Nelle giornate del 14 e 15 giugno si è tenuto a Torino presso il Collegio Carlo Alberto l’annuale convegno internazionale dell’eabh – European Association for Banking and Financial History, organizzato e ospitato, in collaborazione con l’Associazione medesima, dalla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
Il tema del congresso, Social aims of finance: exploring alternative business forms for durable financial services, rilevante per la storia di molte banche e istituti assicurativi, soprattutto italiani, caratterizzati dall’intreccio tra credito e solidarietà e dalla funzione di interesse e utilità pubblica, è di grande attualità. Centocinquanta tra archivisti, storici, economisti, esperti di finanza, provenienti da Europa, Stati Uniti, Canada e Africa, hanno partecipato al convegno.
La prima giornata, introdotta da Anna Cantaluppi, direttore della Fondazione 1563, e da Hugo Bänziger, presidente dell’eabh, è stata dedicata al workshop Good archives, rivolto agli archivisti, ai ricercatori e ai potenziali utenti delle istituzioni finanziarie, durante il quale quattordici relatori hanno interrogato le fonti sull’eredità degli scopi sociali che ne hanno ispirato le origini e il ruolo svolto dalle banche e dalla finanza nella società, anche alla luce delle recenti crisi finanziarie.
Dopo l’introduzione di Catherine Schenk (UPIER, St. Hilda’s College, University of Oxford), il workshop, coordinato da April Miller (World Bank Group Archives), si è aperto con alcuni case history. Anna Cantaluppi ha indagato la connessione tra solidarietà e credito nella storia plurisecolare della Compagnia di San Paolo. Dopo l’analisi dei processi decisionali del Monte di pietà di Bologna nei secoli XVI-XVII (Armando Antonelli, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna), Concetta Damiani e Claudia Grossi della Fondazione Banco di Napoli hanno illustrato nuove forme di comunicazione per rendere più accessibili gli archivi.
Salvare la popolazione dagli usurai è un tema ricorrente durante il dibattito offerto dal workshop per spiegare la nascita di molti istituti finanziari, come ha chiarito Pascal Pénot, archivista presso Crédit Agricole, banca creata per soddisfare un’esigenza specifica: finanziare l’agricoltura e aiutare i coltivatori francesi. Anche Howard Jones (Institute of Commonwealth Studies, University of London), facendo riferimento ai registri di prestito di un usuraio rurale nell’India occidentale, ha esplorato cosa si intenda per “buoni” archivi e per “buone” istituzioni finanziarie.
Qual è l’attenzione delle banche nei confronti dei propri archivi, spesso immensi contenitori di preziosi tesori di informazioni? La loro valorizzazione può certamente contribuire ad un migliore sviluppo della finanza etica e sociale ed è cresciuta sempre di più negli ultimi decenni.
María de Inclán e Elena Serrano, archiviste presso il Banco de España, hanno illustrato il progetto Archive Recovery for Spanish Financial Institutions, nato dalla preoccupazione per il potenziale pericolo di perdere gli archivi appartenenti ad istituzioni finanziarie. Il progetto parte dalla creazione di una mappa di tutti gli istituti creditizi spagnoli, fino alla pubblicazione di una “Guida degli archivi storici delle istituzioni finanziarie in Spagna”.
L’intervento di Silvia Lolli Gallowski, archivista presso Genossenschaftsverband Bayern, ha esaminato le banche cooperative bavaresi – Raiffeisenbanks – i cui fondatori hanno portato avanti obiettivi di business che non erano primariamente orientati al profitto, ma avevano uno scopo sociale e religioso che si espletava attraverso il tentativo di educare la popolazione.
Valérie Mathevon, archivista presso gli Historical Archives of the European Union (HAEU) con sede a Firenze, ha parlato della Banca europea per gli investimenti (BEI), l’istituzione finanziaria senza scopo di lucro dell’Unione europea creata nel 1957 con il Trattato di Roma che istituì la CEE, per il finanziamento degli investimenti atti a sostenere gli obiettivi politici dell’Unione. Il 1° luglio 2005, la BEI ha firmato un contratto di deposito con l’Istituto universitario europeo, di cui fanno parte gli Archivi storici dell’Unione Europea (HAEU), incaricato di ricevere, conservare e garantire l’accesso pubblico agli archivi storici di tutte le istituzioni della Comunità europea dopo un periodo di 30 anni dalla data di produzione di ciascun documento o atto (Regolamento CEE, Euratom n. 354/83).
