La IX conferenza annuale dell' International Council on Archives (ICA) ha avuto luogo a Roma dal 20 al 23 settembre 2022, preceduta il 19 da una riunione degli organi ICA.
Forse anche a causa del fatto che l'evento rappresentava il primo incontro in presenza dopo gli anni della pandemia, ma certamente per l'interesse suscitato dal tema “Bridging the gap” (superare il divario), declinato in molti modi, la Conferenza ha visto la straordinaria partecipazione di 720 delegati provenienti da tutto il mondo, tra cui circa 200 speakers in rappresentanza di 83 paesi.
La Conferenza è stata organizzata da SOS Archivi, ANAI e Direzione generale Archivi, con una importante novità: il percorso verso l’incontro di settembre è stato preceduto da una serie di discussioni on line, nell’arco dei due anni precedenti, che, sotto il titolo generale di “Waiting for ICA 2022”, hanno consentito già in via preliminare una serie di confronti su temi professionali.
I tre organizzatori hanno partecipato a tutte le fasi di messa a punto dei programmi, progettazione degli eventi culturali a fianco della conferenza, coinvolgimento di partner istituzionali.
Il tema della Conferenza è stato articolato in più sottotemi: il divario fra locale e globale, quello fra pubblico e privato, fra centro e periferia, maggioranza e minoranza, doveri e diritti, sviluppo digitale di livello diverso. Nella seduta inaugurale, introdotto da Giulia Barrera, è intervenuto Rosario Salvatore Aitala, docente di diritto internazionale alla LUISS e componente della Corte penale internazionale che indaga sui crimini di guerra. Il suo intervento ha portato uno sguardo esterno al mondo degli archivi e allo stesso tempo profondamente consapevole del ruolo cruciale di archivi e archivisti nel documentare i crimini contro l’umanità. Un inizio davvero emozionante che, in qualche modo, ha segnato molti momenti dei lavori.
Impossibile seguire tutte le affollatissime sessioni parallele: in particolare, chi scrive ha presieduto il 21 settembre la sessione dedicata al tema Archives facing Digital Transformation che ha esplorato il tema delle conseguenze della trasformazione digitale negli archivi pubblici, soprattutto sotto il profilo delle garanzie di autenticità e accessibilità dei documenti e della necessità di un approccio comune ai processi. Sono stati presentati dei casi di studio relativi agli Archivi nazionali norvegesi e a quelli dell’Oman, mentre una ricercatrice dell’Università di Vienna è intervenuta segnalando alcune criticità del cosiddetto Capstone Approach nell’archiviazione dei messaggi di posta elettronica. Ne è seguita una vivace discussione in un’aula talmente gremita che non tutti erano riusciti ad entrare.
Tra le novità di questa Conferenza c’è stata anche la decisione di premiare i tre migliori poster presentati: alle origini c’è stato il fatto che la commissione che ha elaborato il programma si è trovata di fronte a una notevole quantità di proposte di intervento meritevoli di essere accolte. Per la scarsità del tempo disponibile si è deciso di chiedere ad alcuni proponenti di trasformare in un poster il loro intervento ed è stata creata un apposito spazio (articolato su due giornate) per consentire ai presenti di vederli e di dialogare con gli autori. Da qui l’idea di premiare i tre considerati più meritevoli, a giudizio di una apposita commissione di cui, come presidente ANAI, ho fatto parte. Credo che, in qualche modo, l’attenzione ai temi etici della professione abbia segnato anche le valutazioni della commissione: infatti, i poster premiati sono stati tutti relativi a progetti e casi con un forte significato civile. Una menzione speciale è andata al poster Distruggere il divario culturale. Archivi incentrati sulla diffusione, che affrontava il tema “L’archivio deve essere un’oasi civica in un ambiente sociale ed economico sempre più irrequieto” sulla base dell’esperienza dell’ Archivio Historico de Euskadi – Gobierno Vasco, ossia l’archivio di una minoranza dalla storia assai complessa; il secondo premio ex aequo è andato al poster thailandese Turning Theories into Reality: Considering New Archival Appraisal Strategies for the Thai Public Sector dedicato a proposte di superamento dei gap culturali, di democrazia e digitali nell’attività di selezione del materiale documentario negli archivi thailandesi in cui ancora persistono pratiche non conformi agli indirizzi normativi e al poster La Desecretazione Degli Atti Delle Cessate Commissioni Del Senato Italiano, presentato dall’Archivio storico del Senato a proposito degli atti della Commissione terrorismo e stragi.Infine, il primo premio è andato al poster statunitense Spaces of Remembrance: Recreating a Holocaust Memorial in Virtual Reality through Archival Sources, dedicato al caso della documentazione archivistica relativa al progetto di memoriale dedicato alle vittime ungheresi dell’ Olocausto, realizzato da due sopravvissuti ma mai effettivamente costruito. I materiali documentari, insieme a testimonianze orali, fotografie dell’area e altri documenti hanno consentito di realizzare una ricostruzione virtuale del memoriale mancato, suggerendo un approccio innovativo alle pratiche sociali della memoria.
La cerimonia conclusiva ha visto anche l’intervento di chi scrive, a commento delle tre densissime giornate.
Per i colleghi italiani (e anche per molti altri, compresi colleghi stranieri in grado di seguire le discussioni in italiano) c’è stata una ulteriore giornata il 24 settembre, all’Archivio centrale dello Stato, in cui sono stati discussi i problemi che più caratterizzano la situazione italiana ( modello di tutela, formazione, comunicazione, divario digitale) e un intervento di Paola Carucci dedicato al decano degli archivisti italiani, Elio Lodolini.
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