Presso l’Archivio di Stato di Milano si è svolta la terza edizione di Carte da non scartare. L’iniziativa, rivolta in special modo ai docenti, ha dato risalto alle esperienze didattico-teatrali realizzate a partire da documenti archivisitici.

La terza edizione di Carte da non scartare

La terza edizione di Carte da non scartare

Il 21 dicembre 2015, per il terzo anno consecutivo, si è svolto presso l’Archivio di Stato di Milano il seminario “Carte da non scartare”,organizzato da un docente comandato presso l’INSMLI e impegnato principalmente sulla didattica, con la collaborazione di Archeion (Amici dell’Archivio di Stato di Milano onlus) e dell’Istituto lombardo per la storia contemporanea. Ideato per porre l’attenzione su alcune esperienze laboratoriali che da tempo vengono condotte in ambito milanese e lombardo, il seminario è rivolto principalmente a docenti delle scuole di ogni ordine e grado, ma è di grande interesse anche per coloro che si occupano di didattica all’interno degli Istituti archivistici.

L’edizione di quest’anno ha dato particolare risalto ad esperienze didattico-teatrali realizzate o proposte a partire da documenti archivistici di epoche e caratteristiche diversificate. Destinatari e/o attori di tali esperienze sono stati in qualche caso gli alunni di singole classi, in altri comunità miste di studenti e cittadini.

In attesa della pubblicazione online, sul sito di INSMLI, della video-registrazione dell’evento, si riassumono le esperienze più significative tra quelle raccontate.

Un tentativo di rivitalizzare il lavoro storico con esperienze teatrali ha coinvolto diversi professori dell’Università statale di Milano, che hanno inscenato storie nate dallo studio di documenti dell’archivio del «Corriere della Sera», custodito dalla Fondazione Corriere della Sera. Sono state presentate narrazioni sceniche e altre forme di drammatizzazione, con titoli quali Sebbene che siamo donne, Le donne in Lombardia dal Risorgimento alla Ricostruzione, Donne che hanno fatto le donne, sull’emancipazione e sull’ottenimento dei diritti civili da parte delle donne, con l’individuazione di figure come Ersilia Majno, Anna Kuliscioff, Fernanda Wittgens, Lina Merlin e Tina Anselmi.

I ragazzini di una classe IV elementare della Scuola primaria Martiri di Belfiore di Mantova hanno rappresentato un episodio legato alla prima guerra mondiale, riscoperto su documenti dell’Archivio di Stato di Mantova. Nel 1918 gli alunni di una classe elementare di San Benedetto Po furono denunciati alle autorità per il reato di disfattismo dalla loro stessa maestra, perché sentiti gridare “Abbasso la guerra” (la ricerca archivistica ha permesso anche di meglio comprendere l’atteggiamento della giovane e spaurita insegnante).

La significativa esperienza del viaggio ad Auschwitz ha dato origine agli spettacoli – basati su fonti documentarie – realizzati dai ragazzi del Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo. In qualche modo analogo si può considerare un progetto realizzato presso il Liceo Artistico Munari di Crema, che ha fatto “rivivere” agli allievi il trauma provato dagli studenti della celebre Staatliches Bauhaus, scuola di architettura, arte e design della Germania, quando – l’11 aprile 1933 – venne perquisita dalla Gestapo, che ne decise la chiusura considerandola un covo bolscevico; da alcuni anni l’Istituto cremasco ricorda la data dell’11 aprile con performances che hanno via via coinvolto un numero crescente di scuole, di persone e la città tutta.

Da materiali conservati presso l’Archivio storico civico di Lodi nasce un’attività ormai trentennale, che ha coinvolto, negli anni, alunni di diverse scuole e la cittadinanza. Sia gli spettacoli in teatro, sia le rivisitazioni per vie e piazze cittadine di manifestazioni tradizionali come il Carnevale, non sono stati presentati come pure rievocazioni storiche, ma hanno “attualizzato” i fatti inscenati collegandoli, per esempio, alle proteste della popolazione contro la minacciata apertura di una inquinante centrale a carbone.

