Takeshima, Dokdo, Diaoyu Dao, questi nomi in giapponese, coreano e cinese, sconosciuti alla maggior parte di noi, si riferiscono tutti ad un piccolo gruppo di isolotti dispersi tra il Mar Cinese Orientale e il Mar del Giappone. Conosciuti in occidente come le Rocce di Liancourt, questi isolotti sono al centro di una disputa territoriale fra Giappone, Corea del Sud e Cina che ha portato ad una vera e propria battaglia archivistica.

Permesso di caccia al leone marino di un pescatore giapponese, 1920, archivio della prefettura di Shimane

Permesso di caccia al leone marino di un pescatore giapponese, 1920, archivio della prefettura di Shimane

Le rocce di Liancourt nel corso dei secoli passarono sotto le diverse sfere di influenza degli imperi dell’estremo oriente che si susseguirono, svolgendo un ruolo di avamposto per la pesca e base commerciale. Gli europei incrociarono questi isolotti solo nel 1849 quanto una baleniera francese, La Liancourt, si incagliò nelle vicinanze di uno di essi.
La disputa territoriale iniziò dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la resa incondizionata del Giappone portò alla ripartizione dei territori che erano stati occupati dall’impero nipponico e alla successiva occupazione militare da parte della Corea del Sud nel 1952 che dura fino ad oggi.

Le dispute fra i tre paesi asiatici dopo quasi 60 anni hanno avuto un crisi nel 2012 quando la visita del presidente Coreano alle isole portò al ritiro dell’ambasciatore giapponese a Seoul e ad una serie di richiesta alla Corte di Giustizia Internazionale. In questo frangente anche la Cina ha aumentato l’interesse verso le isole.

Negli ultimi anni però ciascuno dei tre stati asiatici ha iniziato una vera e propria battaglia archivistica per dimostrare le ragioni storiche del proprio interesse verso le Rocce di Liancourt; dapprima Cina e Giappone e di seguito la Corea hanno commissionato ricerche a tappeto fra i documenti degli archivi nazionali e territoriali che provassero l’antica influenza della propria nazione sugli isolotti. L’esito di tali ricerche ha prodotto 3 pubblicazioni sul web dei risultati:

Il Giappone ha sviluppato un portale archivistico nel quale ha reso pubblica la documentazione proveniente dalla prefettura di Shimane, Takeshima Archives Portal, risalente agli inizi del ‘900 nella quale si trovano permessi di pesca e autorizzazioni a mercantili per operare sul territorio delle isole. La documentazione raccolta arriva fino agli anni ’60 quando la popolazione della prefettura di Shimane inviò numerose petizioni al governo di Tokyo per richiedere alla comunità internazionale il riconoscimento delle isole al Giappone. Dal punto di vista archivistico questo è il portale più completo, che riporta di ciascun documento una scheda descrittiva analitica e le modalità di accesso all’originale. Il portale è stato sviluppato ed è gestito dal Dipartimento del Territorio del ministero dell’Integrità Territoriale.

La Corea del Sud ha sviluppato un portale informativo, Dokdo Beatiful Island of Korea, nel quale in una serie di pagine si possono visualizzare i documenti che fanno risalire al 502 d.C l’influenza della Corea sulle isole e attestano il controllo diretto dal 1400 negli annali del re Sejong quando esse erano un territorio della contea di Ujin. Il portale poi prosegue con una lunga serie di documenti che mostrano come nel tempo si sono susseguite molte aggressioni da parte del Giappone ai danni del territorio Coreano. Il portale è gestito direttamente dal Ministero degli Affari esteri della Repubblica di Corea.

La Cina ha sviluppato una pagina web, Diaoyu Dao, An Inherent Territory of China, nella quale si elencano una serie di documenti a partire dal 1403 con i resoconti dell’opera cartografica Viaggio col vento il poppa scritto durante la dinastia imperiale Ming, nel quale si dice che sono stati i Cinesi a scoprire le isole. I documenti esposti si fermano agli anni ’50 del Novecento quando la Cina dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale richiese formalmente agli Stati Uniti di riconoscere le Rocce di Liancourt alla Cina. Il sito è stato sviluppato ed è gestito direttamente dal Servizio Nazionale di Informazione sul Mare, un istituto dipendente dall’Amministrazione Statale dell’Oceano della Repubblica Popolare Cinese.

È interessante rilevare come tutti i portali siano stati tradotti in Inglese ed è possibile, nei siti giapponese e coreano, scaricare contenuti anche in Francese, Italiano e Tedesco.
La disputa territoriale è ancora in corso e si attende un pronunciamento da parte delle Nazioni Unite, mentre ciascuno dei tre stati riporta sul rispettivo sito:

Giappone: “The database was created to show that Japan’s claim is based on objective facts, the territories indisputably an inherent part of the territory of Japan in light of historical facts and based upon international law

Corea: “The territories are an integral part of Korea’s territory historically, geographically and under international law with clear evidence

Cina: “There are clear historical and legal grounds supporting China’s claim to sovereignty

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