Nell’autunno 1606 Caravaggio approdava a Napoli in fuga da Roma, dove era stato condannato per l’omicidio di Ranuccio Tomassoni. Una delle prime testimonianze documentarie a noi note della sua presenza in città, datata 9 gennaio 1607, è il saldo della somma di 400 ducati “per prezzo d’un quadro” consistente nella pala per l’altare maggiore della chiesa del Pio Monte della misericordia. La grande tela e l’attestazione del relativo pagamento sono tuttora conservati presso il committente, istituzione fondata nel 1602 da sette nobili napoletani che fin dall’anno precedente si riunivano presso l’Ospedale di Santa Maria del popolo degli Incurabili per prestare opera cristiana di assistenza e beneficenza.

Caravaggio Misericordia

Caravaggio, Sette opere di misericordia, 1606-1607, Napoli (particolare).

La storia critica del dipinto riflette in maniera esemplare le complesse e alterne fortune di Caravaggio che hanno dato vita, dopo oltre trecento anni di oblio, a una sterminata bibliografia pubblicata in un lasso di tempo brevissimo, e a numerose esposizioni, tra le quali sembra qui opportuno ricordare la mostra documentaria “Caravaggio a Roma. Una vita dal vero”, organizzata presso l’Archivio di Stato di Roma nel maggio 2011, che ha presentato, in un fertile colloquio con alcuni dipinti, documenti inediti e testimonianze mai mostrate al pubblico provenienti dai fondi dell’Archivio stesso.

Lo spaccato di realtà appena descritto, in cui documenti d’archivio, opere d’arte e testimonianze bibliografiche si intrecciano indissolubilmente, costituisce un esempio rappresentativo di quel continuum che è il bene cultuale più prezioso, peculiare e capillarmente diffuso del nostro Paese. Le componenti aggregate di questo patrimonio la cui sedimentazione è avvenuta fin dall’origine in forma interconnessa, fino ad ora descritte separatamente secondo criteri anche molto sofisticati ma troppo spesso confinati ciascuno nel proprio ambito disciplinare, trovano oggi un punto di contatto, di scambio e di accesso unico e condiviso sia a livello di elaborazione delle descrizioni che di recupero e restituzione dei dati all’utenza in MetaFAD, la prima piattaforma open source per la descrizione integrata del patrimonio culturale.

Il sistema, presentato a Roma il 30 marzo 2017, è attualmente in uso presso cinque istituti culturali privati napoletani che si distinguono per la varietà tipologica, tematica e per l’ampia estensione cronologica del patrimonio culturale in essi conservato. Fra questi, i più antichi sono il Pio Monte della misericordia e la Cappella del tesoro di San Gennaro, la cui costruzione si deve alla nomina, il 5 febbraio 1601, di una commissione laica cui venne affidato il compito di promuovere la realizzazione di una nuova Cappella nel Duomo di Napoli dedicata al culto del Santo patrono. Ai due enti si affiancano la Società napoletana di storia patria, istituita nel 1875 per promuovere studi di storia e storiografia del Mezzogiorno, l’Istituto italiano per gli studi storici, fondato nel 1946 da Benedetto Croce, e la Fondazione biblioteca “Benedetto Croce”, costituita nel 1955 dagli eredi con lo scopo di assicurare la conservazione e l’uso della biblioteca del filosofo nella sua sede originaria.

Nel 2013 questi cinque enti, riuniti nel Polo digitale degli Istituti culturali di Napoli, decidono di destinare ad un progetto condiviso i fondi europei assegnati a ciascuno di essi dalla Regione Campania per la “Digitalizzazione e messa in rete di archivi [storici] e biblioteche [storiche] pubblici e privati” (POR-FESR 2007-2013). La collaborazione si estende negli anni successivi ai tre istituti centrali del MiBACT –ICAR, ICCD e ICCU- cui il decreto ministeriale 7 ottobre 2008 aveva confermato compiti di elaborazione di strumenti descrittivi dei beni culturali oggetto dei tre domini resi interoperabili da MetaFAD. Il Polo commissiona così a GruppoMeta, già partner tecnologico del MiBACT per la realizzazione dei due progetti europei MOVIO e Museo&Web, un sistema di gestione integrata dei beni conforme agli standard descrittivi di settore, in grado di alimentare e di essere alimentato dai principali aggregatori nazionali ma anche di gestire servizi per la pubblicazione, la fruizione online e l’e-commerce delle risorse digitali.

La giornata del 30 marzo è stata suddivisa in presentazione generale di MetaFAD da parte degli Istituti centrali coinvolti (sessione mattutina presso la Sala Spadolini del Collegio Romano) e workshop tecnico sulle funzionalità del sistema (sessione pomeridiana presso la sede dell’Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi). Il fulcro della presentazione, introdotta dal saluto istituzionale del direttore generale Biblioteche e istituti culturali, Rossana Rummo, è consistito nelle riflessioni critiche dei direttori dei tre Istituti centrali – Simonetta Buttò per l’ICCU, Stefano Vitali per l’ICAR, Laura Moro per l’ICCD – sull’impatto delle nuove tecnologie, e di MetaFAD in particolare, sui domini di rispettiva competenza. La ricostruzione della genesi del progetto e del software modulare che ne consente la realizzazione sono state delineate rispettivamente da Gianpaolo Leonetti, per il Polo digitale degli Istituti culturali di Napoli, e da Luigi Cerullo, responsabile scientifico ICCU, con Paolo Ongaro, AD GruppoMeta. Il workshop tecnico, aperto dal direttore dell’ICBSA, Massimo Pistacchi, ha invece offerto una panoramica generale su MetaFAD a cura di Luigi Cerullo, Gabriella Contardi (ICCU) e Maria Teresa Natale (ICCU), per approfondire poi l’analisi della piattaforma tecnologica grazie al contributo del Team di sviluppo GruppoMeta, e la gestione dati nei tre domini descrittivi previsti dal sistema: bibliografico a cura di Carla Scognamiglio e Cristina Mataloni per l’ICCU, archivistico a cura di Antonella Mulè e Costantino Landino per l’ICAR, storico artistico a cura di Maria Letizia Mancinelli e Antonella Negri per l’ICCD.

