A cinquant’anni dagli eventi del Maggio francese, a Parigi, tre mostre cercano di ricomporre la memoria di quei mesi di mobilitazione e di convergenza fra le lotte e le rivendicazioni di studenti e lavoratori, con punti di vista diversi fra loro, ma complementari.

Images en lutte, Museo delle Belle Arti, Parigi

Oggi la Rue Gay-Lussac, nel cuore del V° arrondissement, è molto diversa da com’era nel 1968: oramai restano solamente attività commerciali, librerie, appartamenti signorili, qualche dipartimento universitario. Cinquant’anni fa, questa strada era, invece, uno dei simboli del maggio francese e di una comunità di studenti, soprattutto della vicina Sorbona, che tentavano di riappropriarsi della città, esprimendo con la loro presenza una forma di resistenza ad un potere giudicato come repressivo. A cinquant’anni dagli eventi del Maggio francese, a Parigi, tre mostre cercano di ricomporre la memoria di quei mesi di mobilitazione e di convergenza fra le lotte e le rivendicazioni di studenti e lavoratori, con punti di vista diversi fra loro, ma complementari.

La prima grande mostra, curata dagli Archives Nationales, dal titolo 68- Les archives du pouvoir (68- Gli archivi del potere) si divide fra la sede centrale di Parigi, all’Hôtel de Soubise, e la sede dislocata a Pierrefitte-sur-Seine. Se la mostra di Pierrefitte è dedicata a Les voix de la contestation (Voci della contestazione), quella parigina, inaugurata lo scorso 5 maggio, ha, al contrario, un titolo di segno opposto, L’autorité en crise (L’autorità in crisi). Il percorso espositivo di questa sezione si propone così di osservare, nel tumulto politico e culturale che ha segnato quelle settimane, la reazione delle istituzioni di fronte alle occupazioni di fabbriche e università, agli scioperi e alle mobilitazioni che hanno attraversato tutto il paese, dalle università parigine fino alle fabbriche della Renault, da Avignone (in occasione del festival teatrale estivo) a Cannes. Una scelta, fra centinaia di metri lineari di documenti (alcuni dei quali resi pubblici solo recentemente), che consentirà al visitatore di scoprire le reazioni delle istituzioni e del potere in un momento di capovolgimento radicale, un soulèvement, per riprendere il titolo di una recente e memorabile mostra di Georges Didi-Huberman.

Il percorso, che in una disposizione cronologica segue giorno per giorno le diverse tappe del movimento, dalla sua nascita fino alla sua esplosione, si compone di una pluralità di fonti documentarie: principalmente archivistiche come quelli delle amministrazioni universitarie e dei ministeri, che testimoniano del lavoro politico e burocratico degli apparati dello stato per contenere le mobilitazioni; ma anche un ricco apparato fotografico e audiovisivo, soprattutto proveniente dall’INA (l’Istituto Nazionale dell’audiovisivo) a proposito di tali avvenimenti : interviste a rappresentanti istituzionali, dialoghi con gli studenti mobilitati, riprese delle manifestazioni, sia degli studenti che dei sostenitori di Charles De Gaulle. Percorrendo i vari settori di una mostra che è, forse, di dimensioni ridotte rispetto alle attese, si potrà seguire passo dopo passo l’evoluzione e la crescita del movimento del 68; trovare, ad esempio, documenti delle università e delle prefetture che segnalano gli studenti definiti come “facinorosi”, oltre alle minuziose relazioni, spesso usate come documenti interni al ministero, a proposito della situazione politica nelle fabbriche e nei dipartimenti universitari; relazioni, documenti, dossier interni, ma anche i segni di numerosi tentativi di conciliazione, come ad esempio gli accordi (mai firmati) di Grenelle, alla fine del maggio ’68, fra governo e sindacati, che tentano, invano, di sanare una frattura.

Una pluralità di documenti, che testimoniano anche del rapporto fra 68 e cultura di massa: sull’ORTF, televisione pubblica particolarmente ostile alla mobilitazione degli studenti, e i suoi rapporti con il potere; sul Festival di Cannes e quello di Avignone, dove continuano alcune mobilitazioni del maggio parigino; sul ruolo di André Malraux, ministro della Cultura di De Gaulle. L’ultima sala, seguendo sempre questa linea di coerenza, penetra invece nelle stanze del potere: i curatori hanno infatti scelto di esporre l’agenda settimanale di Charles de Gaulle e quella del suo ministro dell’interno.