Lo stretto rapporto tra passato (documentato) e presente è anche alla base dello spettacolo intitolato La Nave dei Folli, “un progetto artistico-sociale che si pone l’obbiettivo di sostenere e divulgare il messaggio dell’urgenza della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e appoggiare, con l’Arte, la lotta che mira a garantire il miglioramento della vita di 1.500 persone, internate negli ultimi residui manicomiali.” Basato su documenti dell’Archivio di Stato di Venezia racconta “la storia di una Nave, la Fusta, ancorata tra il Seicento e il Settecento nel bacino di San Marco, proprio di fronte al Palazzo del Doge”, sulla quale erano confinati i “matti”.

L’improprio trattamento riservato ai malati di mente (o presunti tali) era anche il soggetto dello spettacolo andato in scena il 15 gennaio 2015 presso l’Archivio di Stato di Milano: I Tre Fiori della Follia, parzialmente ispirato a documenti sette-ottocenteschi dell’Archivio stesso e recitato da studenti (o ex studenti) dell’Istituto E. Majorana di Cesano Maderno, raccolti nel gruppo teatrale Anjma Ora.

Sempre più spesso sono gli archivisti a guidare, o proporre, attività teatrali (e più generalmente didattiche) a partire da quei documenti che essi per primi conoscono e conservano. Anche l’Archivio di Stato di Milano sta ampliando le offerte del Servizio educativo e affianca alle tradizionali visite guidate anche, appunto, laboratori teatrali, seminari, tirocini formativi e, in ultimo, l’alternanza scuola-lavoro.

La significativa esperienza del viaggio ad Auschwitz ha dato origine agli spettacoli – basati su fonti documentarie – realizzati dai ragazzi del Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo. In qualche modo analogo si può considerare un progetto realizzato presso il Liceo Artistico Munari di Crema, che ha fatto “rivivere” agli allievi il trauma provato dagli studenti della celebre Staatliches Bauhaus, scuola di architettura, arte e design della Germania, quando – l’11 aprile 1933 – venne perquisita dalla Gestapo, che ne decise la chiusura considerandola un covo bolscevico; da alcuni anni l’Istituto cremasco ricorda la data dell’11 aprile con performances che hanno via via coinvolto un numero crescente di scuole, di persone e la città tutta.

Da materiali conservati presso l’Archivio storico civico di Lodi nasce un’attività ormai trentennale, che ha coinvolto, negli anni, alunni di diverse scuole e la cittadinanza. Sia gli spettacoli in teatro, sia le rivisitazioni per vie e piazze cittadine di manifestazioni tradizionali come il Carnevale, non sono stati presentati come pure rievocazioni storiche, ma hanno “attualizzato” i fatti inscenati collegandoli, per esempio, alle proteste della popolazione contro la minacciata apertura di una inquinante centrale a carbone.

Lo stretto rapporto tra passato (documentato) e presente è anche alla base dello spettacolo intitolato La Nave dei Folli, “un progetto artistico-sociale che si pone l’obbiettivo di sostenere e divulgare il messaggio dell’urgenza della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e appoggiare, con l’Arte, la lotta che mira a garantire il miglioramento della vita di 1.500 persone, internate negli ultimi residui manicomiali.” Basato su documenti dell’Archivio di Stato di Venezia racconta “la storia di una Nave, la Fusta, ancorata tra il Seicento e il Settecento nel bacino di San Marco, proprio di fronte al Palazzo del Doge”, sulla quale erano confinati i “matti”.

L’improprio trattamento riservato ai malati di mente (o presunti tali) era anche il soggetto dello spettacolo andato in scena il 15 gennaio 2015 presso l’Archivio di Stato di Milano: I Tre Fiori della Follia, parzialmente ispirato a documenti sette-ottocenteschi dell’Archivio stesso e recitato da studenti (o ex studenti) dell’Istituto E. Majorana di Cesano Maderno, raccolti nel gruppo teatrale Anjma Ora.

Sempre più spesso sono gli archivisti a guidare, o proporre, attività teatrali (e più generalmente didattiche) a partire da quei documenti che essi per primi conoscono e conservano. Anche l’Archivio di Stato di Milano sta ampliando le offerte del Servizio educativo e affianca alle tradizionali visite guidate anche, appunto, laboratori teatrali, seminari, tirocini formativi e, in ultimo, l’alternanza scuola-lavoro.

 

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