Anche gli archivi rivelano (a chi ha ancora voglia di conoscere la verità) i momenti più bui della nostra storia, comprese le discriminazioni, le limitazioni dei diritti e le persecuzioni. Della parola razza tante carte presenti nei nostri archivi non sono purtroppo ignare, come si vede dai documenti che qui si pubblicano.

Il concetto di razza applicato alla diversità genetica umana continua oggi a fare discutere scienziati di tutto il mondo, nonostante sia ormai quasi unanimemente dimostrato quanto sia scorretto dividere l’intera specie in diversi “gruppi” caratterizzati per esempio dal colore della pelle o dalla struttura dei capelli.

Nella Dichiarazione sulla razza e i pregiudizi razziali (Declaration on Race and Racial Prejudice – E/CN.4/Sub.2/1982/2/Add.1, annex V, 1982) della Conferenza Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Parigi, 27 novembre 1978), si parla molto chiaramente: «Tutti gli esseri umani appartengono alla stessa specie e provengono dallo stesso ceppo» (art. 1); «Ogni teoria che, sostenendo la superiorità o l’inferiorità intrinseca di gruppi razziali etnici, assegna agli uni il diritto di dominare o eliminare gli altri, presunti inferiori, o che fonda criteri di valore su una differenza razziale, non ha alcun fondamento scientifico ed è contraria ai principi morali ed etici dell’umanità» (art. 2).

Cenni sull’origine della parola razza
L’origine della parola è controversa. Così come il suo uso. Deriverebbe (rimaniamo nell’àmbito delle probabilità) dal francese antico haraz o haras ‘allevamento, mandria di cavalli selezionati’ da cui, con il tempo, si “sposta” la parte iniziale della parola, per andare a formare la razz(a). Sembra oggi superata l’ipotesi di razza come continuazione del latino generatio (‘generazione’), che perde le due sillabe iniziali, o di ratio ‘natura, qualità’. Anche perché, in italiano, nel Duecento, la prima traccia di questa parola era al maschile (razzo) e riguardava proprio il mondo equino, cioè le razze di cavalli.

Altri usi
Nel mondo animale e vegetale, razza indica, all’interno di una stessa specie, un insieme caratterizzato da tratti omogenei, che restano inalterati nelle generazioni successive: razza ovina, caprina, equina; razza di pomodori, di cereali, di rose. Per quanto riguarda gli animali, ci sono razze in via di estinzione, che rischiano quindi di scomparire dal nostro pianeta. Più difficile il pericolo di estinguersi per gli animali di razza pura o pregiata (o solo di razza): cane, gatto, cavallo di razza. «È ovvio che il cane di razza, il quale non è se non il prodotto tipico di una lunga e laboriosa selezione […] non si può gonfiarlo di zuppa e pan bagnato, come un cagnaccio qualunque»: Carlo Emilio Gadda (1893-1973), Novelle dal ducato in fiamme, 1953. Un cavallo di razza, oltre ad essere un purosangue, in uso figurato è una persona con evidenti qualità, che eccelle nel lavoro, in politica, in àmbito artistico ecc. Sempre riferito a persone, con la locuzione di razza ci si riferisce a qualcuno che presenta qualità molto positive nelle attività che svolge: poeta, giornalista, atleta, politico di razza.

Nella lingua comune, a lungo e purtroppo talvolta ancora oggi, riferendosi agli esseri umani, con la parola razza si intende un insieme di individui che presenta tratti somatici superficiali simili o omogenei: razza africana¸ caucasoide, bianca: «”Anch’io sono un bravo ragazzo” dicevo “e mi fa piacere pensare che siete venuti voi dall’America a migliorare la razza italiana. Senza di voi, quelle povere nane sarebbero rimaste zitelle”»: Curzio Malaparte (1898-1957), La pelle, 1949.

Nel 1932, il filosofo e storico Benedetto Croce aveva utilizzato razzismo come sinonimo di etnicismo: «Non coltivò la Germania nessun pensiero del genere che non fosse coltivato altrove, sebbene, conforme a certe sue tradizioni, carezzasse in particolare l’etnicismo o razzismo e attribuisse l’attivismo al germanismo». 

Con significato più ristretto, razza significa ‘stirpe, famiglia, discendenza’: siamo una razza di gente onesta; il tuo amico appartiene alla razza dei maleducati. «”Il giovane Aliseo, lo conoscete, no? […], famiglia onorata, buona razza, di forte braccio e di più forte lena […]”»: Vincenzo Consolo (1933-2012), Nottetempo per casa, 1992.