Archivi del potere, quindi, che diventano un filtro attraverso il quale pensare quell’epoca e la reazione dell’autorità di fronte ad una radicale messa in discussione. Alla mostra si accompagnano alcune installazioni inserite nel bel contesto del giardino dell’Hôtel de Soubise, che cercano di proiettare il movimento del 68 in uno spazio più ampio, ricostruendo sempre il rapporto con l’autorità e con il potere, nelle sue varie forme. Il passante potrà così fermarsi a leggere, sotto i portici del giardino, riproduzioni di documenti archivistici. Degni di nota, in particolare, due dossier: uno contenente parti del dibattito parlamentare sull’interruzione volontaria di gravidanza, che diventerà legge soltanto alcuni anni dopo, sotto Giscard, grazie all’impegno di Simone Veil; un altro, invece, contenente numerose lettere indirizzate a Pompidou e al ministero della cultura del suo governo, in occasione dell’uscita, nel 1972, di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci.

La Prefettura di Parigi, invece, propone una mostra dal titolo rappresentativo Derrière les boucliers, ovvero Dietro gli scudi, che cerca di ricostruire, con rigore storico e documentario, il ruolo delle forze di polizia durante il 68, mettendo l’accento sulla sostanziale impreparazione dei CRS di fronte alla portata degli eventi, su contestato slogan “CRS=SS” e sul ruolo del prefetto di Parigi Grimaud, di cui è esposta la celebre (e forse tardiva) lettera del 29 maggio al corpo di polizia, finalizzata ad evitare esacerbazioni dello scontro. È importante registrare come «Dietro gli scudi» sia organizzata da un’istituzione che, durante il periodo di mobilitazioni, è stata responsabile della morte di alcuni operai (11 giugno, fabbrica Peugeot di Sochaux) e di violenze contro gli studenti (Gilles Tautin, ad esempio), anche se in un contesto generalizzato di scontri.

Di tutt’altro tenore, invece, la mostra che è stata organizzata al Museo delle Belle Arti, Images en lutte (Immagini in lotta): una grande mostra in cui sono state esposte le opere d’arte (soprattutto manifesti, ma anche quadri) realizzate fra il 1968 e il 1974, negli atelier dell’Accademia di Belle Arti di Parigi, spazio particolarmente attivo da un punto di vista politico durante il maggio francese, ma anche negli anni successivi, in occasione di altre mobilitazioni, come ad esempio quelle in favore di Angela Davis o le prime battaglie femministe. Il percorso è costruito quasi interamente sulle forme di espressione artistica che si sono sviluppate intorno all’Accademia e che ci testimoniano di una particolare partecipazione alla temperie politica e culturale dell’epoca.

La prima parte si concentra sui manifesti realizzati in occasione delle mobilitazioni studentesche francesi, in un allestimento che sceglie un accrochage particolarmente denso di documenti visuali, come si può vedere nell’immagine allegata, che riportano alcuni dei più celebri slogan dell’epoca. Le altre parti della mostra, invece, si aprono ai manifesti e alle opere d’arte di epoche successive o legate a contesti e scenari di lotta posteriori: le mobilitazioni terzomondiste e anticoloniali, il rapporto con l’universo della fabbrica e con il sindacalismo autonomista (viene proiettato anche il documentario di Godard, Lotte in Italia, del 1970), la successiva apertura ai movimenti di liberazione sessuale e al femminismo. Una mostra che, nel tentativo di restituire la complessità della cultura visuale dell’estrema sinistra francese, a partire dagli avvenimenti del maggio ’68, espone anche la vivacità delle Belle Arti parigine nel cuore delle lotte politiche fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio di un decennio che si caratterizzerà per la durezza dello scontro e per l’emersione della lotta armata, in Francia come in Italia.

Tre mostre molto diverse fra loro che cercano di rappresentare la complessità del Sessantotto e che per farlo utilizzano una varietà di documenti provenienti dagli archivi del potere o dagli spazi della militanza e del radicalismo politico. In entrambi i casi, l’obiettivo sembra uno solo: testimoniare l’inizio di un tempo nuovo, la portata di una frattura.

Per saperne di più

68- Les Archives du Pouvoir, Archives Nationales

L’autorité en crise
Dal 3 maggio al 17 settembre 2018 – Sito di Parigi – Hôtel de Soubise

Les voix de la contestation
Dal 24 maggio al 22 settembre 2018 – Sito di Pierrefitte-sur-Seine

Derrière les boucliers, Préfecture de Paris

Images en lutte, La culture visuelle de l ’extrême gauche en France (1968-1974), Palais des Beaux-Arts

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