L’Annuario dell’Archivio di Stato di Milano ha una lunga storia: il suo primo numero è uscito nel lontano 1911 per iniziativa del direttore Luigi Fumi, con l’obiettivo di rendere conto a studiosi e cittadini delle importanti attività scientifiche che si andavano compiendo in quel tempo in Istituto. Impostosi presto come una delle sedi privilegiate del dibattito archivistico contemporaneo, le sue pubblicazioni sono proseguite con periodicità annuale per circa un decennio, fino al ritiro del fondatore.
Rinato nel centenario della sua istituzione (2011), dall’annualità 2020 (uscita nel maggio 2021) l’Annuario ha intrapreso una significativa operazione di rinnovamento, affiancando alla tradizionale forma cartacea una versione digitale, liberamente accessibile alla pagina https://annuarioasmi.wordpress.com/
Anche le modalità di selezione del materiale sono mutate: archivisti, paleografi, diplomatisti, storici e specialisti dei beni culturali interessati a sottoporre alla rivista i propri contributi sono stati invitati a compilare una proposta di pubblicazione entro i termini specificati da un’apposita call; agli autori delle proposte selezionate sono stati richiesti i contributi in forma completa; questi ultimi sono stati poi sottoposti a un processo di revisione a doppio cieco da parte di docenti universitari e esperti del settore.
Una rivista, dunque, che concilia aspetti tradizionali – ereditati dalla sua lunga storia – e innovativi; ed è dotata di una duplice “anima”, che si rispecchia nelle sezioni in cui è ripartito il nuovo numero.
Tradizionale è la parte relativa agli Studi, su questioni di archivistica, paleografia e diplomatica, e con un’attenzione particolare (se pur non esclusiva) all’ambito milanese: i contributi pubblicati in questo primo numero spaziano dalla storia dell’arte rinascimentale e della musica moderna a resoconti di ricerche condotte su archivi contemporanei e a questioni teoriche di gestione informatica dei documenti. Nell’elenco delle Attività svolte dall’Istituto – la sezione che più direttamente richiama la serie storica della rivista – una serie di dati (statistici e non solo) rivelano la posizione centrale dell’Archivio di Stato nella vita culturale cittadina.
Innovativa è la presentazione di un documento dell’Archivio di Stato di Milano tramite l’affiancamento di una riproduzione dell’originale a una serigrafia d’autore a esso ispirata (nella sezione “In limine – At the edge”). Nuova – e connessa alle particolari circostanze in cui il numero 2020 si è trovato a uscire – è anche la parte relativa alle attività dell’Istituto ai tempi della pandemia, con il testo di una serie di interventi pronunciati nel corso delle conferenze in streaming promosse dall’Archivio (“Hic sunt leones”).
Nell’ottica di una totale inclusività, ossia di apertura della rivista sia al pubblico degli specialisti sia a quello – più vasto – degli appassionati e dei curiosi, la redazione ha scelto di attribuire all’Annuario una veste grafica innovativa, non solo discutendone con i professionisti che l’hanno curata, ma anche lavorando con costanza al loro fianco per definirne le caratteristiche e adeguarla ai contenuti.
Uno sforzo importante, dunque, giustificato da un duplice obiettivo: affermare, anche in tempi di risorse finanziarie e umane esigue, il ruolo degli archivi come centri di studio e ricerca storico-scientifica, e degli archivisti come protagonisti in prima persona di questa attività.