Il grande afflusso di migranti e lo sforzo in atto per accoglierli e aiutarne l’integrazione, da anni questioni di grande rilievo nella società italiana, si affacciano alla ribalta anche nel più limitato palcoscenico degli istituti archivistici statali, come emerge da un’indagine svolta nello scorso aprile 2016 dalla Direzione generale Archivi per conoscere quali tra i propri istituti avessero attuato iniziative volte alla inclusione e integrazione di migranti e rifugiati. 

Il flusso dei migranti: questione di grande rilievo per la società italiana

Pubblichiamo di seguito una sintetica elencazione dei fondi archivistici censiti o dichiarati di interesse storico particolarmente importante da parte delle Soprintendenze archivistiche, mentre delle iniziative più interessanti si darà conto con specifici contributi da pubblicare nelle prossime settimane.

La Soprintendenza archivistica dell’Emilia Romagna ha individuato due fondi relativi ai migranti nel corso della rilevazione compiuta nel 2012 nell’ambito del “Censimento degli archivi femminili della provincia di Bologna“, i cui dati sono consultabili in Siusa.

Il primo di essi è il fondo ANNASSIM – Donne native e migranti delle due sponde del Mediterraneo è prodotto dall’omonima associazione, gestita da donne italiane e straniere, che opera informalmente dal 2003, ma si costituisce ufficialmente nel 2006 allo scopo di organizzare percorsi di sostegno, accoglienza ed integrazione rivolti a donne migranti. La documentazione (2005 – 2012) è conservata nella sede legale dell’associazione, situata presso l’abitazione privata di una delle socie, e comprende principalmente volantini, comunicati, dépliant e ritagli di giornali riguardanti le iniziative organizzate dall’associazione (corsi di lingua italiana, di informatica e di cucina mediorientale, laboratori di scrittura e di ceramica), oltre a inviti a seminari, incontri, dibattiti e mostre. Sin dalla sua costituzione l’associazione conserva inoltre in formato digitale la documentazione amministrativa e contabile (statuto e atto costitutivo, verbali di assemblea, bilanci e note spese), oltre a fotografie e materiale promozionale di iniziative e manifestazioni.

La documentazione del secondo fondo, Intrecci di fili per una rete di associazioni di donne migranti e italiane in Emilia-Romagna, abbraccia gli anni dal 2008 al 2012 ed è conservata nella sede del Centro internazionale per l’economia sociale – Consorzio di cooperative sociali (CIDES). In due buste sono raccolti la mappatura delle associazioni di donne migranti e italiane sorte nel territorio regionale, i questionari loro rivolti, i biglietti da visita delle organizzazioni, materiali sulle attività svolte e documenti di rendicontazione contabile. In formato digitale sono inoltre conservati il data base sulle professionalità e competenze esistenti all’interno delle associazioni, la corrispondenza con le associazioni ed i questionari da esse compilati, i verbali di tutti gli incontri, oltre a fotografie e materiale promozionale di iniziative e manifestazioni.

La Soprintendenza archivistica per il Lazio ha dichiarato nel 2014 il fondo della Sezione italiana di Amnesty International, costituito da 150 metri lineari (buste 533) di documentazione cartacea (1975-2012), 25 buste e 4 album di fotografie, e 25 CD, conservati presso la sede nazionale di Amnesty International, oltre a 200 film, che, per ragioni conservative e di valorizzazione, sono stati depositati presso la Fondazione archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico – AAMOD. L’archivio è stato ordinato e inventariato da un gruppo di lavoro coordinato dalla Soprintendenza.

La stessa Soprintendenza per il Lazio ha dichiarato nel 2004 il fondo prodotto da don Luigi Di Liegro (1928-1997) conservato a Roma, presso la Fondazione a lui intestata.  Di Liegro è stato direttore della Caritas diocesana di Roma e la sua documentazione, costituita da 60 buste, 30 videocassette e 15 nastri di registrazioni sonore a partire dal 1950, comprende tra l’altro materiale relativo a immigrati, nomadi e rifugiati.

Altri fondi archivistici dichiarati a Roma sono quelli relativi a singoli rifugiati ed alla tutela dei rifugiati conservati dalla Fondazione internazionale Lelio e Lisli Basso per il diritto e la liberazione dei popoli, dichiarati nel 1975 e nel 2014, tra i quali, ad esempio:  Amilcar Cabral (un fascicolo, 1960-1981), Marianella Garcia Villas (bb. 6 dal 1980 al 2006); il Tribunale permanente dei popoli (15 ml. dal 1979 al 2012).

La Soprintendenza archivistica per l’Umbria ha dichiarato nel 2016 la documentazione prodotta dalla Circoscrizione Umbria di Amnesty International (1979-2010, bb. 18), dal Gruppo 45 di Perugia, un’associazione civile che si occupa della difesa dei diritti umani, e da Elisabetta Campus, cooperante internazionale, militante e dirigente di Amnesty International, divenuta tesoriere del Gruppo nel 1992 (1995-2014, bb. 4). Il materiale, descritto in un elenco di consistenza analitico, è conservata presso la Biblioteca di San Matteo degli Armeni di Perugia, ad eccezione dei registri dei verbali, condizionati in 2 buste, che si trovano nella sede perugina di Amnesty.

Il fondo Forum Antirazzista di Genova, dichiarato nel 2012 dalla locale Soprintendenza,  è costituito da 26 cartelle, dagli anni Ottanta al 2001. Il fondo comprende documentazione del Coordinamento delle associazioni degli immigrati extracomunitari di Genova, del Forum Antirazzista di Genova e dalle singole associazioni che ne facevano parte. Questi coordinamenti informali operarono a sostegno della immigrazione, il primo tra la fine degli anni ’80 e il 1994, e il secondo tra il 1995 e il 2001.

Infine, la Soprintendenza archivistica per la Puglia ha dichiarato nel 1985 il fondo Hrand Nazariantz, conservato dal Centro ricerche di storia ed arte di Conversano. Hrand Nazariantz (1886-1962) fu un poeta armeno che nel 1924 fondò in Puglia un villaggio (Nor Arax) per l’accoglienza dei profughi armeni.

La dichiarazione di tali archivi ha una rilevanza che travalica il piano giuridico, per assumere anche un significato simbolico di iscrizione alla memoria collettiva del Paese, qualificandosi come un atto concreto di inclusione nella comunità nazionale, sul piano culturale.

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