C’è un momento in cui il suono si spegne. La voce che ha appena vibrato nell’aria si dissolve in un’eco, lasciando dietro di sé solo il ricordo. È il destino delle parole: esistono nel momento in cui vengono pronunciate, ma sono anche destinate a perdersi. Registrare, archiviare, preservare: sono questi i passaggi che rendono permanente
C’è un momento in cui il suono si spegne. La voce che ha appena vibrato nell’aria si dissolve in un’eco, lasciando dietro di sé solo il ricordo. È il destino delle parole: esistono nel momento in cui vengono pronunciate, ma sono anche destinate a perdersi. Registrare, archiviare, preservare: sono questi i passaggi che rendono permanente l’effimero, cristallizzando le vibrazioni sonore affinché continuino a vivere e a risuonare anche quando la voce che le ha prodotte si è spenta.Il riconoscimento del suono come “bene culturale” rappresenta una conquista recente, ma di granderilievo. Le prime normative per la sua salvaguardia risalgono al periodo compreso tra le due guerre mondiali, quando venne istituita la Discoteca di Stato per raccogliere le testimonianze vocali dei protagonisti della nazione. Da quel momento, il concetto si è ampliato per abbracciare tradizioni, canti, dialetti e persino i rumori della vita quotidiana. Nonostante ciò, l’attenzione rivolta alla protezione del suono non è mai stata un dato acquisito, bensì il risultato di lotte culturali e sviluppi tecnologici.
È su questa fragilità delle fonti orali e sul loro straordinario valore come bene culturale immateriale che si fonda la creazione dell’Archivio sonoro Karl H.M. Rensch.
Karl H. M. Rensch nasce nel 1936 a Herne, in Germania. Studia presso l’Università di Münster, sotto la guida di Heinrich Lausberg uno dei più grandi studiosi delle lingue e delle letterature romanze. In occasione del suo dottorato di ricerca Rensch intraprende due viaggi in Calabria nel 1958 e nel 1959, con l’idea, su suggerimento del suo stesso maestro, di indagare sui dialetti dei territori del Nord della Calabria (definita area Lausberg). La raccolta dei dati linguistici e i risultati della sua indagine furono pubblicati nel 1964 in una monografia intitolata Beiträge zur Kenntnis nordkalabrischer Mundarten, all’interno della quale si fornisce, sulla base del materiale raccolto in 27 località, una descrizione diacronica completa della fonologia dei dialetti della provincia di Cosenza, insieme a informazioni su aspetti selezionati della loro morfologia e del loro lessico, completati da una piccola ma preziosa raccolta di testi dialettali in trascrizione fonetica. Tre anni più tardi, Rensch torna in Calabria conducendo una seconda indagine, sostenuta finanziariamente dal Gruppo di ricerche per la dialettologia italiana e l’archivio in lingua tedesca di Bonn. La ricerca da lui effettuata comprende la registrazione di testimonianze raccolte nell’autunno del 1967 nei territori comprendenti l’area Lausberg. Il contenuto di queste registrazioni è rimasto inedito e per troppo tempo inascoltato. Si
tratta di interviste che ripercorrono, attraverso la narrazione e i ricordi di donne e uomini di diverse generazioni, storie di vita, usi e costumi del Novecento.
La motivazione di questa nuova campagna di registrazioni, viene fornita dallo stesso Rensch «Ripensando al mio lavoro sul campo, mi accorsi (ndr. nell’indagine effettuata nel 1958-59) di essermi comportato come un fotografo che scatta istantanee di una scena, piuttosto che come un regista intento a filmare il suo sviluppo […]».
L’archivio sonoro consta di 30 bobine, da 26,5 cm di diametro circa. Ciascuna bobina si riferisce ad un singolo paese e contiene registrazioni relative a parlanti di età compresa tra i 20 e 60 anni di sesso maschile e femminile. Le interviste prevedono una sezione non molto lunga in italiano ed una sezione della durata di 18-20 minuti in dialetto. Ai parlanti è stato chiesto cosa pensassero del dialetto locale, del suo uso, dell’accettazione sociale, delle possibilità di sopravvivenza e della condivisione di ruolo con la lingua nazionale, oltre a racconti di vita vissuta, esperienze, tradizioni, usi e costumi del proprio paese. L’archivio comprende anche uno schedario che riporta tutte le informazioni anagrafiche dell’intervistato, la sua fotografia e la liberatoria firmata. L’autore Karl H. M. Rensch, ha concesso l’autorizzazione al Laboratorio di Fonetica dell’Università della Calabria all’utilizzo delle registrazioni per fini didattici e di ricerca, oltre a fornire un racconto e una ricostruzione precisa e dettagliata della ricerca su campo del 1967.
Per ciascuna bobina sono state stilate due tipologie di schede: una descrittiva, generale, che contiene le informazioni inerenti il supporto originale, il nastro e la registrazione e una scheda che riporta i dati riguardanti il processo di restauro e digitalizzazione. Le schede sono corredate da fotografie. I documenti sonori sono stati acquisiti in formato digitale, schedati e metadatati nel rispetto degli standard internazionali e nel rispetto dei diritti d’autore, la consultazione e la riproduzione dei
materiali è stata soggetta a diversi livelli di autorizzazione. Questo prezioso complesso documentale si è rivelato un’importantissima fonte non soltanto perché ha reso possibile lo studio di supporti sonori e metodologie di registrazione/riproduzione del suono appartenenti ad epoche remote ma il suo recupero ha concesso la possibilità di rendere fruibile la memoria storica della comunità linguistica dell’area Lausberg degli anni ’60, rappresentando uno strumento importante per svolgere ricerche in diversi settori disciplinari: dalla sociologia all’antropologia, dalla dialettologia alla fonetica e all’acustica. La registrazione del dato effettivo, conservato e riascoltato, documenta l’esistenza di specifiche realtà in continua trasformazione.
Il contenuto di questi documenti costituisce un evidente simbolo di identità culturale. I racconti, i ricordi e le pratiche, come ad esempio la medicina popolare, offrono uno spaccato di vita, credenze e simboli di un’Italia che, in molti territori, non esiste più. Tuttavia, grazie a queste registrazioni, tale patrimonio può continuare a vivere e a essere trasmesso alle nuove generazioni. Rappresenta un atto di resistenza contro l’oblio, un tentativo di fissare l’evanescenza della parola orale. Salvare il suono significa comprendere il suo enorme valore come testimonianza culturale e umana. Significa preservare non solo le parole, ma anche il contesto in cui esse sono state pronunciate, i rapporti e le emozioni che le hanno generate.
Il lavoro del Rensch ha catturato la ricchezza e la complessità delle lingue e dei dialetti che animano il nostro paesaggio sonoro, donandoci la possibilità di non perdere la nostra memoria individuale e sociale.
Per saperne di più
Archivio dialettologico Rensch