Cosa fare dei videogiochi una volta che sono stati terminati? Come li conserviamo? E l’obsolescenza? Dal 2009 a Bologna, all’interno della Cineteca è nato l’Archivio Videoludico, una struttura che si pone l’obiettivo di raccogliere, conservare, studiare e, perché no, rendere utilizzabili nel tempo i videogiochi.

 Chronicle of Innsmouth

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Oggi l’Archivio Videoludico conta 5000 titoli, tutti utilizzabili perché insieme ad essi sono disponibili i computer e le console necessari per farli funzionare correttamente e nel contesto operativo originale; dall’ormai antico Combat del 1977 fino alle ultime uscite del 2017, si può ripercorrere l’intera evoluzione del videogioco da quando pochi pixel fluttuavano nello schermo alle complesse silmulazioni con trame aperte e dinamiche di oggi. Il fondo che raccoglie i videogiochi dell’Archivio viene alimentato sia direttamente grazie alle case di produzione (che dopo aver stretto un accordo con l’istituto, donano ad esso una copia di ogni nuova uscita) che dalle singole donazioni effettuate da privati.

L’accesso ai videogiochi è gratuito e aperto a tutti, ogni utente può fare domanda presso il sito della Cineteca e una volta presso l’istituto si possono provare i titoli presso le postazioni dedicate, per un periodo di 3 ore ogni giorno (e alla fine della sessione può salvare la partita!).

Oltre ai singoli titoli l’Archivio Videoludico conserva anche una grande raccolta di riviste dedicate, indicizzate per articolo, tesi di laurea e studi, in questo modo sta diventando un vero punto di riferimento scientifico per lo studio del videogioco, poiché raccoglie e mette a disposizione di studenti e studiosi sia le fonti primarie (i videogiochi stessi) che un grande quantità di materiali di studio che approfondiscono la conoscenza sui videogiochi.

L’archivio svolge anche molte iniziative didattiche presso le scuole del territorio per sensibilizzare e mostrare ai ragazzi un approccio critico ai videogiochi sia dal punto di vista storico che da quello di analisi delle narrazioni che questo medium ha saputo sviluppare nel corso degli anni.
Ogni anno vengono anche organizzati il Premio AV, un concorso per la migliore tesi di laurea ad argomento videoludico, e il convegno Svilupparty che raccoglie a confrontarsi i moltissimi sviluppatori italiani sullo stato dello sviluppo dei videogiochi nel nostro paese.

Se si vuole entrare nel merito della denominazione “archivio”, in effetti questa realtà è più vicina ad un centro di documentazione e il fondo dei videogiochi è più una raccolta che un “archivio in senso proprio”, ma la volontà di preservare per rendere accessibile i materiali con una grande attenzione per il contesto per il quale erano stati prodotti rendono questo progetto archivisticamente interessante.

Da un punto di vista strettamente conservativo e catalografico l’Archivio Videoludico ha dovuto affrontare il tema di come descrivere e considerare un oggetto come il videogioco, fino ad oggi non ritenuto una tipologia di materiale da conservare negli istituti culturali o nella migliore delle ipotesi assimilato ai materiali filmici. sviluppando un proprio “tracciato” che raccoglie le informazioni di ciascun titolo, aggiungendo una classificazione “tematica” trasversale, in modo che anche i non esperti di videogiochi possano trovare i titoli associabili ad un determinato genere. Come tutte le realtà che si occupano di conservazione di contenuti digitali il tema della conservazione di lungo periodo, e la connessa obsolescenza, rimane una problematica ancora aperta e, nel caso di questo tipo di software,  poco esplorata.

Il progetto è nato e si sviluppa grazie al lavoro appassionato di Andrea Dresseno, della Cineteca di Bologna, e dalla collaborazione con l’AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani) e dell’Università di Bologna (Dipartimenti di Musica e Spettacolo, di Scienze della Comunicazione e di Scienze della Formazione).

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