La Festa della Donna 2018 ha fornito all’Archivio di Stato di Salerno l’occasione per realizzare una piccola mostra al femminile, il cui titolo La pagella della nonna allude al fatto che i documenti proposti – un centinaio, rintracciati in tre fondi recentemente riordinati – sono datati tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento e, precisamente, vanno dal 1868 al 1943.

L’indagine che ha portato al percorso espositivo ha preso avvio dal ritrovamento di pagelle originali allegate come titolo di studio alle domande di assunzione presso la Direzione provinciale delle poste ed è proseguita con la consultazione dei fondi Provveditorato agli studi e Partito nazionale fascista, Federazione di Salerno, entrambi riordinati nello scorso anno.
Le pagelle sono per lo più riferite alle classi elementari inferiori o superiori, ma ne viene presentata anche qualcuna della Scuola normale per la concessione del titolo di maestra; tutte mostrano un’impostazione didattica ben precisa, rappresentata da materie di insegnamento che oggi appaiono lontane e suscitano il sorriso, quali «calligrafia» o «lavori donneschi», quest’ultima insegnata anche nella Scuola superiore femminile, oltre che nelle elementari. Altre materie presenti nella Scuola normale superiore femminile sono il «canto» e la «orticultura e bachicultura», evidentemente ritenute indispensabili per le attività didattiche delle future maestre.
L’andamento dell’anno scolastico risulta organizzato, generalmente, in bimestri nelle pagelle più antiche, mentre si giunge al trimestre in quelle del periodo fascista. Tra queste ultime si è riscontrata la bocciatura in seconda elementare di un’allieva che ripeterà la classe nell’anno successivo, come dimostrano le due pagelle consecutive.
Un riscontro alle attività didattiche è dato dalle visite ispettive, che il Provveditorato organizzava regolarmente a carico delle scuole e dei singoli maestri. Un corpo ispettivo ben organizzato e molto severo nei giudizi ha prodotto, nel tempo, migliaia di fascicoli ispettivi che sono stati consultati per verificare l’attività delle maestre che hanno compilato le pagelle prese in esame. Ne risulta un quadro abbastanza preciso e dettagliato sul tipo di insegnamento impartito, sul numero delle allieve e sui libri di testo utilizzati. Non mancano i riferimenti alle strutture scolastiche, spesso giudicate insufficienti per spazi e carenti per attrezzature.
Un cenno a parte “merita” uno degli ispettori che, nel giudizio formulato nel 1899 riguardo alla direttrice della scuola elementare di Nocera Inferiore, segnala una sua eccessiva «bontà di cuore» mentre risulterebbe ben più efficace, a suo parere, una «rigidezza giusta» sia verso le allieve sia verso le maestre. Il rigore di questo ispettore culmina nel consiglio (che risulta oggi estremamente paternalistico e irritante) alla direttrice ad «educar molto e istruire quanto basta, ricordando che la donna ha grande bisogno di educazione».
Completano questo breve panorama dell’istruzione pubblica femminile alcuni temi svolti da allieve della scuola elementare di Sessa Cilento in pieno periodo fascista. Le tracce son quanto mai significative del clima dell’epoca, passando dalle sensazioni che si potrebbero provare a «guidare una centuria di piccoli abissini», secondo il tema assegnato a conclusione della conquista dell’Etiopia, a cosa si prova ascoltando i comunicati radio nel periodo bellico. Nei temi, redatti evidentemente sulla base delle rigide indicazioni delle maestre, si nota, tuttavia, il travaglio di un’epoca che passa da una granitica certezza nell’invincibilità italiana a qualche dubbio posto dai comunicati che vedono il soldato italiano costretto ad indietreggiare di fronte ad un nemico molto più forte.

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