Molto comune l’uso di razza nell’accezione di ‘sorta, genere, tipo’, perlopiù in senso spregiativo e seguito dalla preposizione di: ma che razza di film vedi?,non uscirò più con quella razza di cretini che frequenti; che razza di modi sono questi? «L’altro scoppiava a ridere: “Eh… che razza di storie mi viene a raccontare! Ad un altro le vada a raccontare, non a me…”: Alberto Moravia (1907-1990), Racconti, 1952. «Rialzai lo sguardo nello specchio e chiesi ai miei occhi di lupo che razza di uomo fossi mai diventato»: Margaret Mazzantini, Non ti muovere, 2001.

I più recenti studi di genetica dimostrano l’infondatezza scientifica della divisione in “razze” dell’umanità. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e porre l’accento sulla drammatica attualità del razzismo, sono purtroppo ancora necessarie iniziative come la Giornata mondiale contro il razzismo, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Fu scelto il 21 marzo in ricordo del massacro di Shapeville del 1960, la giornata più sanguinosa dell’apartheid in Sudafrica, quando 69 manifestanti che protestavano pacificamente contro le leggi razziste vennero uccisi dalla polizia.

L’ideologia

Il significato di razzismo è legato alla concezione dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente superiori ad altre. Pertanto il razzismo è un insieme di orientamenti ideologici e di atteggiamenti che giustificano la supremazia di un’etnia sulle altre e le politiche discriminatorie e persecutorie attraverso le quali si intende garantire la “purezza” di una razza e il predominio della razza superiore.

Il nazionalsocialismo fu il primo movimento politico che mise al centro della propria ideologia il razzismo: gli Ebrei divennero la “razza nemica” per eccellenza e furono sterminati a milioni. «Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ribadisce che “l’Olocausto, che provocò l’uccisione di un terzo del popolo ebraico e di innumerevoli membri di altre minoranze, sarà per sempre un monito per tutti i popoli sui pericoli causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio”» (UNICRI – United Nations Interregional Crime and Research Institute).

Il Fascismo si allineò con l’ideologia razzista attraverso l’emanazione delle cosiddette “leggi razziali”. «Dal 5 settembre 1938 avrebbe preso avvio la serie di regi decreti tramandati alla memoria storica come “leggi razziali”, l’ultimo dei quali emanato il 29 giugno 1939; lasciatosi alle spalle il razzismo “spirituale”, fondato sulla mitizzazione dell’antica Roma […], il Duce si era definitivamente convertito al razzismo “biologico” del nazionalsocialismo»: L’itabolario. L’Italia unita in 150 parole, a cura di Massimo Arcangeli, 2011.

«Le sorti del Novecento non sono state magnifiche e progressive. Ma se mi chiedo quali sono le parole che più hanno segnato il secolo, tra le negative mi tocca indicare razzismo al principio, pulizia etnica alla fine»: Gian Luigi Beccaria, dalla Prefazione di Parole contro. La rappresentazione del “diverso” nella lingua italiana e nei dialetti di Federico Faloppa, 2004.

Con uso più ampio, la parola razzismo si usa per definire ‘ogni atteggiamento discriminatorio o manifestazione di intolleranza’. «La cattiveria verso chi è segnato dal marchio di portasfortuna è un razzismo peggiore del rifiuto dello straniero, perché mascherato, come ogni superstizione, da una pacchianeria sofisticata»: Claudio Magris, Microcosmi, 1997.

«La nostra guida francese ammoniva i visitatori di non usare la parola mafia a Little Italy. Era solo razzismo, e inutile, per giunta, perché quella non era Little Italy. Gli italiani se n’erano andati – erano scomparsi, si erano confusi e annullati nell’America che avevamo attorno»: Melania G. Mazzucco, Vita, 2003.

Il razzismo che, come si è visto, è un termine dal significato estremamente negativo, può essere associato ad aggettivi che ne peggiorano ulteriormente la connotazione: razzismo cieco, dichiarato, diffuso, becero, farneticante, implacabile, latente, pericoloso, profondo, radicato, strisciante, subdolo, velato, vergognoso, spietato, rozzo, sottile.

Ricerca iconografico-archivistica a cura di Dario Taraborrelli

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