"Bruno Zevi e Sara Rossi: testimonianze di un lungo sodalizio professionale" è il titolo dell'intervento che gli architetti Barbara Berta e Maria Miano hanno portato alla Giornata di Studio svoltasi il 14 giugno presso la Casa dell'Architettura grazie all'iniziativa dell'Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia per celebrare il centenario della nascita di Bruno Zevi (1918-2000), architetto, urbanista, storico e critico dell’architettura, politico, figura poliedrica di primo piano tra gli intellettuali italiani.
Il seminario, attraverso le testimonianze di architetti, di critici cinematografici, di scrittori ha evidenziato alcuni lati poco noti di Zevi, confermandone l’attualità critica e l’eredità culturale; in questa prospettiva si è rivelato fondamentale il contributo fornito dal fondo archivistico prodotto dall’architetto Sara Rossi, che fu legata a Zevi da un lungo rapporto di amicizia e professionale.
Sara Rossi (Reggio Emilia 1930- Roma 2018) inizia gli studi universitari iscrivendosi nel 1948 all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove Zevi era incaricato di Storia dell’architettura e non a caso matura la decisione di diventare architetto dopo aver letto il testo Saper vedere l’architettura di Zevi, edito sempre nel 1948. Tra i due nasce da subito un rapporto di amicizia e professionale.
Sara Rossi prosegue gli studi a Roma, dove si era trasferita per il lavoro del padre, sino al conseguimento della laurea nel 1956. Sempre a Roma, in viale Trastevere apre il suo studio di architettura. All’attività professionale affianca quella universitaria e dal 1982 è professore di Urbanistica presso l’Istituto Universitario di Architettura di Reggio Calabria; nel 1986 viene nominata Ufficiale al merito della Repubblica.
Tra i suoi progetti si ricordano il Concorso al Monumento alla Brigata Sassari, che Rossi vince con Cesare Tropea, conosciuto giovanissima nello studio Monaco-Luccichenti, opera per la quale Zevi scrive un articolo di elogio sul settimanale «L’Espresso»; la Stazione ferroviaria di Cosenza; il nuovo quartiere Gescal di Tuscania; il Piano di costruzione del Belice (Sicilia); il Complesso Iacp a Torre Sapienza a Roma.
Già agli inizi degli anni Sessanta Sara Rossi e Buno Zevi iniziano la loro collaborazione professionale, curando notevoli progetti tra cui il Municipio di Alghero (1962-1963); il Padiglione italiano all’Expò di Montreal (1967); la Banca d’Italia a Frascati; la Variante del piano regolatore di Cosenza (1984-1991); la variante al PRG di Benevento ed alcuni PP della città (1978-1989), alla cui stesura lavorano varie professionalità guidate, come evidenziato, da Zevi che è “la mente critica, il punto di riferimento, la guida per le scelte di fondo” e da Rossi, “l’urbanista in senso stretto e la coordinatrice”. Del Piano Particolareggiato per il centro storico, durante la Giornata, è stata esposta una selezione delle tavole originali custodite nel fondo archivistico.
Il riordinamento delle carte dell’archivio di Sara Rossi ha consentito di scoprire alcuni aspetti meno conosciuti di Zevi, in particolare, è emersa la sua attività di promotore di importanti progetti e iniziative culturali.
Negli anni ’50 Zevi promuove l’Inu (Istituto nazionale di urbanistica) e nel 1955 fonda la rivista “Architettura. Cronaca e storia”, dove dal 1961 al 1969 Sara curerà la rubrica “Un libro al mese” e dal 1969, “Cronache urbanistiche”.
Nel 1959 Zevi fonda l’In/Arch (Istituto Nazionale di Architettura) e tra i fondatori vi è anche Sara Rossi.
Significative le parole di Zevi sull’Istituto, riportate dall’architetto Barbara Berta nel corso del suo intervento: «nella sua idea doveva essere un centro dove i personaggi della scena architettonica da industriali ai giornalisti trovassero un canale di comunicazione, la sede di sinceri e chiari dissidi».
Come le fonti archivistiche confermano, il rapporto professionale tra Rossi e Zevi è paritetico e di grande stima: in una lettera indirizzata a Rossi, conservata nel fondo Sara Rossi, a proposito dei complimenti rivoltigli dall’assessore all’Urbanistica della Regione Lazio per il lavoro svolto per i piani territoriali e paesaggistici, Zevi commenta: «ho risposto che il merito è tutto tuo».
Il lungo sodalizio di Sara Rossi con Bruno Zevi può essere racchiuso in questo ringraziamento dedicato da Zevi a Rossi nel 1998 e letto dalla stessa Rossi durante il discorso del 9 gennaio 2001 alla Promoteca del Campidoglio di Roma: «[…] sono io a dover ringraziare te per aver sempre seguito e valorizzato il mio lavoro. Penso all’aiuto che mi hai sempre dato all’In/Arch, alla rivista e a Benevento, ma penso soprattutto a ciò che c’è in questa collaborazione, in questa amicizia unica che vince i decenni».
Testimonianza della vita professionale e scientifica di Sara Rossi è il fondo archivistico, dichiarato di notevole interesse storico il 4 ottobre 2013; sul complesso documentario nel 2014 è iniziato un lavoro di riordinamento curato dagli architetti Barbara Berta e Maria Miano, vincitrici delle due borse di studio bandite dall’Ordine degli architetti di Roma su iniziativa di Rossi. Tale lavoro è, poi, proseguito con i finanziamenti della Soprintendenza archivistica per il Lazio e ora viene portato avanti dall’Ordine degli architetti di Roma, al quale Rossi nel 2017 ha donato l’archivio.
L’archivio, articolato in 5 serie: Elaborati Grafici, Documenti, Fotografie, Volumi e riviste e Plastici, è costituito da materiali diversi (corrispondenza, elaborati grafici, relazioni progettuali e fotografie, oltre a libri e riviste) per un totale di oltre 2000 pezzi, relativi all’attività professionale di Rossi dalla fine degli anni Cinquanta fino agli inizi dell’anno Duemila.
Per saperne di più
Soggetto produttore Sara Rossi, in Siusa
Complesso archivistico Sara Rossi, in Siusa
Bruno Zevi, Saper vedere l’architettura, Torino, Einaudi, 1948
Sara Rossi, Monitor/D, Ordine degli architetti di Roma
Saper vedere l’architettura. Eredità culturale, attualità critica di Bruno Zevi, in Radio radicale