A dieci anni dalla morte di Bruno Trentin, l'Archivio storico CGIL nazionale rende disponibile online una mostra virtuale, una biografia per documenti e immagini che di fatto narrano il Novecento italiano.
Attraverso le immagini della mostra Bruno Trentin, dieci anni dopo (inaugurata nel suo formato cartaceo a Lecce nella prima de ‘Le Giornate del lavoro’ della CGIL, il 15 settembre 2017, per ricordare Bruno Trentin a dieci anni dalla morte), l’Archivio storico CGIL nazionale entra a far parte di Google Arts & Culture, piattaforma tecnologica sviluppata da Google – disponibile sul web da laptop e dispositivi mobili, o tramite l’app per iOS e Android – per permettere agli utenti di esplorare opere d’arte, documenti, video e molto altro di oltre 1.000 musei, archivi e organizzazioni che hanno lavorato con il Google Cultural Institute per trasferire in rete le loro collezioni e le loro storie.
La mostra rappresenta una biografia per documenti e immagini che di fatto narrano il Novecento italiano: la Francia dell’esilio, Padova città universitaria in cui attivare la Resistenza, la Milano partigiana, la Mirafiori dominata dalla Fiat e poi bloccata dagli scioperi. Dall’infanzia in terra di Francia alle lotte operaie dell’Autunno caldo, fino allo scontro col governo Amato nel 1992 sull’abolizione della scala mobile, si dipana il racconto di sessant’anni di vita italiana passata tra le fabbriche e le scrivanie.
Nato nel 1926 in Francia, partigiano, azionista, passato successivamente nelle file comuniste e dottore in giurisprudenza, Bruno Trentin entra giovanissimo, chiamato da Vittorio Foa, nell’Ufficio studi della CGIL. Qui conosce Giuseppe Di Vittorio, di cui apprezza sia la dimensione umana (l’autenticità, la curiosità, l’onestà, la disponibilità all’autocritica), sia la statura politica e l’idea originale del sindacato come soggetto politico autonomo e plurale, espressione della volontà delle masse più povere e diseredate di liberarsi da ogni forma di sfruttamento.
Dopo una breve esperienza nella Segreteria confederale, Trentin costruisce la sua immagine di leader sindacale di successo con la lunga e autorevole direzione della FIOM, protrattasi dal 1962 al 1977, anno in cui entra di nuovo nella Segreteria CGIL. Sulla spinta delle lotte studentesche e operaie del biennio 1968-1969 il suo impegno è principalmente volto ad affermare l’esperienza del sindacato dei consigli fino alla costituzione nel 1972 della Federazione dei lavoratori metalmeccanici.
Nel 1988 l’elezione a segretario generale della CGIL, «quella CGIL che conosco bene – dirà nel giugno 1994 alla Conferenza programmatica di Chianciano lasciandone la guida – e di cui lascio la direzione con un sentimento di infinita riconoscenza […] un sindacato di donne e di uomini che si interroga sempre sulle proprie scelte e anche sui propri errori, che cerca di apprendere dagli altri per trovare tutte le energie che gli consentano di decidere, di agire, ma anche di continuare a rinnovarsi, di dimostrare con i fatti la sua capacità di cambiare e di aprirsi a tutte le esperienze vitali e a tutti i fenomeni di democrazia che covano ora e che covano sempre nel mondo dei lavoratori».
«Scorrendo le pagine di questo prezioso volume – scrive Susanna Camusso nella prefazione al catalogo che accompagna l’esposizione (Bruno Trentin, dieci anni dopo, a cura di Ilaria Romeo, prefazione di Susanna Camusso, Ediesse 2017) – chiunque abbia avuto il privilegio di conoscere Bruno Trentin o abbia avuto con lui anche solo un’affinità ideale o politica, non può che sentirsi inorgoglito. Bruno è stato un uomo, prima ancora che un sindacalista, un intellettuale o un politico, che ha attraversato il Novecento da protagonista, consigliando, interloquendo, a volte scontrandosi con quasi la totalità di coloro che hanno costruito l’Italia e l’Europa dal dopoguerra a oggi, ricevendone sempre amicizia e stima. Questa sua dimensione umana, complessa e riservata, che raramente lasciava intravvedere nella sua attività quotidiana, traspare con forza nei documenti e nelle testimonianze fotografiche».
Per saperne di più
La mostra Bruno Trentin, dieci anni dopo