Con l’intenzione di dotarsi di uno strumento che permettesse l’integrazione dei piani di intervento sul patrimonio culturale, la Chiesa metodista e valdese a partire dal 2013 ha dato l’avvio allo sviluppo del Sistema informativo ABACVM (Archivio beni e attività culturali valdesi e metodisti), una piattaforma informatica per l’inventariazione, il catalogo, la comunicazione e valorizzazione on line dei contenuti culturali e la conservazione digitale.
Tale lavoro, connesso al Protocollo di collaborazione firmato tra il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la Tavola valdese, è stato presentato a Roma il 12 dicembre scorso durante un seminario realizzato presso la Biblioteca di archeologia e storia dell’arte in via del Collegio Romano, ed è proprio con il riferimento a questo percorso condiviso con il MiBACT che ha aperto i lavori il Segretario generale Carla Di Francesco, portando i saluti del ministro Dario Franceschini.
Il pomeriggio, coordinato e presieduto da Laura Moro, direttore dell’ICCD, e dedicato ai temi del patrimonio culturale e delle scelte tecnologiche per la sua catalogazione e comunicazione in forma digitale, ha tentato di descrivere un percorso, che, dai temi legati alla concezione di patrimonio culturale, si interrogasse sul rapporto con le nuove tecnologie e quindi sul ruolo dei sistemi informativi. La parola chiave è stata “integrazione”: del patrimonio culturale innanzi tutto, ma anche dei dati e dei contenuti, che, se devono essere aperti, devono essere anche garantiti nella loro provenienza e autenticità, oltre che nella loro conservazione nel tempo.
In apertura si è parlato di patrimonio culturale e di come oggi guardare ad esso e concepirlo: nel suo intervento Daniele Jalla, membro della Commissione Beni culturali della Tavola valdese, nel richiamare la Convenzione di Faro ha messo l’accento sul ruolo delle comunità nell’attribuire valore a quelli che lui stesso ha definito oggetti patrimoniali, i quali hanno un carattere essenzialmente immateriale e sono assimilabili a quanto di norma è identificato come contesto, ambito, valore di riferimento e di cui i beni materiali sono testimonianza. Al mutare della concezione del patrimonio muta anche l’approccio ai dati che lo riguardano e alle formule di trasmissione e valorizzazione.
Per Giovanni Michetti, della Sapienza – Università di Roma, considerare in una prospettiva unitaria il patrimonio culturale significa capire cosa si intende per integrazione, quali sono gli oggetti da integrare e a quale livello (macro, micro?); in secondo luogo comprendere che le tecnologie, che sono anche la base dei sistemi informativi, non sono neutre. Il web semantico, incontro tra tecnologie per il web e Intelligenza artificiale, porta con sé altri concetti sui quali riflettere, quali apertura dei dati, loro provenienza e autenticità, modalità di aggregazione, così come richiede di indagare le costruzioni socioculturali che ne stanno alla base, soprattutto quando si parla di patrimonio culturale.
Del lavoro fatto dalla Tavola valdese rispetto all’uso delle tecnologie nell’ambito del suo patrimonio culturale hanno parlato Sara Rivoira, responsabile del progetto per la Tavola valdese, e Stefano Frache, titolare di Dynamix Italia e sviluppatore della piattaforma informatica. Il lavoro ha preso le mosse da una riflessione sul ruolo del catalogo e in generale della descrizione dei beni culturali. Su questo versante, l’intento è stato quello di fare dialogare la pluralità dei modelli concettuali e dei tracciati di descrizione dei beni culturali, trattando in maniera trasversale e integrata tutto il patrimonio. Accanto a questo, la volontà è stata anche quella di non creare un sistema informativo chiuso in sé stesso, ma che potesse dialogare verso l’esterno, in particolare verso i sistemi nazionali come SAN e SIUSA, per limitarci agli esempi che vengono dal mondo degli archivi. L’esperienza di questo progetto ha messo in luce l’importanza del tipo di approccio al patrimonio e ai dati, là dove le diverse tradizioni disciplinari possono essere messe a sistema senza portare necessariamente ad appiattimenti culturali. In questo senso il tentativo è stato quello di pensare non solo a un modello di estrazione dei dati e di valorizzazione, ma ad una struttura che fin dalla radice, se si vuole fino dalla produzione del dato, tenesse conto di questa esigenza di interdisciplinarità.
Per provare a stabilire un profilo descrittivo trasversale, in grado di mettere in dialogo modelli descrittivi eterogeni, l’attenzione è stata quindi concentrata sul ruolo che ciascun elemento descrittore, che è proprio di ogni dominio, svolge all’interno del contesto di riferimento. Questo ha permesso di individuare unità di significato trasversali e omogenee e intorno a questo nucleo informativo sono state costruite sovrastrutture variamente orientate a seconda che si ragionasse di archivi, di libri, di edifici, di oggetti e così via. Parallelamente si è scelto di introdurre descrizioni “multilivello”, che permettano di mettere in risalto insiemi concettuali e di senso, determinati da rapporti di reciprocità esistenti fra elementi del patrimonio. I modelli di rappresentazione e aggregazione dei dati così connotati spostano l’attenzione dalla singolarità e unicità dell’elemento a quella dell’insieme di cui esso fa parte e che spesso è in grado di permettere chiavi di lettura altrimenti impossibili e connesse ai contesti di produzione, uso e trasmissione. Sempre nella prospettiva dell’integrazione, in ABACVM sono condivisi fra tutti gli ambiti del catalogo i cosiddetti record di autorità, contenenti informazioni storico-biografiche relative ai soggetti produttori, agli autori, agli enti conservatori, ecc., da mettere a disposizione degli utenti nella consultazione del catalogo e nella scoperta del patrimonio culturale.
Nel Sistema informativo ABACVM gli archivi costituiscono una delle componenti valorizzate, nel tentativo di sviluppare nuove forme di contestualizzazione attraverso cui mettere in relazione i documenti e gli archivi fra di loro, con i soggetti che li hanno prodotti, usati, trasmessi e conservati e con gli altri elementi del patrimonio culturale.
Una delle componenti di ABACVM è il portale Patrimonio culturale metodista e valdese, punto di accesso unificato al catalogo del patrimonio culturale, che offre variegate possibilità di ricerca, è pensato per un pubblico eterogeneo e si caratterizza per facilità d’uso e velocità di restituzione di alcuni elementi come le immagini. Il modello ontologico-semantico applicato permette in questo ambito del Sistema di evidenziare le analogie tra gli elementi di descrizione, così che gli utenti finali possano svolgere interrogazioni complesse, facendo emergere i contesti di produzione, conservazione e trasmissione del patrimonio, in cui le relazioni fra oggetti e soggetti divengono esse stesse portatrici di contenuti culturali.
Da un punto di vista strettamente tecnico, va rilevato che ABACVM non è semplicemente una web application, ma una applicazione distribuita, strutturata in modo stratificato. Tale stratificazione rende ABACVM indipendente dal motore di persistenza adottato; inoltre ABACVM è stato sviluppato con approccio NOSQL, dunque può adottare un’ampia famiglia di tecnologie che sono state sviluppate per superare i problemi connessi al trattamento massivo di dati (big data) e alla scalabilità, problematiche per le quali i database relazionali semplicemente non sono stati progettati. In produzione è stata utilizzata una soluzione completamente Open-Source.
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