Il 15 settembre 2017, a Modena, ospitata nella Galleria Civica, è stata aperta al pubblico la prima grande mostra monografica dedicata alla figura di Cesare Leonardi (Modena, 1935), tesa a disegnarne la parabola professionale in tutta la sua ricchezza e complessità. La mostra, curata da Giulio Orsini e Andrea Cavani, si fonda sul patrimonio documentale accumulato nella casa-studio-archivio del grande architetto. La mostra resta aperta fino al 4 febbraio 2018.

Sedia S 32 Cesare Leonardi

Sedia ‘S 32’ (anche ‘Andreotti’) della serie ‘Solidi’, 2000, disegni di studio (AACL). Foto AACL

Era il gennaio del 2010 quando mi scriveva una e-mail il mio caro amico Andrea Costa, giovane architetto modenese trapiantato a Milano, segnalandomi un caso interessante di patrimonio documentale legato alla figura di un altro architetto modenese, Cesare Leonardi, classe 1935, attivo lungo tutto l’arco della seconda metà del ‘900. L’archivio giaceva accumulato nella sua casa-studio nel villaggio artigiano degli anni Cinquanta, nella prima periferia di Modena, dove ancora abitava – e abita tuttora – dedito ormai solamente alla pittura (la passione di una vita). Andrea mi chiedeva la disponibilità a dare una mano per capire come poter avviare un progetto di tutela e valorizzazione di questo patrimonio e, a tal fine, nel giro di qualche mail, decidevamo di vederci per fare un sopralluogo sul campo. L’archivio mi colpì subito, anzitutto come luogo, ma poi per la sua strana, curiosa e intrigante consistenza: fatta di poca carta e di tante ‘cose’, un archivio di poche parole e tanti arte-fatti.
Dopo il sopralluogo, ne cominciammo a parlare in una trattoria fuori città, davanti a un piatto di tortellini in brodo che ancora ricordo, assieme anche a due suoi amici, altri due giovani architetti modenesi che, da amici-seguaci e grandi appassionati del lavoro di Cesare Leonardi, avevano da tempo cominciato ad occuparsi di questa realtà. Sono passati sette anni, quasi otto da quei tortellini e oggi Giulio Orsini e Andrea Cavani, un po’ meno giovani architetti di allora, sono i curatori della prima grande mostra monografica che, ospitata alla Galleria Civica di Modena dal 15 settembre scorso, per la prima volta tenta di disegnare la parabola professionale e artistica di Cesare Leonardi in tutta la sua ricchezza e complessità.

È un primo grande risultato, che premia anni di appassionato impegno e disinteressata dedizione, a cui si è riusciti a giungere perché, nel frattempo, in questi otto anni sono successe un po’ di cose. Si è lavorato alacremente, con alterne fortune e anche con qualche autentico momento buio, di scoraggiamento, di quelli che avrebbero abbattuto chiunque. Senza ripercorrere tutta la vicenda, vale la pena ricordare almeno le due cose che hanno avuto un peso determinante per giungere al risultato di oggi.
La prima cosa è stata la notifica dell’archivio di Cesare Leonardi quale bene di particolare interesse, ai sensi del Codice dei Beni Culturali, su decreto della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, dietro istruttoria della competente Soprintendenza archivistica. La seconda cosa è stata la fondazione nel 2010 dell’associazione “Archivio Architetto Cesare Leonardi” (AACL) che, sotto la direzione operativa sempre di Giulio Orsini e Andrea Cavani, con il contributo di un primo gruppo di sostenitori, si è attivata ufficialmente quale soggetto titolare della custodia dell’archivio. Il 21 maggio 2011 avveniva una prima uscita pubblica da parte dell’associazione che, affiancata dalla Soprintendenza archivistica regionale, partecipava alla Prima giornata nazionale degli Archivi di Architettura organizzata dall’AAA/Italia, presentando al pubblico l’archivio di fresca notifica e manifestando i propositi di riordino e inventariazione che si cominciavano a nutrire a quel punto con maggior convinzione e determinazione. Ma la convinzione e la determinazione si sono dovute confrontare con un terreno irto di diffidenze e ci sono volute diverse manovre di avvicinamento prima di poter partire, ben quattro anni dopo, nel 2015, con un primo intervento di ricognizione sulla documentazione dell’archivio grazie al sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Da allora le cose sono andate avanti con il consolidamento, che speriamo continui in futuro, del rapporto con la Fondazione.

