A Firenze, in via Ginori, da qualche anno a questa parte, è possibile consultare l’Archivio Luciano Caruso, ed entrare così in contatto con materiali che per la loro natura, articolazione e storia pongono a chi vi si avvicina quesiti e sfide.
Gli archivi di artisti contemporanei rappresentano una tipologia ormai ben conosciuta; musei ed altre istituzioni pubbliche e private si preoccupano, da tempo, di acquisirli e conservarli. Ma è sul terreno delle metodologie di conservazione che si gioca la possibilità di sperimentare formule innovative.
L’archivio Caruso, proprio per la complessità e l’eterogeneità dei materiali raccolti si presenta, precisamente, come un interessante laboratorio metodologico. Caruso è stato allo stesso tempo artista, intellettuale, letterato, poeta e critico. La varietas della sua produzione, sia dal punto di vista del contenuto sia da quello dei supporti, pone il problema di elaborare strategie articolate di catalogazione e fruizione. Usando un approccio non più settoriale, diverso a seconda dei materiali (manoscritti, opere d’arte, materiale a stampa), ma unitario, nella consapevolezza che il potenziale informativo del corpus possa pienamente rivelarsi solo mettendo a punto strumenti di tipo nuovo che ne consentano una descrizione coerente. Per esempio permettendo al ricercatore di cogliere intrecci tra documenti di diverse tipologie, evidenziando l’itinerario creativo dell’autore attraverso appunti, scambi epistolari, versioni preparatorie, fino all’opera compiuta. E poi ancora raccontando la storia della ricezione dell’opera: le vicende espositive, le valutazioni critiche, i proprietari.
Nel fare i conti con l’opera, inquieta, poliedrica, attraversata da lampi di feroce ironia, polemica e dissacrazione di Caruso, inventare nuovi metodi, lato sensu, di lettura è una necessità intrinseca alla materia di cui ci si occupa.
«Marginalità: poesia e scrittura visiva o visuale, libro-oggetto, libro-opera o libro d’artista. Ma dietro il fervore del periodo in cui è nato il fenomeno (tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta), c’era la volontà di bruciare il mulino delle istituzioni letterarie (soprattutto, ma non solo), dando vita ad una serie di istituzioni e di azioni che hanno costituito le tappe e gli eventi di una effettiva guerriglia culturale» (L. Caruso, Anabasi senza nome. Poesia visuale e libro d’artista in Italia, Int. AM ed., 1997).
È lo stesso Luciano Caruso stesso a fotografare in queste righe i caratteri di un fenomeno artistico che si sarebbe sviluppato in Italia e all’estero, assumendo «via via i nomi di poesia visiva, analisi grafica del linguaggio, scrittura simbolica, alchimia della scrittura, scrittura visuale, nuova scrittura ecc. ecc.»: manifestazioni alle quali egli stesso avrebbe dato un contributo fondamentale di riflessione, elaborazione critica, realizzazione artistica, rimanendo, si può dire, fino in fondo fedele al carattere di ‘guerriglia culturale’ degli esordi.
L’attività artistica e intellettuale di Luciano Caruso si è svolta per un quarantennio, dagli esordi nel vivace ambiente culturale napoletano dei primi anni Sessanta, ai contatti con i gruppi dell’avanguardia italiana, in particolare milanese e romana, e parigina; al periodo fiorentino (a Firenze Luciano Caruso ha concluso la sua esistenza, nel 2002). Un periodo nel quale alle realizzazioni artistiche si intreccia, in modo inseparabile, l’attività di saggista e critico, quella di studioso – particolarmente importanti gli studi sul Futurismo – e di ideatore e organizzatore di collane editoriali e riviste. Oltre alle numerose mostre personali – in totale più di 60 – partecipa a tutte le più importanti manifestazioni dedicate alla Nuova scrittura, Poesia visiva, Poesia visuale, Libri d’artista, in Italia ed all’estero.
Della vicenda umana e artistica di Luciano Caruso è testimonianza appunto il suo archivio personale, che Sonia Puccetti ha ricomposto nel corso di un decennio dopo la scomparsa di Luciano Caruso, collocandolo in un’idonea e attrezzata sede situata nel cuore del centro di Firenze. La sede è stata scelta per conservare in maniera appropriata i materiali eterogenei che lo costituiscono: documenti – in particolare la nutrita corrispondenza che conta circa 1.500 mittenti – libri e riviste, quadri, libri d’artista a stampa e in copia unica. Oltre alle opere di Caruso, esso comprende anche testimonianze di molti altri artisti e intellettuali contemporanei italiani e stranieri coi quali egli ha intrattenuto rapporti, spesso intensi: da Emilio Villa a Stelio Maria Martini, da Mario Persico a Mario Diacono, a molti altri. Infine, non meno importante, la sua grande biblioteca, contenente circa 12.000 volumi fra libri, opuscoli, riviste spesso di grande rarità.
Un insieme articolato ma straordinariamente coeso, che reca, anche nella sua struttura, l’impronta del suo produttore. Un complesso che va considerato e letto come un unicum.
Dal 2013 l’archivio si è costituito in associazione (Associazione Archivio Luciano Caruso Onlus), allo scopo di sviluppare, da sola o in collaborazione con altri organismi culturali e associativi, iniziative che possono spaziare dai convegni, alle mostre e manifestazioni, ai laboratori didattici rivolti a studenti e non.
Un primo fondamentale obiettivo che si sta ora perseguendo è quello della schedatura e inventariazione informatizzata dei materiali. Secondo le considerazioni introdotte in apertura di questo contributo, l’inventariazione di materiali di così diversa natura dovrà essere realizzata con criteri unitari, per recuperarne al massimo grado il potenziale informativo e metterne in luce tragitti e legami.
In questo modo sarà possibile mettere gradualmente a disposizione l’archivio on line, avviando anche progetti di banche dati condivise con altri istituti di conservazione che operano in questo settore, italiani ed esteri.
Per saperne di più
Associazione Archivio Luciano Caruso onlus
via de’ Ginori 23, 50123 – Firenze
tel. 055 2302990
archiviolucianocaruso@gmail.com
www.archiviolucianocaruso.org