L’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo, che determinò la caduta del regime fascista, si protrasse nell’arco di dieci ore, dalle ore 17:00 del 24 luglio 1943 alle 2:00 del mattino del 25 luglio e si concluse con l’approvazione dell’ordine del giorno proposto da Dino Grandi, che sollecitando il ritorno dell’”effettivo comando” delle Forze Armate al re, diede a Vittorio Emanuele III l’appiglio costituzionale per la rimozione e l’arresto di Mussolini. Oltre a Mussolini, erano presenti 28 gerarchi, alcuni dei quali partecipavano per la prima volta a una seduta dell’organo supremo del regime, che si riuniva dopo oltre tre anni e mezzo dall’ultima convocazione. 

Di questa storica riunione manca un verbale ufficiale perché, per espressa volontà di Mussolini, non fu presa verbalizzazione degli interventi, e molti dei componenti hanno lasciato una propria testimonianza, sotto forma di articoli, memoriali, interviste, spesso scritte o riviste a distanza di tempo, alla luce degli avvenimenti successivi, per fornire la propria visione non solo di come si fossero svolti i fatti ma anche delle effettive intenzioni dei protagonisti. Inevitabilmente, tali versioni discordano tra di loro anche su aspetti molto significativi, quali la stesura di un verbale che secondo alcuni gerarchi sarebbe stato redatto a più mani da parte di alcuni dei partecipanti alla seduta, tra cui Bottai, Grandi e Bignardi, riuniti a casa Federzoni nel pomeriggio dello stesso 25 luglio, mentre altri testimoni non ne menzionano l’esistenza.  Tale ipotetico verbale potrebbe essere proprio quello ritrovato tra le carte appartenute a Luigi Federzoni (1878-1967), uomo politico, scrittore, giornalista di grande prestigio nell’Italia fascista, che la Direzione generale Archivi ha acquisito nel 2016 e consegnato all’Archivio centrale dello Stato, dove già si trovavano altri fascicoli di carte Federzoni donate nel 2007.  

Infatti, la parte più significativa della documentazione recentemente pervenuta riguarda la seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943 e comprende in particolare pochi fogli di appunti presi a matita dallo stesso Federzoni nel corso della discussione, un verbale più ampio dattiloscritto evidentemente in un secondo tempo e il testo degli interventi di alcuni membri del Gran Consiglio, pervenuti a Federzoni in momenti diversi, anche a distanza di anni.  

La Direzione generale Archivi ha voluto dare pubblicità all’acquisizione di questi nuovi documenti con una mostra, allestita presso l’Archivio storico capitolino, che ha ripercorso nei suoi momenti fondamentali la storia del Gran Consiglio, organo supremo dello Stato fascista. In occasione della giornata inaugurale, il 30 maggio 2017, sono stati invitati alcuni tra i più illustri studiosi di storia contemporanea e si è chiesto loro di portare nuovi contributi alla riflessione sulla svolta sancita dalla seduta del Gran Consiglio del 25 luglio, anche alla luce delle “carte ritrovate”, per riprendere il titolo dell’incontro. 

Il volume L’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo nelle Carte Federzoni acquisite dall’Archivio centrale dello Stato, recentemente apparso nelle collane delle Pubblicazioni degli Archivi di Stato, pubblica gli interventi presentati nella giornata di studi, che forniscono la comprensione e la lettura critica degli avvenimenti di quello snodo storico, seguiti da una selezione dei più significativi tra i documenti recentemente acquisiti, dei quali vengono presentate le trascrizioni dei testi e le riproduzioni. Completa il ventaglio delle fonti rese disponibili agli studiosi la riproduzione di una diversa stesura del verbale della seduta del Gran Consiglio, conservato nell’archivio dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana, al quale gli eredi Federzoni avevano donato nel 1996 un ulteriore nucleo documentario.

Pur resi scaltriti dalla consapevolezza che le parole che leggiamo possono non corrispondere del tutto a quelle effettivamente pronunciate nel corso di quella lunga notte, perché successivamente alterate per modificare la versione dello svolgimento dei fatti, scorrendo i testi degli interventi non si può non provare emozione nell’ascoltare il suono di quelle voci che ci danno l’impressione di assistere “in diretta” a un passaggio cruciale della nostra storia recente.

Per saperne di più

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