La Bibliothèque Nationale de France, che si divide fra il sito principale, intitolato a «François Mittérand» e quelli di Richelieu e dell'Arsenal, oltre alle ricchissime collezioni di manoscritti dell'Antichità e del Medioevo, conta fra le sue collezioni un numero rilevante di materiali di autori della tradizione letteraria nazionale moderna e contemporanea.
La Bibliothèque Nationale de France, che si divide fra il sito principale, intitolato a «François Mittérand» (sotto la cui presidenza ha preso vita il monumentale progetto di costruzione dello stesso sito) e quelli di Richelieu e dell’Arsenal, oltre alle ricchissime collezioni di manoscritti dell’Antichità e del Medioevo (in larga parte consultabili sul portale Gallica, dove tali documenti sono stati digitalizzati con un importante investimento in termini economici) conta fra le sue collezioni un numero rilevante di materiali di autori della tradizione letteraria nazionale moderna e contemporanea.
Tali materiali (non soltanto manoscritti di opere) sono i larga parte fruibili attraverso il già citato portale Gallica, che si rivela così un utile strumento di lavoro per studiosi e insegnanti, ma anche uno spazio accessibile a tutti, anche a chi si trovasse a migliaia di chilometri dal sito principale della BnF, situato a Parigi, nel tredicesimo arrondissement.
Scorrendo il catalogo della Biblioteca è possibile così ripercorrere gli ultimi secoli di storia letteraria francese, un «canone» che si manifesta nei manoscritti originali di grandi nomi della letteratura nazionale (da Flaubert, i cui manoscritti, divisi fra varie biblioteche francesi sono ad oggi quasi del tutto fruibili su Gallica, a Proust e ai quaderni «da scolaro» su cui ha redatto la sua Recherche), ma anche nei brouillons degli stessi autori.
I brouillons – le bozze – degli scrittori, in particolare, consentono di entrare direttamente nel «laboratorio» del letterato, ripercorrendone le fasi della scrittura, fin dai lavori preparatori che molto possono dire sulla genesi dell’opera letteraria. Le tracce online dell’evento espositivo dedicato alle «bozze » degli scrittori, che ha avuto luogo nel 2001, ci consentono così di penetrare nell’immaginario dell’autore e nelle fasi preliminari della scrittura di Paul Valéry ( che condensa sul bianco del foglio, in modo disorganico, pensieri sparsi frutto del suo incessante movimento di ricerca poetica, alternandoli a disegni), di Georges Bataille ( che nei suoi carnets accumula parole e riferimenti intertestuali, quasi a creare centinaia di tracce e oggetti di studio possibili) o dello stesso Flaubert (la cui ricerca costante della perfezione nella scrittura si manifesta in un condensarsi impressionante di cancellature, aggiunte e modifiche al nucleo testuale di partenza) , per fare soltanto tre esempi che ci sembrano degni di nota.
«Dono tutti i miei manoscritti e tutto ciò che si troverà di scritto o di disegnato da me medesimo alla biblioteca nazionale di Parigi che sarà un giorno la Biblioteca degli Stati Uniti d’Europa»: così scrive Victor Hugo nel suo testamento, datato 1881, dove oltre a donare i propri materiali alla futura BnF delinea anche i contorni di un visionario progetto politico e culturale. Il lascito di Hugo, dalle dimensioni monumentali, dà avvio alla costituzione di un fondo ancora più ampio, che ospiterà in seguito manoscritti e materiali di lavoro di numerosi autori moderni e contemporanei, da Emile Zola a Marcel Proust, fino ad autori più recenti, come per
esempio Colette o Antoine de Saint-Exupery, autore del Piccolo principe. I lasciti, in certi casi effettuati dagli autori stessi (come, appunto, nel caso di Hugo) in altri casi dai discendenti (come nel caso di Marcel Proust) vanno così a comporre un patrimonio ricchissimo, attraverso il quale è possibile, in filigrana, ricostruire le tappe della creazione artistica ma anche – e soprattutto – una storia possibile della letteratura francese, dal Medioevo ad oggi.
Non mancano, del resto, alla BnF, le tracce di scrittori contemporanei. Il sito dell’Arsenal, per esempio, ospita il lascito degli autori dell’OuLiPo, gruppo del quale hanno fatto parte, tra gli altri, Italo Calvino e Raymond Queneau, e di cui è membro Jacques Roubaud, che proprio alla BnF ambienta alcuni capitoli del suo ciclo di romanzi su Hortense. Il fondo, che continua a crescere e ad arricchirsi di nuovi documenti , manifesta l’interesse della BnF a dare spazio anche alle forme e alle manifestazione del « contemporaneo » nello spazio letterario europeo. In quest’ottica, a partire dagli anni 2000, la BnF ha cercato di raccogliere in modo organico i fondi d’archivio degli autori francesi di fantascienza, costruendo un terreno fertile per la ricerca in un ambito della letteratura senz’altro poco toccato dagli studi, ma ricco di testi e protagonisti contemporanei.
La ricchezza del patrimonio documentario della BnF non si limita, però, soltanto alle «chartes», ai documenti cartacei: si estende, al contrario, anche alla sezione audiovisiva, dove si conservano oltre millecinquecento documentari e interviste ad autori della letteratura francofona, ma anche registrazioni di scrittori o poeti che leggono le proprie opere (ad esempio di Guillaume Apollinaire).
La cultura letteraria nazionale trova, dunque, alla BnF, uno spazio notevole. Occorre rimarcare come non tutto si trovi in questa biblioteca, giacché fondi importanti sono situati presso biblioteche municipali e universitarie o, per il contemporaneo, all’IMEC di Caen, ma, nonostante ciò, i fondi d’archivio della BnF rappresentano il nucleo centrale del patrimonio documentario nazionale, in ambito letterario; un patrimonio di base a cui si associano interpretazioni e narrazioni innovative, pensate per la didattica e la divulgazione, sia in loco, sia su un sito web ricchissimo di contenuti e approfondimenti da cui traspare un grande investimento nel campo delle digital humanities, che consente a un pubblico sempre più ampio di entrare nelle collezioni della biblioteca da casa, semplicemente utilizzando il proprio computer.
Sarebbe forse facile e retorico concludere richiamando una metafora della scrittrice francese Marguerite Yourcenar, secondo cui fondare biblioteche è come costruire « granai pubblici » da opporre a quello che definiva un «inverno dello spirito». Sarà piuttosto sufficiente ribadire che la BnF è il fulgido esempio di di una politica culturale di ampio respiro, che investe risorse sulla cura del patrimonio documentario e sulla sua fruibilità ed accessibilità, oltre che sulla sua divulgazione, con uno sguardo sempre aperto sul futuro.
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