Recentemente è stato pubblicato online il primo risultato di un articolato progetto di riordino, digitalizzazione e catalogazione dell’archivio filmico della cineasta tedesca Helga Fanderl. Un archivio costituito a oggi da un corpus di oltre novecento film in Super8, i cui originali sono depositati e conservati presso il Deutsches Filminstitut, DIF e.V. Filmarchiv Wiesbaden (Germania).

Helga Fanderl a Toronto nel 2010

Helga Fanderl, Toronto 2010 (foto di John Porter).

Il progetto ha visto coinvolte diverse istituzioni europee per la sua realizzazione, il Lichtspiel-Kinemathek Bern (Svizzera) e lo Stiftung Kunstfonds-Bonn (Germania) in primis, e proseguirà nel corso del 2017 con la realizzazione di una pubblicazione in forma di catalogo ragionato e un’edizione in dvd allegata, che permetterà di far conoscere più approfonditamente il lavoro di questa autrice/artista.

Helga Fanderl (Ingolstadt, 1947), artista visiva e filmmaker indipendente, ha cominciato a realizzare i suoi “piccoli” film a metà degli anni Ottanta del Novecento ed è tuttora attiva sulla scena internazionale. Ha scoperto il formato Super8 e lo ha scelto come suo unico mezzo di espressione artistica. Un formato cinematografico generalmente associato al cinema familiare, ma che ha visto numerosi cineasti sperimentali e indipendenti della scena underground adottarlo come strumento espressivo d’elezione, a partire da quando, nel 1965, la Kodak lo introdusse sul mercato.

La manegevolezza e la semplicità d’uso del Super8, così come i costi contenuti (cineprese, pellicole, sviluppo) e la libertà espressiva che ne consegue, hanno permesso a Helga Fanderl di costruirsi una poetica specifica e tutta sua, al di fuori da ogni logica produttiva tradizionale, perlustrando e catturando emozionalmente alcuni momenti del suo quotidiano, e realizzando così una mole consistente di brevissimi film che altro non sono che innumerevoli sguardi sul mondo filtrati e fissati sulla pellicola di formato ridotto. Poesie visive a colori e in bianco e nero, della durata media di due-tre minuti, haiku visivi, come spesso sono stati definiti, che colpiscono per la loro immediatezza e sintesi espressiva. Montaggio in camera e durata breve sono elementi costitutivi del suo cinema, così come una personale trasfigurazione del reale, data dal ritmo e da una concentrazione che penetra dritta nell’anima delle cose che filma. A partire da questi innumerevoli e peculiari sguardi’ Helga Fanderl compone per ogni singola proiezione programmi appositi, con accostamenti di film sempre diversi, spesso da lei chiamati Constellations (Costellazioni), in cui costruisce un itinerario visivo ogni volta inedito e sorprendente, attraverso il quale immergersi nella sua particolare Weltanschauung.

Ma torniamo all’Archivio. Novecento film girati nel formato ridotto Super8, dalla metà degli anni Ottanta a oggi. Un percorso archivistico che ha visto lavorare assieme e contemporaneamente un’archivista, italiana, e l’autrice stessa dei film, tedesca, un archivio di conservazione tedesco, un laboratorio di restauro e digitalizzazione svizzero, un’istituzione tedesca che ha supportato finanziariamente il progetto.
L’intervento di salvaguardia ha visto susseguirsi una serie di tappe che hanno portato in primo luogo alla stesura di un elenco di consistenza di tutto il materiale esistente, seguito dal trasferimento delle stesse pellicole originali presso il Lichtspiel-Kinemathek Bern, a Berna, dove si è intervenuti con operazioni di restauro conservativo e successiva digitalizzazione di tutti i film, con la costante supervisione della stessa Fanderl. Una volta ottenute le copie digitali si è proceduto alla catalogazione sintetica di ogni singolo film, e attraverso l’accesso alle pellicole nella loro veste digitale, ora conservate e protette in un dispositivo di memoria elettronica, è stato poi possibile ricostruire, con la partecipazione essenziale dell’autrice, la cronologia di tutto il lavoro di Fanderl come pure il suo percorso artistico-espressivo e la sua storia archivistica.
Ne risulta un archivio digitale, attraverso il quale è possibile esplorare e approfondire la poetica e l’opera di una filmmaker, nota nell’ambito molto ristretto del cinema underground e sperimentale, il cui lavoro risultava in larga parte inaccessibile anche a coloro che la seguono da diversi anni. Le proiezioni dei suoi film sono infatti sempre esclusivamente in pellicola e in sua presenza, oltre al fatto che a ogni proiezione le “composizioni” presentate sono ogni volta diverse.
Nella prospettiva di una pubblicazione critica ed esauriente in forma di catalogo ragionato, come tappa intermedia si è proceduto alla definizione di una modalità di fruizione digitale e alla conseguente realizzazione di un sito web, concepito come primo punto di accesso al suo archivio e alla sua poetica. Si è arrivati così nella primavera del 2016 alla pubblicazione del sito, da considerarsi come una finestra sul mondo espressivo di Helga Fanderl.

In definitiva un progetto in progress di recupero archivistico e di valorizzazione di un archivio filmico di estrema fragilità e pressoché sconosciuto, che si è attivato proprio rilevando l’urgenza di salvaguardare un patrimonio altrimenti votato all’invisibilità, sia per la fragilità dei supporti che per le modalità stesse di presentazione.
L’intervento di salvaguardia è stato di estrema utilità per la stessa cineasta, la quale ha potuto ristabilire un contatto con molti dei suoi film, la maggior parte dei quali visionati una sola volta dopo averli girati e sviluppati. Come molti altri filmmaker infatti, per proteggere i suoi film dall’usura derivante dai numerosi passaggi della pellicola nel proiettore, Fanderl proietta solo copie dei suoi film duplicati nello stesso formato Super8, o più di recente nel formato 16mm. Considerando che solo di un terzo della sua produzione esiste una copia in pellicola proiettabile, tutto il resto giaceva da anni solo sull’emulsione degli originali Super8, conservati presso il Deutsches Filminstitut, DIF e.V. Filmarchiv Wiesbaden e non agevolmente accessibili alla stessa autrice.

Questo lavoro costituisce un impulso e un modello a partire dal quale si stanno costruendo ulteriori interventi archivistici sul patrimonio filmico di cineasti indipendenti e sperimentali, tra i quali al momento Giuseppe Baresi (Milano) e Jaap Pieters (Amsterdam).

Per saperne di più

Dott.ssa Karianne Fiorini (curatrice del progetto) kariannefiorini@gmail.com
Il sito dell’archivio di Helga Fanderl

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