Il suono della tromba di Paolo Fresu. Una nota lunga mantenuta per oltre due minuti. Un urlo arrivato come una saetta partita dalle Fosse Ardeatine e indirizzata nel cielo plumbeo e gonfio di pioggia e nell'anima di chi la sera del 28 maggio scorso ha partecipato alla presentazione del Volume Le fosse Ardeatine - edizioni Anfim.

@Manuela Abis

Un Volume in cui sono raccolte non solo le biografie e le schede di ognuna delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine ma i documenti che raccontano la vita di ogni giorno, gli ideali alti e i sogni quotidiani, l’impegno nella lotta per la libertà, i verbali che ci dicono delle sofferenze e delle torture subite dai martiri per mano di nazisti e fascisti prima di essere freddati con un colpo alla nuca. Una presentazione insolita dove alla voce di autori e curatori si è preferito dare voce ai documenti, intervallati dal raffinato suono della tromba di Fresu. Presentazione che si inserisce in un percorso costruito su una rinnovata comunicazione storica, iniziato nel 2017 con la creazione del nuovo portale del Musoleo delle Fosse Ardeatine e proseguito nella ricerca per la pubblicazione del nuovo volume.

Ultimo atto, quell’assolo di tromba, di una sera in cui sono state raccontate le vite, attraverso i documenti sapidamente e sapientemente raccolti nel volume, di alcune delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine. Vite che sono tornate a pulsare, che sono uscite dagli archivi e dalle pagine del volume per diventare voci, occhi, volti, speranze, paure.

Particolarmente toccante ascoltare le parole del Presidente Pertini alla trasmissione 3131 di Radio 2  mentre ricordava l’amico Maurizio Giglio (sacello150) alla sorella. ” fu arrestato. Lei forse non sa, le rinnoverò una pena, ma è bene che lo sappiano coloro che ascoltano: che siccome eravamo allora evasi, quando fu arrestato Maurizio, e noi, Saragat ed io, eravamo evasi da Regina Coeli, non è vero, e allora i tedeschi cercavano noi e cercavano soprattutto me. E allora chiese, Kappler e Dolmann, chiedevano il nome e l’indirizzo mio a suo fratello e suo fratello rifiutò pur sapendo dove io ero e dove ero alloggiato e con chi mi incontravo. Tacque sempre tutto questo. Ebbene lei forse non sa che strapparono le unghie dei piedi a suo fratello, una per una, lei questo lo ignora. Fu portato in barella alle Fosse Ardeatine e quando, non è vero, tutti i morituri giunsero alle Fosse Ardeatine, tutti, anche suo fratello fu portato in barella, Kappler si curvò su suo fratello e gli chiese ” vuoi dire, vuoi dirci l’indirizzo di Sandro Pertini, ci vuoi dare quelle informazioni che ti abbiamo chiesto? E suo fratello, che ormai era sfinito, fece un cenno con la testa, ma molto energico, dicendo che non voleva, non intendeva rispondere. Allora Kappler diede l’ordine che fosse gettato nel mucchio degli altri e con la barella e tutto lo gettarono nel mucchio di coloro che poi sarebbero stati fucilati. Questo è suo fratello. Cerchi di serbarne la memoria. (L’onorevole Pertini si commuove).

Questo il significato più profondo e mi permetto di dire più importante di un lavoro non semplice, articolato, certosino e prezioso.
Permettere a tutti, non solo agli addetti ai lavori di addentrarsi nelle storie e nelle vite di chi sacrificando la propria ha permesso la nostra. Poter sfogliare e leggere pagina dopo pagina non solo le biografie ma tutti i documenti di quei martiri, i verbali di arresto e di interrogatorio, le testimonianze dei sopravvissuti, i testamenti morali e spirituali lasciati nelle mani di sconosciuti compagni di cella o di amici di una vita, ci danno il senso delle loro esistenze e delle loro scelte. La sera del 28 maggio. Giovani e meno giovani.

Immobili sotto la pioggia ad ascoltare. E nessuno si sarebbe più mosso e tutti avrebbero ascoltato ancora e ancora e ancora.

Il suono, l’urlo della tromba del maestro Fresu sulle parole di Rosetta Stame, figlia di Nicola Ugo Stame ha fatto calare il sipario e aprire le porte della memoria.
“Vidi mio padre un’ultima volta a regina Coeli. Poco prima a che venisse alle Fosse ardeatine. E io gli ho detto. Papà perché stai in questo brutto posto? Terribile? E lui mi ha risposto. Ce l’ho ancora davanti agli occhi. Vedi bambina mia io sto qui perché tutti i bambini come te possano vivere in un mondo libero e giusto. E questo è stato l’ultimo messaggio.”

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