Lo scenario si estende a considerare gli archivi del Sudafrica con l’intervento di Mariusz Lukasiewicz, ricercatore all’Università di Lipsia, che ha esposto il panorama finanziario del XIX secolo del Sudafrica attraverso gli archivi della Borsa di Johannesburg (JSE), la Standard Bank e una serie di altri intermediari finanziari a Johannesburg e in Europa.
Si passa poi a parlare di società di credito edilizio britanniche con Sara Kinsey, archivista della Nationwide Building Society e Karen Sampson, archivista presso Lloyds Banking Group Archives.
E ancora un altro interrogativo impegnativo: esistono nuovi metodi in cui gli archivi possono essere utilizzati dalle stesse istituzioni finanziarie nell’affrontare le sfide del presente e del futuro?
A questo quesito ha tentato di rispondere Jane Boyko, archivista della Bank of Canada parlando del piano a medio termine 2016-2018 dell’istituzione. Negli ultimi anni l’Archivio ha supportato diverse iniziative della Banca e ha fornito la documentazione delle passate crisi finanziarie per sostenere la ricerca nel futuro.
Al termine della giornata il Presidente della Fondazione 1563 Piero Gastaldo ha ripreso i temi del workshop sottolineando le connessioni tra radici storiche e attualità, tra prospettive locali e globali.
Durante la seconda giornata, aperta dai saluti di Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, e dall’introduzione di Rym Ayadi (CASS Business School), si è svolta la conferenza, che ha esplorato come le istituzioni finanziarie abbiano sviluppato obiettivi e forme di business diverse per servizi finanziari durevoli.
C’è dunque una storia alternativa che testimonia l’orientamento sociale dell’attività bancaria di molti enti finanziari che si è mantenuto nel tempo. In Europa sono state create diverse istituzioni con forme organizzative specifiche (cooperative, ad esempio) e obiettivi aziendali che vanno oltre il profitto. In Italia, diverse banche sono nate come istituzioni di ispirazione religiosa caratterizzate da scopi caritatevoli, alcune di origini medievali, altre nate nel XVI secolo per aiutare i poveri e gli ammalati, per fornire prestiti monetari equi o per educare le ragazze e proteggere le donne. Nel XIX secolo si sono diffuse le casse di risparmio e le banche cooperative, le casse rurali, con lo scopo di aiutare le classi più deboli anche attraverso l’educazione al risparmio.
Ancora oggi molti di questi istituti di credito mantengono un ruolo senza fini di lucro attraverso le loro fondazioni: in Italia per esempio la Compagnia di San Paolo e il Banco di Napoli; in Olanda, oltre alla cooperativa Rabo, le banche Triodos e ASN perseguono obiettivi sociali; anche alcune cooperative e casse di risparmio tedesche hanno apportato un contributo essenziale alla vita e alle attività delle piccole comunità.
Tra le forme di business alternative meritano un’indagine più approfondita anche la microfinanza e le compagnie di mutua assicurazione. Esiste inoltre un movimento molto recente di valute sociali alternative che mira a rafforzare le comunità locali nel contesto della globalizzazione, come ad esempio il Brixton Pound che è stato creato quando la gentrificazione ha iniziato a colpire le comunità del sud di Londra.
La prima sezione della conferenza è stata dedicata alla situazione italiana. Mauro Carboni e Massimo Fornasari (Università di Bologna) hanno ripercorso le risposte del sistema bancario italiano all’esigenza di un credito socialmente responsabile, dall’invenzione e diffusione dei monti di pietà tra il XV e il XVII secolo al grande sviluppo delle banche cooperative e delle casse di risparmio nei secoli XIX e XX.
Lilia Costabile (Università di Napoli) nel suo intervento ha raccontato la storia, fatta di lunga esperienza e di successo finanziario, dei banchi pubblici napoletani e dei luoghi pii medievali da cui originano, fino alla nascita del Banco di Napoli.
Un case-study parallelo è stato indagato da Claudio Bermond (Università di Torino) e Fausto Piola Caselli (Università di Cassino) nell’evoluzione della Compagnia di San Paolo tra assistenza e credito, opera pia e banca, iniziativa privata e interesse pubblico, fino all’attualità dove le due istanze sono entrambe valorizzate.
Con l’intervento di Gianfranco Armando (Archivio Segreto Vaticano) si torna a parlare dei monti di pietà, le istituzioni finanziarie sorte su iniziativa di alcuni frati francescani nella seconda metà del XV secolo, segno di passaggio dal Medioevo alla modernità nelle città italiane.