Mi sembrava giusto riprendere per sommi capi questa vicenda che sta dietro, e prima della mostra, anche con nomi e cognomi, perché mi pare una vicenda paradigmatica di come il mondo degli archivi sia anche questo, e forse sia soprattutto questo, una volta che ci si allontana dai grandi istituti di conservazione, dalle posizioni più strutturate: una vicenda di passione e di disinteressata “devozione alla causa”, una storia di pazienza e di tenacia, soprattutto in un campo come quello degli archivi di architettura che, per quanto praticato ormai da qualche decennio, rimane pur sempre un settore di frontiera anche dentro l’universo archivistico, non sempre guardato con interesse e attenzione dalle stesse istituzioni di settore – come per fortuna non è stato in questo caso, bisogna doverosamente dire, anche per l’interessamento di una mente aperta e curiosa come quella di Stefano Vitali, in quel torno di anni alla direzione della Soprintendenza archivistica dell’Emilia Romagna (e che ricordo entusiasta durante un sopralluogo nella casa-studio di Cesare Leonardi).

Cesare Leonardi, nato nel 1935, ha studiato architettura all’Università di Firenze, dove ha avuto per maestri figure di tutto rilievo quali Adalberto Libera, Ludovico Quaroni, Leonardo Ricci e Leonardo Savioli (con cui si laureerà). Prima ancora di terminare gli studi, nel 1963 fonda uno studio associandosi con Franca Stagi, amica e compagna di liceo, laureatasi prima di lui al Politecnico di Milano. Complice anche il periodo economico propizio (erano gli anni del boom), lo studio prende fin da subito un notevole slancio lavorando a diversi incarichi, pubblici e privati, alla scala edilizia e alla scala urbana e territoriale. Ma Cesare Leonardi nutre, fin dai primi anni universitari, anche un interesse particolare per l’industrial design e coinvolge lo studio nella progettazione e prototipizzazione di una serie di sedute in vetroresina (la Poltrona Nastro, il Dondolo, la Poltrona Guscio) che conquistano la scena diventando subito delle icone del design italiano di quegli anni a livello internazionale (sono oggi nelle collezioni permanenti di alcuni dei più importanti musei del mondo).

Altro campo di interesse per Cesare Leonardi è stato lo studio degli alberi: non lo studio botanico ovviamente, ma lo studio architettonico di questo “materiale” fondamentale nella costruzione dello spazio aperto e della progettazione dei parchi (il portamento specifico di ogni tipo di pianta, gli aspetti dimensionali durante la crescita e nella piena maturità delle piante, i cambiamenti stagionali di livrea e di assetto cromatico, la proiezione delle ombre alle varie ore del giorno e durante le diverse stagioni). Notevole è stato il suo contributo scientifico e di ricerca su questo campo, culminato con la pubblicazione del volume L’architettura degli alberi (Mazzotta, 1982, con Franca Stagi), a tutt’oggi strumento di lavoro insuperato sul tavolo di tutti i progettisti impegnati in questo settore. Lungo tutta la sua vita, Cesare Leonardi ha poi praticato anche l’attività di fotografo, a tutto raggio, coltivandone cioè un uso “espressivo di per sé stesso” (con risultati di tutto rilievo: sarà uno dei tre fotografi che nel 1978 Italo Zannier porterà alla Galérie Olivetti di Parigi con la mostra Trois artistes de l’ècole de Modène – gli altri due erano Ghirri e Fontana) ma anche un suo uso ‘scientifico’, al servizio di campagne sistematiche di rilevamento: su tutte ricordo il monumentale Atlante fotografico del Duomo di Modena (Panini, 1985) commissionatogli dal Comune nel contesto delle celebrazioni dell’ottocentesimo anniversario dalla fondazione dello straordinario monumento cittadino.

Insomma una figura apparentemente eclettica e forse anche per questo un po’ evitata dalla critica (che ha sempre preferito gli “specialisti”: più facili da capire e da spiegare), anche perché ha scelto di vivere e lavorare per tutta la vita a Modena, lontano dai grandi centri dove la cultura architettonica costruiva nel frattempo il suo dibattito disciplinare, attorno alle più importanti scuole. In realtà Cesare Leonardi, a ben guardare è stato uno specialista della progettazione, solo che ha esteso l’attitudine progettuale a campi diversi, adoperandoli quali strumenti di reciproco controllo, oppure per ricavare stimoli e suggestioni nuove passando da l’uno all’altro. La mostra, costruita per la gran parte con i materiali dell’archivio di cui è in corso il riordino (e di cui si spera nei prossimi mesi di presentare un primo risultato concreto con l’inventario della documentazione prodotta nella progettazione architettonica e di design), si pone l’obbiettivo di restituire al meglio proprio questa sfaccettata personalità artistica in tutta la sua ricchezza, tracciandone una significativa parabola “dall’oggetto al sistema”, nella convinzione che sia una lezione ancora attuale e stimolante, di sicuro almeno sul piano metodologico.

Per saperne di più
Archivio architetto Cesare Leonardi
Mostra Cesare Leonardi

In copertina: sede dell’Agenzia di assicurazioni Intercontinentale, Modena, 1967 (con Franca Stagi), veduta del controsoffitto (ph. Cesare Leonardi, AACL).

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