Il giorno 9 novembre 2017 presso l’Accademia nazionale delle scienze, detta dei XL, è stato inaugurato il Portale Lazio '900, promosso dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio e dalla Fondazione Basso e realizzato dal punto di vista della struttura informatica dalle Società Memoria di Roma e Promemoria di Torino.
Non si tratta della semplice aggiunta di un nuovo Portale a quelli già esistenti, ma di un’operazione più complessa che ha consentito di recuperare e rilanciare almeno in parte la Rete degli archivi del Novecento, nata per mettere a disposizione di una vasta utenza un ampio ventaglio di fonti documentarie relative alla storia del secolo scorso.
Risale agli inizi degli anni Novanta il progetto promosso da cinque Istituti romani (l’Istituto della Enciclopedia italiana, la Fondazione Istituto Gramsci, la Fondazione Basso, l’Istituto Sturzo e la Società geografica italiana) volto a dar vita a una rete informatizzata di istituzioni culturali dotate di fondi documentari legati al Novecento.
Si è trattato di uno dei primi esempi di reti archivistiche che, sotto la gestione del Consorzio BAICR (Biblioteche e archivi degli istituti culturali romani), si è configurato come un sistema informatizzato di descrizioni archivistiche, basate su criteri omogenei e sulla condivisione delle risorse. Il patrimonio documentario messo in rete era all’inizio limitato agli archivi di istituti politici e culturali, a cui si sono aggiunti nel corso del tempo archivi di impresa e di istituti bancari. A questa estensione delle tipologie archivistiche ha fatto riscontro una capillare diffusione su tutto il territorio nazionale che ha determinato il superamento dell’iniziale carattere localistico del Portale.
Così, dagli anni Novanta fino al 2012 le istituzioni aderenti sono diventate 83 con oltre 750 fondi archivistici descritti, di cui circa 280 con inventario analitico a livello di fascicolo o di documento. Presupposto per la creazione di tale rete è stata l’adozione di un applicativo comune: il software GEA, conforme agli standard internazionali ISAD e ISAAR e in grado di strutturare gerarchicamente le informazioni dall’entità fondo fino all’unità archivistica e a quella documentale.
In seguito al fallimento del BAICR la Fondazione SIAV Academy ha acquisito nell’aprile 2012 il software GEA e la gestione della Rete degli Archivi del Novecento. Tuttavia non sono stati effettuati investimenti per il rilancio delle Rete, dalla cui gestione la SIAV si è anzi ritirata nella primavera del 2015. A questo punto è intervenuta l’Amministrazione archivistica che ha provveduto al trasferimento su un server dell’Istituto centrale per gli archivi del sito Archivi del Novecento (www.archividelnovecento.it), al fine di garantire la permanenza in rete della base dati e dell’interfaccia di consultazione Geaweb.
Non essendo più operativo il software Gea, la base dati disponibile online risultava “congelata”, senza che gli Istituti aderenti potessero aggiornare o implementare i loro dati. Al tempo stesso si è valutata da parte della Direzione generale Archivi l’ipotesi di creare un nuovo portale tematico da aggiungere a quelli presenti in SAN (Sistema Archivistico Nazionale) in modo da colmare una lacuna nei tematismi fino allora realizzati, dando spazio agli archivi di matrice politica e culturale in senso lato. Tuttavia motivi di budget hanno reso impossibile realizzare tale ambizioso progetto, inducendo a circoscriverlo a una precisa area geografica, quella laziale, e ad affidarne il coordinamento e la supervisione alla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio. A spingere verso questa soluzione è stato però anche in maniera determinante l’intervento della Regione Lazio che ha finanziato la migrazione delle banche dati di 18 Istituti, appartenenti alla vecchia Rete, verso una piattaforma comune, basata su una versione (Archiui) più rispondente a criteri archivistici del software Collective Access, gestita dalla Società torinese Promemoria.
La Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio si è occupata di realizzare un front end che permettesse l’uscita web dei dati migrati e la loro fruizione pubblica. Si è quindi verificata una proficua sinergia tra Stato e Regione, in quanto la Regione Lazio ha reso possibile, attraverso il finanziamento delle migrazioni, il popolamento della nuova piattaforma, mentre la Soprintendenza ne ha assicurato la consultazione on line attraverso un’interfaccia rispondente a criteri di facile navigazione.
Nella nuova piattaforma si è mantenuto l’impianto di Archivi del Novecento, basato su una presentazione analitica dei singoli fondi, in modo da recuperare l’enorme tesoro di descrizioni esplorabili e ricercabili nel vecchio sistema. Si è trattato di un lavoro particolarmente complesso e delicato, andato a buon fine solo per il fatto che vi hanno partecipato archivisti e informatici dotati di una approfondita conoscenza del progetto Archivi del Novecento e dunque in grado, anche sul piano dei modelli di migrazione da adottare, di garantire una linea di continuità. Grazie quindi alla Società Memoria è stato possibile portare a buon fine questa complessa operazione senza perdere la granularità informativa iniziale. È stato anzi svolto da Memoria un lavoro preliminare di grande rilevanza: si è infatti verificata la coerenza generale delle informazioni fornite dai singoli Istituti, in modo da garantire che approdassero sulla nuova piattaforma soltanto dati bonificati, e si sono normalizzate circa 80.000 schede entità (persone, enti, famiglie), al fine di adeguarle allo standard Niera che stabilisce le norme per l’elaborazione dei record archivistici di autorità.
Al tempo stesso la Fondazione Lelio e Lisli Basso (Issoco), grazie al ruolo assunto di capofila, ha evitato che, una volta venuta meno la Rete, gli Istituti andassero ciascuno per proprio conto. E anche se tre dei 18 soggetti (Fondazione Adriano Olivetti, Fondazione Istituto Gramsci, Istituto Sturzo), hanno deciso di optare per propri sistemi informativi, tale scelta, grazie all’opera di mediazione della Fondazione Basso, non ha comportato la loro automatica esclusione dalla banca dati comune perché hanno accettato di far migrare nella nuova piattaforma i livelli alti delle loro descrizioni archivistiche, salvaguardando così l’unitarietà e l’organicità del nuovo sistema.
Con l’inaugurazione del Portale Lazio ʼ900 è stato fatto un importante passo avanti nel recupero, seppur parziale, di un patrimonio che rischiava di andare disperso, ma l’auspicio è che agli Istituti oggi presenti se ne aggiungano presto molti altri e fa ben sperare che abbiano già adesso aderito al Portale soggetti nuovi, diversi dal gruppo storico degli Istituti della Rete, a dimostrazione delle capacità attrattive della nuova piattaforma. Va inoltre sottolineato che per tutti i 18 Istituti sono state compilate le schede SIUSA (Soggetto conservatore, Soggetto produttore, Complesso archivistico), in modo da integrare i due sistemi che in passato costituivano realtà distinte e separate. Ora è invece possibile ottenere tramite SIUSA un primo approccio agli Istituti e ai patrimoni da essi posseduti, mentre il Portale Lazio ʼ900 consente di accedere all’albero gerarchico dei singoli fondi.
Si auspica infine che, dopo l’inaugurazione del Portale, possa essere costituito un comitato scientifico che riunisca rappresentanti dell’Amministrazione archivistica, della Regione Lazio, degli Istituti aderenti per una gestione condivisa della piattaforma. Tale Comitato, oltre a promuovere attività di valorizzazione, potrebbe anche occuparsi di verificare la correttezza dei nuovi dati che vengono inseriti nel Portale, evitando così di “sporcare” la banca dati realizzata.
Con il Portale Lazio ‘900 si è garantita da un lato la messa in sicurezza di un prezioso investimento culturale che sarebbe altrimenti scomparso nel nulla e dall’altro si è aperto un nuovo spazio per Istituti mai entrati a far parte di una Rete, nella quale possono invece trovare una maggiore visibilità e un mezzo per collegarsi a una pluralità e varietà di istituzioni.
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