Si passa ad estendere il quadro europeo con Paul Thomes (RWTH Aachen University) che ha trattato del successo delle casse di risparmio tedesche e delle successive cooperative di credito, dovuto a modelli di business inclusivi che hanno innescato sviluppi sociali ed economici di successo.
Klaus Weber (European University Viadrina) ha esaminato le numerose organizzazioni di beneficenza che i membri della nota famiglia Rothschild hanno creato nelle città in cui hanno fondato le banche: Francoforte, Vienna, Napoli, Londra e Parigi.
Maximilian Martin (Lombard Odier e University of St. Gallen) ha ripercorso la storia contemporanea dell’impact investing, riferendosi agli investimenti effettuati con l’intenzione di generare un impatto sociale e ambientale misurabile, unitamente a un rendimento finanziario, analizzando i diversi gruppi di investitori come le fondazioni filantropiche, investitori privati e istituzionali, istituzioni di servizi finanziari.
Valentino Cattelan (The Käte Hamburger Center for Advanced Study in the Humanities “Law as Culture” ) ritornando al rapporto tra religione e finanza, ha fatto un parallelismo tra fede e denaro, indagando sull’aspetto sociale della condivisione del rischio nella finanza islamica.
La tavola rotonda ha visto confrontarsi Rym Ayadi, Giovanni Ferri (LUMSA, Roma), Maximilian Martin e Marco Ratti (Banca Prossima) sul tema delle forme alternative di finanza.
Linda Perriton e Stuart Henderson (Dublin Institute of Technology) hanno presentato una ricerca sulla funzione delle casse di risparmio nell’Inghilterra del diciannovesimo secolo offrendo una nuova prospettiva sui risparmiatori dell’epoca e sul loro comportamento.
Restando in Gran Bretagna, si torna a parlare di società di credito edilizio con Olivier Butzbach (Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli) che studiando i documenti d’archivio ha analizzato tali istituzioni dal punto di vista organizzativo e normativo, evidenziandone il ruolo di modello finanziario alternativo sostenibile.
Chris Colvin (Queen’s University, Belfast) ha indagato invece sulle origini delle banche Reiffeisen di proprietà cooperativa che emersero per la prima volta nei Paesi Bassi alla fine del 1890 e si diffusero rapidamente in tutto il paese, sostenendo che se l’aspetto religioso diede l’impulso necessario alla loro espansione, fu la forma cooperativa ad assicurare la successiva sopravvivenza e il successo di queste banche.
Tom Petersson (Uppsala University) ha illustrato l’evoluzione delle casse di risparmio svedesi negli ultimi 20-30 anni, concentrandosi sui processi di cambiamento riguardanti l’organizzazione, la proprietà, la corporate governance e i concetti di business.
Ángel Pascual Martínez Soto (Università della Murcia) ha parlato dell’evoluzione degli investimenti sociali e culturali delle casse di risparmio spagnole. Legate, nel corso del XIX secolo, ai Montes de Piedad svolgevano un ruolo fondamentale nell’evitare l’esclusione finanziaria delle classi popolari urbane durante la prima industrializzazione.
Gian Savino Pene Vidari e Enrico Genta Ternavasio (Associazione Amici del Museo di Reale Mutua) hanno concluso l’ultima sessione del convegno. Partendo dagli aspetti sociali della storia dell’assicurazione e dell’assistenza reciproca in Italia, le cui origini risalgono al commercio in epoca medievale, sviluppandosi poi nell’età moderna con la nascita delle compagnie di assicurazione, hanno presentato la “Società Reale d’assicurazione generale e mutua contro gl’incendj”, la prima compagnia assicurativa del Regno di Sardegna, fondata nel 1828 dal re Carlo Felice, portando avanti l’assicurazione mutua, un sistema in cui ogni partner era impegnato a coprire le perdite degli altri.
Harold James, docente di Storia all’Università di Princeton e presidente dell’Academic Council dell’eabh, ha chiuso il meeting interrogandosi sulla globalizzazione del panorama finanziario, ringraziando presenti ed intervenuti.
Il dibattito proposto dal convegno ha cercato di far luce sulle esperienze storiche e recenti delle istituzioni finanziarie, i cui obiettivi vanno oltre il profitto, per fornire modelli alternativi al contesto in evoluzione della finanza globale.
Arrivederci a San Pietroburgo nel 2019 con il prossimo convegno annuale dell’eabh.
Per saperne di più
Il sito web della Fondazione 1563
I video degli interventi dei relatori sono disponibili sul canale YouTube della Fondazione 1563