A partire dal 2016 abbiamo avviato un progetto di raccolta di testimonianze di donne che hanno partecipato al voto del 2 giugno 1946, intitolato Senza Rossetto, in riferimento alla raccomandazione con cui si invitavano le elettrici a evitare di mettere il rossetto sulle labbra per non lasciare tracce sulla scheda che, dopo il voto, andava inumidita per essere chiusa, pena l’invalidazione.

Il progetto è stato promosso da Regesta.exe, che lo ha sostenuto per tutto il corso dei tre anni, con la partecipazione della Fondazione AAMOD.
Le testimonianze delle donne, che, prime in Italia, hanno avuto il diritto di voto, in base al decreto luogotenenziale del 1 febbraio 1945, n. 23, sono raccolte attraverso videointerviste, registrate dalle autrici insieme a un’operatrice o un operatore, generalmente nelle case delle testimoni, durante un singolo incontro, per un tempo medio di circa due ore. La provenienza geografica delle 28 donne incontrate finora copre buona parte del territorio nazionale; varia è anche la loro condizione sociale e lavorativa. Non è stata condotta alcuna selezione sui soggetti da intervistare, né si è fatto riferimento a specifici contesti politici o associativi, avendo il progetto, come obiettivo, il racconto dell’esperienza personale di chi è stata protagonista di un evento così significativo nella formazione dell’identità nazionale e della emancipazione femminile, nonché il senso che ciascuna di loro ha attribuito alla propria partecipazione al voto ed al nuovo ruolo acquisito, tanto nella sfera pubblica quanto in quella privata. Attraverso i loro racconti le testimoni ripercorrono la propria infanzia e la propria giovinezza, vissute sullo sfondo del fascismo e della guerra, descrivono il dopoguerra e la ricostruzione, il voto del ’46 e quelli degli anni successivi, affrontano temi di attualità e offrono riflessioni e considerazioni su temi personali e generali.

A ragione del tempo a disposizione per la realizzazione delle videointerviste, si è scelto di procedere privilegiando la tecnica dell’intervista semistrutturata, caratterizzata da un grado minimo di direttività (una traccia fissa che prevede le stesse domande per tutte le intervistate) e, allo stesso tempo, dalla libertà di procedere secondo il ritmo, le modalità e le strategie discorsive che ognuna privilegia, nonché dall’introduzione di temi e argomenti che possono emergere dalle risposte date. La conduzione dell’intervista, dunque, segue le variazioni imprevedibili dovute alle diverse narrazioni che ne derivano, adeguandosi alla peculiarità di ciascuna situazione specifica. Si è deciso, inoltre, di costruire una micro scenografia all’interno dell’ambiente in cui ciascuna ha scelto di essere intervistata, sistemando fotografie incorniciate su un tavolino posto lateralmente alla stessa che, seduta, viene inquadrata frontalmente alla videocamera e a noi intervistatrici. Infine, le riprese riguardano anche lo spazio abitato (inteso come luogo del sé) e da noi (intervistatrici e operatrice/operatore) attraversato e “contaminato”, oltre agli oggetti presenti in esso.
Le videointerviste entrano a far parte di una banca dati, dove una scheda dedicata al singolo incontro, con i dati relativi alla data ed ai soggetti coinvolti (intervistata, intervistatrici, operatori/operatrice) dà accesso al montaggio dell’intervista, “ripulita” dai momenti ritenuti lesivi e/o imbarazzanti per l’intervistata (che parla in un ambiente protetto ed intimo), editata in alcuni passaggi ed espunta delle domande, allo scopo di costruire una narrazione fluida, mantenendo, però, la traccia dell’origine dialogica dell’incontro intervistata/intervistatrici. Ogni intervista è descritta per segmenti, corredati dalla trascrizione integrale e indicizzati per temi, parole chiave, luoghi, per consentire una navigazione attraverso i diversi “tagli” tematici delle interviste. L’archivio conserva, inoltre, la registrazione grezza del girato, accessibile previa richiesta con autorizzazione. A ogni scheda/intervista è collegata una scheda di authority dedicata alla intervistata, che rende disponibili gli eventuali documenti – fotografie di famiglia, diari, materiali dell’archivio personale e familiare – messi a disposizione, durante o dopo l’incontro, dalla stessa o dai familiari.

Per la gestione delle informazioni descrittive e l’accesso agli allegati digitali (videointerviste, documenti, fotografie) è stata utilizzata la piattaforma documentale open source xDams, già da tempo adottata tra gli altri dall’Archivio storico dell’Istituto Luce e da quello della Fondazione Aamod (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico). L’archivio delle videointerviste sarà pubblicato entro l’estate sul sito del progetto (www.senzarossetto.net), dove si possono consultare le schede personali delle intervistate, corredate da una breve clip video e da parte dei materiali disponibili.
Attraverso le videotestimonianze raccolte sono stati realizzati nel corso del 2016 tre cortometraggi, tutti accessibili sul sito: ad uno di questi, presentato al Festival internazionale Cinema e Donne di Firenze del 2016, una giovanissima giuria di 300 studenti ha assegnato il Premio Anna Magnani. Alla fine del 2018 è stato completato il documentario Senza Rossetto (b/n e colore 52’, regia Silvana Profeta, montaggio Milena Fiore, produzione Regesta.exe in collaborazione con la Fondazione Aamod) che si avvale anche di materiali di repertorio resi disponibili dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, dall’Archivio Luce Cinecittà e da fondi filmici privati. Il film lavora sulla costruzione dell’immaginario femminile intorno agli anni che precedono il 2 giugno 1946, raccogliendo storie di donne, le une in relazione reciproca e dinamica con le altre, capaci di farsi racconto all’interno di una narrazione non-lineare che procede a ritmi alternati sfruttando contenitori e linguaggi diversi e che vuole interrogare, riattivare e ricomporre memorie intime e private, spesso ritenute irrilevanti o inaffidabili ma che costituiscono le tracce vive della “grande storia”, che pretende di essere scienza obiettiva e lineare. Il documentario nasce dall’esigenza di seguire queste tracce e di costruire una trama tessuta con i frammenti ottenuti attraverso il taglio delle testimonianze, per ricomporli all’interno di una narrazione complessa e polifonica. Una narrazione che si alimenta d’ immagini visive personali e d’archivio, così come di musiche, che fanno da sfondo, in modo onirico ed evocativo, ad un tempo contratto tra passato, presente ed oblio.

La realizzazione del film non costituisce certo la conclusione del progetto. Le proiezioni di questi mesi, prima nel corso dell’edizione 2018 del festival Cinema e Donne, successivamente all’Aamod e poi, tra le altre, all’Archivio centrale dello Stato e alla Casa della memoria di Roma, gli incontri per la visione con gli studenti presso alcuni istituti romani sono state anche l’occasione per ampliare la rete delle persone da intervistare: nuovi incontri e testimonianze stanno già arricchendo la nostra banca dati. La prossima pubblicazione dell’archivio e la disponibilità delle interviste ci auguriamo possano servire alla costruzione di nuovi “racconti”, sui diversi temi (dal lavoro alla famiglia, alla guerra) che tutte le donne che abbiamo incontrato hanno affrontato nelle loro testimonianze.

Per saperne di più
Per concordare proiezioni e incontri sul film Senza Rossetto: senzarossetto@regesta.com
Per essere aggiornati su proiezioni e novità del progetto: pagina Facebook facebook.com/senzarossetto

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