Il 20 settembre 2017, presso la Biblioteca della Camera dei deputati, il Centro documentazione Archivio Flamigni ha inaugurato la mostra Immagini di una vita. Una mostra per Aldo Moro, a cura di Francesco M. Biscione, Simone Guarracino (sviluppo), Maria Agnese Moro, Ilaria Moroni, Valentina Stazzi, Andrea Vendetti (progettazione grafica).

Dopo il saluto introduttivo della Presidente della Camera, Laura Boldrini, sono intervenuti Giovanni Moro, presidente del Comitato per le celebrazioni della nascita di Aldo Moro, Franco Marini, presidente del Comitato per gli anniversari di interesse nazionale, Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, Ilaria Moroni, direttrice dell’Archivio Flamigni, Francesco M. Biscione, storico, Marco Damilano, vicedirettore de l’Espresso.
L’iniziativa si è inserita nel progetto Cento anni con Aldo Moro (1916-2016), realizzato dal Centro documentazione Archivio Flamigni in occasione delle celebrazioni del Centenario della nascita dello statista.
La mostra è stata concepita con l’obiettivo di raggiungere più utenti, soprattutto giovani, che poco o nulla sanno di Aldo Moro e della nostra storia recente, ed è per tale motivo che si è scelto di pubblicarla in modo esclusivamente virtuale, così da raggiungere più persone, in Italia e all’estero.
È ospitata nella sezione del sito dedicato, inaugurato nel 2016 e continuamente aggiornato anche grazie al censimento della documentazione sullo statista al quale hanno partecipato istituti pubblici e privati. La mostra si compone di un’introduzione e 19 “stanze” che coprono i momenti salienti e l’intera attività di Moro, così organizzate: 1. La giovinezza 2. La Fuci 3. Gli studi giuridici 4. La guerra e la Liberazione 5. La famiglia 6. Il professore 7. La Costituente 8. Il collegio elettorale 9. Parlamento e partito 10. Grazia e Giustizia 11. Pubblica istruzione 12. Verso il centrosinistra (1959-63) 13. Il centrosinistra (1963-68) 14. Esteri (1969-72) 15. Esteri (1973-74) 16. Presidenza del Consiglio (1974-76) 17. Il governo di solidarietà (1976-78) 18. Il rapimento e il sequestro 19. L’uomo.

Ciascuna “stanza” è composta da un breve testo e da materiale illustrativo di vario genere: fotografie (provenienti in larga parte dal fondo Aldo Moro depositato presso l’Archivio Flamigni), riproduzioni di documenti, articoli di giornale e brevi scritti di Moro, filmati, interviste filmate.
Le stanze raccontano Aldo Moro come intellettuale, giurista, credente, interprete delle tensioni e delle passioni del suo tempo, uomo del dialogo e della ragione.
La mostra prova a illustrare tutto ciò, a far conoscere Aldo Moro e la sua vita nell’intrecciarsi con le diverse comunità che andava incontrando: la sua regione, il mondo cattolico, gli studi, l’insegnamento, il suo partito, la politica, il Parlamento, il paese, l’Europa, il mondo, insieme al rapporto con i giovani, alle amicizie, agli affetti.
In particolare, la stanza 18 è dedicata ai giorni del sequestro (16 marzo-9 maggio 1978). Si è scelto di raccontare il “caso Moro” in modo diverso, dando voce alle parole di Moro scritte durante la prigionia, e a ciò che la sua morte suscitò nel paese. Sono presenti disegni di bambini che raffigurano quel 9 maggio 1978, conservati da Eleonora Moro e confluiti poi nel Carteggio di solidarietà depositato presso l’Archivio Flamigni. La canzone Mario fa da sottofondo ai documenti della stanza così da poter ricordare anche gli uomini della scorta, Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, morti il 16 marzo del 1978. La canzone di Lorenzo Jovanotti (che si ringrazia per la concessione dei diritti) è dedicata al padre Mario, con il quale partecipò ai funerali della scorta.
La mostra dunque ha l’obiettivo di aiutare a comprendere chi era e cosa ha rappresentato Aldo Moro. L’uomo e, con lui, quell’Italia che egli personificava, si protendono ancora verso di noi con molteplici richiami. Assumerne consapevolezza significa poter suscitare fermenti positivi nel nostro presente, attingendo a un passato che ci appartiene e che è bene non dimenticare.

Vuoi lasciare un commento?