Sotto il profilo archivistico, per serie si intendono i «Documenti ordinati secondo un sistema di archiviazione o conservati insieme perché sono il risultato di un medesimo processo di sedimentazione o archiviazione o di una medesima attività; appartengono ad una specifica tipologia; o a ragione di qualche altra relazione derivante dalle modalità della loro produzione, acquisizione o uso» (Isad).

Se consideriamo l’archivio una sorta di comparto memoriale documentario, è necessario che al suo interno siano attive delle sinapsi in grado di costituire un percorso logico, in forma di vincolo archivistico. Gangli memoriali/documentari vengono individuati all’interno dell’archivio o del fondo. Questi gangli raggruppano i documenti che hanno caratteristiche omogenee: sono per l’appunto le serie. L’omogeneità è stabilita in base a vari criteri: la natura dei documenti, la loro forma, l’oggetto o la materia trattati nei documenti, la funzione propria del soggetto produttore.

In questa entità bioculturale complessa che è l’archivio (o il singolo fondo), succede di poter ulteriormente stratificare i livelli, suddividendo la serie in più sottoserie. L’organo – proseguendo con la metafora anatomica – preposto all’articolazione in sottoserie è il titolario, in sostanza il piano di classificazione della documentazione.

L’idea della riduzione all’ordine del caos in cosmo è evidentemente antichissima nella civiltà umana, e, in particolare, in quella mediterranea, culla della nostra civiltà. In particolare, nostra è l’idea della modellizzazione della realtà, che mette in campo, secondo il filosofo François Jullien, la «nostra capacità di costruire un dover essere e di proiettarlo sulla situazione, arrogandosene l’iniziativa: ciò che noi concepiamo, a partire dai greci, come il potere della modellizzazione […] Se non fosse così, in mancanza di una modellizzazione, tutto il reale deriverebbe solo da un cieco caso per assenza di causalità e non potrebbe giustificare la sua “essenza”». Per il filosofo è importante ricordare quanto abbia avuto di «inventivo» la «presa sul mondo» (il mondo-natura come oggetto da modificare) prodotta dalla modellizzazione (sia nella versione etico-spirituale platonica sia in quella logico-causale aristotelica). Ma qual è il modello “modellizzante”? «A partire dai greci, questo modello è certamente fornito dalla matematica, modello dei modelli».

E il lessico contiene traccia del modello matematico in azione, se vogliamo andare a vedere da vicino, per esempio, proprio la nostra serie, prelievo cinquecentesco, quindi dotto, dal latino sĕrie(m), che significava ‘fila’ e derivava a sua volta da sĕrere ‘mettere in fila, concatenare’. Fila e concatenazione: siamo già nel campo dell’organizzazione quantitativa (fila) e qualitativa, cioè sintattico-semantica (concatenazione di più elementi secondo determinati princìpi logici). Basta dare un’occhiata ai vari tipi di serie che l’Enciclopedia Treccani mette (appunto) in fila, cioè in serie. Alle serie di àmbiti specialistici sottostà un principio ordinatore di tipo matematico: in ecologia la serie è la «successione delle comunità che si sostituiscono l’una all’altra in una regione»; in economia, la produzione in serie è la «produzione di un grande numero di oggetti tutti uguali a un unico modello»; in fisica, la serie si caratterizza come «successione continua e ordinata di enti, concreti o astratti, dello stesso genere, distinta in serie aperta oppure serie chiusa a seconda che, rispettivamente, non abbia una fine (potendo o no avere un inizio) oppure che abbia un inizio e una fine»; la serie geologica è «l’insieme degli strati sedimentari considerati nella loro successione cronologica»; nella musica, all’interno del sistema dodecafonico, la serie rappresenta «l’elemento basilare, formato dal susseguirsi in un determinato ordine dei 12 suoni che compongono la scala cromatica temperata»; «si dice serie statistica una successione di dati statistici, distinti in corrispondenza delle modalità di un certo carattere qualitativo; se il carattere è quantitativo si ha una seriazione statistica»; nel linguaggio della tecnica, si parla di collegamento in serie «di più elementi (condensatori, resistori, generatori ecc.), omogenei o no, uno di seguito all’altro». Naturalmente, se entriamo nel dominio della matematica e della geometria, il mondo si trasforma in… una serie di serie: serie convergente, assolutamente convergente, divergente, indeterminata, regolare, oscillante, a termini reali, a termini positivi, a termini complessi, bilatera, numerica, armonica, geometrica, ipergeometrica, di funzioni (asintotica, binomiale, di Dirichlet, esponenziale, di Fourier), di potenze, trigonometrica, di Taylor, lineare.

Lasciando le grandi serie che ordinano la realtà e avvicinandoci alle realtà che influiscono sui concetti che noi elaboriamo, vanno menzionate le serie nel mondo dell’editoria e della biblioteconomia, che entrano anche in relazione col mondo archivistico: i periodici, i giornali, le pubblicazioni annuali (rapporti, annuari, repertori), le riviste, le memorie, i rendiconti, gli atti di società e le collezioni di monografie. Questo tipo di pubblicazioni in inglese si chiamano serials e ciò ci avvicina ancora di più al mondo percepito quotidianamente, nella dimensione domestica che è di tutti noi, archivisti e non archivisti: la serie fatto sportivo, ordinamento di valore e campionato negli sport di squadra (la serie A, B, C); e le serie cinematografico-televisive, che, a dire il vero, hanno preso il sopravvento sui serial degli anni Ottanta e Novanta (serial deriva dall’aggettivo latino serialis, a sua volta da sĕrie(m); vive, in italiano, anche nel famigerato anglicismo serial killer).

E chiudiamo, in questa rassegna dall’alto verso il basso, con la locuzione della serie (variante: per la serie), che in origine riguardava un certo genere di annunci televisivi: «Signori e signore, tra poco andrà in onda la quinta puntata della serie televisiva…»; oppure: «Per la serie “Film di mezzanotte”, andrà ora in onda…». Succede poi che il sintagma si è cristallizzato, trasformandosi in una formula introduttiva o conclusiva di facile uso, di sapore scherzoso, ironico o sfottente, catturata anche dai giornalisti che vogliono fare i disinvolti. La formuletta viene a significare, più o meno: “quanto stiamo per dire o quanto è stato appena detto lo conosciamo tutti bene, perché fa parte della seguente categoria di eventi”. Un’altra caratteristica della formula è che le categorie concettuali spesso utilizzano titoli, battute o situazioni di film famosi o ben noti modi di dire e frasi fatte. Per esempio: per la serie incontri ravvicinati del terzo tipo…, a volte ritornano… (molto usato), io speriamo che me la cavo…, domani è un altro giorno… (da Via col vento), nessuno è perfetto… (da A qualcuno piace caldo: «Esprimo il mio sdegno per il tenore del presente articolo altamente denigratorio della funzione svolta dalla categoria dei giudici di pace con tanta dedizione e sacrificio. Della serie… nessuno è perfetto, sicuramente!», in repubblica.it, 4 gennaio 2009) e via serializzando.

Per saperne di più

ICA, ISAD (G): General International Standard Archival Description, seconda edizione, adottata dal Comitato per gli standard descrittivi, Stoccolma, Svezia, 19-22 Settembre 1999 (traduzione dall’ingl. di S. Vitali, con la collaborazione di M. Savoja)
François Jullien, Essere o vivere. Il pensiero occidentale e il pensiero cinese in venti contrasti, Milano, Feltrinelli, 2016 (traduzione di Emanuela Magno)
Serie nell’Enciclopedia Treccani.it

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