito delle celebrazioni per il bicentenario della Rivoluzione Greca del 1821. Resterà aperta fino a novembre del 2021. Per l'occasione l’Archivio di Stato di Napoli, gli Archivi Generali della Grecia e l’Istituto di Studi Ciprioti di Nicosia hanno promosso congiuntamente mostre parallele che si stanno tenendo contemporaneamente a Napoli, ad Atene e a Cipro.
Le mostre sono state allestite dopo un’accurata selezione di molti documenti storici, conservati sia presso l’Archivio di Stato di Napoli sia presso gli Archivi Generali della Grecia. A Napoli sono esposti gli originali e le copie digitali dei documenti custoditi in Grecia, ad Atene i loro documenti in forma originale e quelli napoletani riprodotti digitalmente. Per la prima volta, così, sarà disponibile, negli spazi espositivi degli archivi promotori, materiale rilevante e inedito, al fine di stimolare la ricerca e la riflessione storica sul Risorgimento greco.
Il 2021 è un anno altamente significativo per la Grecia, poiché segna il 200° anniversario dello scoppio della Guerra d’Indipendenza del Paese contro il dominio ottomano. L’Archivio di Stato di Napoli, con la sua documentazione, contribuisce a pieno titolo alla riflessione su tale avvenimento storico, inserendosi nel programma delle azioni e degli eventi che si svolgeranno in Grecia nel corso del 2021, denominato “Greece 2021”.
Perché proprio Napoli? Perché la Rivoluzione greca del 1821 non ha rappresentato solo un capitolo fondamentale della storia ellenica, ma un tassello della storia mondiale.
L’impronta lasciata dai Greci nella capitale partenopea è profonda: basta citare solo il rito del caffè. Infatti fin dal XVIII secolo gran parte delle botteghe di caffè erano gestite da Greci. Le caffetterie erano luoghi pubblici di incontro dove si favoriva non solo la socialità, ma anche il diffondersi di idee politiche. Vi era il caffettiere Demetrio alla Pignasecca, la bottega del celebre caffettiere Mettaxà alla Speranzella, quella di Decurò nei pressi di Sant’Antoniello a Port’Alba, e quella di De Gaetano, la cui moglie, si racconta, si abbandonava a palesi atti di giubilo in favore dei Greci e dei Russi contro i Turchi.
Nel largo della Cavallerizza del Re, prima del ponte della Maddalena, si apriva inoltre la bottega, molto frequentata, di un caffettiere epirota. Ma il caffettiere greco più famoso fu, senza dubbio, Panagiota Cacclamani, detto Phantasia, molto dotto, grande conoscitore del greco classico, essendo stato discepolo di Giacomo Martorelli, professore dell’Università di Napoli.
I Greci residenti stabilmente a Napoli erano impegnati in un’intensa attività di propaganda per la rinascita ellenica.
Tali posizioni politiche, proprio grazie alla cassa di risonanza delle botteghe dei Greci, trovarono terreno fertile tra i liberali napoletani. Questi ultimi inneggiarono apertamente a favore dell’indipendenza ellenica e dei successi della flotta di Caterina II di Russia nell’Egeo durante la prima guerra russo-turca (1768-1774). Fu proprio la Grecia a fornire asilo e sostegno a molti protagonisti della Rivoluzione costituzionale del 1820-21 nel Regno di Napoli, colpiti da provvedimenti d’esilio o fuggiti volontariamente dalla patria dopo il fallimento di quell’esperienza. Morto Giuseppe Rosaroll a Nauplia il 3 gennaio 1825, capo riconosciuto degli esuli meridionali ad Argo divenne il colonnello Vincenzo Pisa. Questi fu a sua volta in corrispondenza con Guglielmo Pepe, con i Poerio e con l’avellinese Lorenzo De Conciliis, anch’egli coinvolto nella rivoluzione del 1820 e condannato a morte in contumacia.
Sempre al Pisa facevano riferimento il tenente messinese Giuseppe Isaia, i fratelli Camillo e Gaetano Villani, il tenente MacDonald, il tenente Martuscelli e Serafino D’Auria, giunto in Grecia nell’estate del 1827 per conto del comitato filellenico di Londra e divenuto poi aiutante maggiore della cavalleria greca. A Zante si trovava, inoltre, il colonnello palermitano Giovanni Romei, mentre tra il 1827 e il 1828 Raffaele Poerio soggiornò a Corfù. Qui erano approdati, fra gli altri, anche l’ex capitano Giovanni Graziani, Nicola Imbimbo con i figli Giuseppe e Tommaso, l’ex colonnello dei militi Nicola Pionati con il figlio Luigi, Crescenzo De Stasio, Luigi Galanti, Vincenzo Mortrilli e l’avvocato salernitano Domenico Giannattasio. Nelle isole ionie vivevano, invece, due noti personaggi implicati nelle vicende del nonimestre costituzionale: Carlo Cirillo, ex aiutante di campo del generale Pepe, e il colonnello Giovanni Russo, già membro della Giunta provvisoria prima del Parlamento, escluso dall’indulto con decreto del 28 settembre 1822, dichiarato nemico pubblico con decisione della Gran Corte Speciale del 21 aprile 1823 e condannato a morte.
I documenti della mostra restituiscono con immediatezza il senso di questa ricchissima vicenda umana e intellettuale. Per il suo alto valore culturale, l’iniziativa beneficia del contributo della Regione Campania e dei patrocini del Presidente della Camera dei Deputati, dell’Ambasciata della Grecia in Roma, dell’Ambasciata d’Italia in Grecia, dell’Ambasciata della Grecia presso la Santa Sede e dell’Ambasciata d’Italia a Cipro.
L’intervento è stato realizzato con il finanziamento dello Stato Italiano e della Regione Campania, nell’ambito del POC Campania 2014-2020 Direzione Generale per le Politiche Culturali e il Turismo – Ufficio di Staff Promozione e Valorizzazione Beni Culturali Linea d’Azione 2.4 “Rigenerazione urbana, politiche per il turismo e la cultura” – D.G.R. 584 del 16.12.2020.
La mostra Napoli e il Risorgimento greco (1821-2021) si avvale della curatela del professor Jannis Korinthios; l’allestimento, invece, è a cura dell’artista Michele Iodice. Resterà aperta fino a novembre del 2021.