Premiazione del concorso Tracce di memoria, bandito dal Portale della Rete degli Archivi per non dimenticare (SAN), alla Camera dei Deputati.
Parla Vittorio Occorsio, che ha ereditato il nome del nonno, il magistrato ucciso dai neofascisti di Ordine Nuovo (Roma, 10 luglio 1976): «Manca ancora una memoria pienamente condivisa dei cosiddetti anni di piombo. È necessario che quella stagione venga affrontata nei programmi scolastici e universitari. Serve, il racconto che i nostri padri possono e debbono farci, in risposta all’infiacchimento dello spirito civico e al senso di estraneità alla politica. È un racconto che pesa come il piombo di quegli anni, ma che nessuno di noi può rifiutarsi di sentire e che ognuno ha l’obbligo di tramandare. Diversamente, si vanificherebbe il sacrificio di mio nonno e di molti altri e si rischierebbe di perdere le prossime battaglie. Come Enea con Anchise: il peso dei padri incombe sui figli e tenere vivo il ricordo di quegli anni è un onere che può essere assolto mediante un sodalizio intergenerazionale, perché, come diceva Virgilio, “dovunque cadranno le sorti, uno e comune sarà il pericolo, una per ambedue la salvezza”: questo, secondo me, è il senso della memoria».
Il 9 maggio 2016, Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi (il 9 maggio, nel 1978, fu ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Br), nell’Aula della Camera dei deputati, si è tenuta la premiazione della seconda edizione di Tracce di memoria. Il concorso viene bandito dalla Rete degli archivi per non dimenticare attraverso il suo Portale, che fa parte del Sistema Archivistico Nazionale (SAN), con la collaborazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Tracce di memoria è parte del progetto della Rete, che ha l’obiettivo di raccogliere, conservare, valorizzare e divulgare un vasto patrimonio archivistico e informativo – cartaceo, audio, video, fotografico – sui temi legati al terrorismo, alla violenza politica e alla criminalità organizzata: uno stimolo alla rielaborazione creativa della memoria di un passato recente poco studiato a scuola. Il Portale si trasforma in uno strumento didattico che può essere utilmente impiegato dagli studenti per imparare a maneggiare le fonti d’archivio. I risultati del loro lavoro entrano a loro volta a far parte delle risorse offerte dal Portale.
Il 9 maggio, tra i parenti delle vittime, oltre a Vittorio Occorsio, hanno preso la parola Giorgio Bazzega, figlio del maresciallo Sergio Bazzega, morto in séguito a uno scontro a fuoco con il brigatista Walter Alasia (Sesto San Giovanni, MI, 15 dicembre 1976); Massimo Coco, figlio di Francesco Coco, il primo magistrato a essere ucciso dalle Br (Genova, 8 giugno 1976); Lorenzo Conti, figlio di Lando Conti, sindaco di Firenze nel biennio 1984-1985, ucciso dalle Br-Pcc (Firenze, 10 febbraio 1986). Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, hanno premiato gli studenti del concorso. Tra le cose di cui serbare memoria, v’è anche il fatto che il Presidente Mattarella è il fratello di Piersanti Mattarella, ucciso nel gennaio del 1980 dalla mafia.
La memoria è l’ingranaggio di una catena di trasmissione che, nella condivisione, tenta di creare un legame tra i giovani e coloro i quali, molti anni fa, sono stati protagonisti di eventi che hanno non soltanto sconvolto per sempre la loro esistenza, ma hanno anche segnato la storia del Paese e il sentire collettivo. Le parole di Massimo Coco hanno riverberato con grande umanità questo concetto: «Voglio condividere con i ragazzi e le ragazze qui presenti l’orgoglio di essere stato educato ai valori della democrazia: tra di loro c’è anche mio figlio Francesco, che ha 12 anni, e che sperava in un giorno di vacanza. Gli ho spiegato che non sarebbe stato così, perché oggi saremmo stati tutti insieme a lezione, tutti quanti a lezione di memoria. Gli ho spiegato che la memoria è una materia difficile ma obbligatoria, perché è una materia da cui non si smette mai di imparare qualcosa».
Il lavoro sui documenti d’archivio è la parte fondamentale di quella catena di trasmissione. Anche in questo modo, Tracce di memoria ha voluto avvicinare giovani e giovanissimi studenti alla storia. «Abbiamo imparato che i luoghi in cui viviamo portano ancora delle ferite: la storia diventa più complessa di prima, piena di sfumature – ha detto Anna Tonelli, III media, istituto comprensivo n. 4 “Alfredo Panzini” Bologna –. Non c’è più una realtà fatta di bianco e di nero. Sappiamo, ora, per esempio, che i familiari delle vittime della strage di Bologna sono ancora in attesa di risposte, cioè di giustizia. Il progetto elaborato a scuola ci ha permesso di affrontare e capire meglio che questa storia ci riguarda ancora».
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