Per quanto riguarda il dominio archivistico, i cui moduli descrittivi sono stati elaborati con la consulenza dell’ICAR, una delle principali novità di MetaFAD consiste nel recepimento di RiC-CM (Records in Contexts – A Conceptual Model for Archival Description) che si propone di integrare gli standard descrittivi esistenti, aggiornandone la prospettiva sulla base degli sviluppi che hanno caratterizzato negli ultimi tempi le riflessioni e la pratica archivistica fornendo, al tempo stesso, i presupposti per una applicazione al mondo archivistico delle tecnologie del web semantico. RiC-CM rilasciato in bozza dall’Expert Group on Archival Description dell’ICA nel settembre 2016, è stato oggetto, il 31 marzo scorso, di una giornata di studio promossa dall’ICAR e dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche. L’Istituto, in particolare, ha contribuito ad articolare gli archivi di autorità di enti, persone e famiglie in base a livelli descrittivi differenziati: il primo, fortemente strutturato, nel quale confluiscono tutti gli elementi che definiscono l’identità dell’entità descritta; il secondo, di natura maggiormente descrittiva, differenziato a seconda del ruolo svolto dall’entità in relazione alla documentazione con cui è in rapporto (conservatore, produttore, etc.). La scheda contenente gli elementi identificativi dell’entità può essere utilizzata anche come strumento di produzione di indici dei nomi di organizzazioni, istituzioni, enti, persone e famiglie, che si affiancano ad altri indici, quali ad esempio, quello dei luoghi. Il tracciato dei complessi archivistici (fondo, serie, sottoserie, etc.) proposto dall’ICAR è largamente ispirato a quello dei sistemi informativi archivistici nazionali, in primo luogo il Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, all’interno del quale dovranno confluire in futuro, per la loro natura giuridica di archivi vigilati, le descrizioni dei complessi conservati negli Istituti culturali promotori del progetto. Per quanto concerne le descrizioni di unità archivistiche e unità documentarie, si è optato per tracciati modulari che consentano di descrivere non solo documentazione tradizionale ma anche specifiche tipologie largamente presenti negli istituti che conservano documentazione contemporanea, quali fotografie, lettere, mappe, piante, pergamene, registrazioni audio e video.

Nell’ottobre 2016 l’ICAR ha inoltre firmato una convenzione con il Polo digitale degli Istituti culturali di Napoli sulla base della quale si impegna a fornire consulenza scientifica e assistenza, sia nella fase di migrazione dei dati sulla nuova piattaforma, che nella impostazione e realizzazione dei progetti di descrizione e digitalizzazione del patrimonio archivistico conservato da ogni singolo Istituto. In generale, l’obiettivo è favorire, attraverso l’adozione diffusa di questo nuovo sistema di gestione integrato da parte di enti pubblici e privati, come ad esempio enti locali e università, la realizzazione di quegli interventi di tutela e di valorizzazione del patrimonio archivistico, storico artistico e bibliografico disperso e a rischio di sopravvivenza, affinché possa essere finalmente ordinato, descritto, digitalizzato e restituito alla pubblica fruizione. Si tratta, come ha detto Stefano Vitali nel suo intervento, di ricostruire il “contesto storico comune” di questi oggetti per agevolarne la ricollocazione in una “dimensione storica, che è anche una dimensione di storie” idonea a “produrre nuova conoscenza” attraverso la ri-contestualizzazione culturale delle sue testimonianze.

L’auspicio è che la piattaforma MetaFAD, con l’elevato indice di personalizzazione delle funzionalità che la caratterizza e la licenza open source con cui viene rilasciata da aprile 2017, possa rendere autonomi dal punto di vista informatico gli istituti culturali che la adottano, suscitando al contempo, anche grazie all’impiego dei fondi europei investiti nel progetto, una buona ricaduta occupazionale – non in forma di volontariato ma di prestazione lavorativa adeguatamente formalizzata e retribuita – per tutti quei professionisti (archivisti, storici dell’arte, bibliotecari, catalogatori di beni culturali, etc.) indispensabili per attuare gli ambiziosi progetti resi finalmente possibili dall’impiego di un sistema di gestione integrata.
Il portale del Polo digitale degli Istituti culturali di Napoli verrà reso pubblico il 2 maggio 2017.

L’autrice dell’articolo esprime un vivo ringraziamento alla dott.ssa Loredana Gazzara dell’Ufficio Quadreria e Archivio storico del Pio Monte della Misericordia.

Per saperne di più

Video e materiali della giornata di presentazione di MetaFAD, Roma, 30 marzo 2017, sono disponibili nella sezione Biblioteca on-line – Materiali e contributi del sito ICAR

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