“Storia e storie dal Monte di Pietà”, una serie di video prodotti dal Centro Studi Monti di Pietà della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna che con un approccio e un design innovativo ripercorrono la storia del Monte di Pietà liberando il potenziale narrativo dei documenti archivistici.
Per un lungo periodo della sua storia secolare l’archivistica ha legato a doppio filo il proprio campo di indagine e di riflessione sul rapporto tra documentazione-archivi-istituzioni, arrivando quasi a uniformare il proprio fondamento alla storia delle istituzioni. Se la riflessione teorica degli ultimi 60 anni ha ampiamente criticato questa impostazione, storicizzato il concetto di archivio in rapporto alle istituzioni e la comunità degli archivisti e degli addetti ai lavori ha sviluppato, e sviluppa, sempre nuove modalità per rappresentare la complessità archivistica grazie all’apporto dell’informatica si apre un nuovo ambito di riflessione e (azione): come comunicare questa complessità a chi non frequenta (ancora) gli archivi?
La problematica è tutt’altro che semplice e la consapevolezza in materia sta progressivamente entrando sempre più al centro di un dibattito che attraversa non solo il mondo archivistico, ma anche quello bibliotecario e museale, se non dell’intero ambito delle istituzioni culturali. Il panorama verso cui si guarda è ovviamente quello del web e delle sue potenzialità di raggiungere un pubblico molto più vasto degli utenti abituali degli archivi.
In questo senso un interessante spunto su come sviluppare un’innovativa modalità di comunicazione viene dal progetto “Storia e storie dal Monte di Pietà”, una serie di video prodotti dal Centro Studi Monti di Pietà della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna che a partire da documentazione conservata dalla Fondazione del Monte stessa e dall’Archivio di Stato di Bologna, raccontano la funzione, il contesto e l’attività del Monte di Pietà di Bologna. Questa istituzione nel corso dei secoli ha svolto un ruolo di grande rilievo nella società bolognese, come ente per l’erogazione di crediti ai ceti più umili a interesse nullo o molto basso, ampliando successivamente il suo spettro con attività bancarie in senso lato, l’erogazione di doti, la gestione dell’esattoria di alcune imposte e del tribunale criminale di Bologna, il Tribunale del Torrone.
I quattro video pubblicati fino ad ora partono da una narrazione fondata sulle testimonianze documentarie per poi sviluppare un racconto dove singole storie, archivi e documenti sono il mezzo per illustrare il ruolo del Monte di Pietà nel contesto più ampio della storia di Bologna, utilizzando un design innovativo e un taglio divulgativo. I video fino ad ora pubblicati comprendono “La storia del Monte di Pietà”, “Il pegno” e “I cabrei” che illustrano alcuni aspetti del funzionamento di questa istituzione e “Il conte ladro” che a partire dalla documentazione del tribunale criminale di Bologna racconta la vicenda del famigerato Girolamo Ridolfi e del celebre furto al Monte di Pietà del 1788.
Questi video, caricati sulla pagina YouTube della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, rappresentano una forma innovativa e immediata per far conoscere le storie e le vicende che si celano nella documentazione conservata negli archivi ad un pubblico più vasto e che probabilmente non è un abituale utente delle sale studio di archivi, dando così la possibilità di ampliare la consapevolezza verso un passato comune spesso poco conosciuto.
Il progetto è in corso di ampliamento e sono previsti altri video che a partire dai documenti offrano la possibilità di esplorare nuove potenzialità narrative del patrimonio archivistico.
Il contesto in cui si inserisce il progetto è quello di una sempre più ampia valorizzazione, intesa come promozione della conoscenza, degli archivi, sia della Fondazione stessa che di quelli della realtà bolognese nel suo complesso, e di una parallela espansione del pubblico di utenti che li consultano, fornendo chiavi di accesso innovative. E questo aggiungendosi al portale Una Città per gli Archivi che di recente ha visto l’attivazione della possibilità da parte degli utenti di caricare i contributi di ricerca attraverso la registrazione nell’apposita sezione del sito.