Bruno Zevi (Roma 1918 - Roma 2000), architetto, accademico, storico e critico d’architettura di fama internazionale, è stato uno dei protagonisti della cultura italiana del secondo Novecento. In occasione del centenario della sua nascita, il Dipartimento di storia disegno e restauro dell’architettura di Sapienza Università di Roma, Facoltà di architettura, ha organizzato due giornate di studio (8 e 9 novembre 2018) dedicate al tema Bruno Zevi e la didattica dell’architettura.
Il suo interesse per l’arte e l’architettura si manifesta molto precocemente; come ricordato da Roberto Dulio, docente del Politecnico di Milano e storico dell’architettura: fin da quando frequentava il Liceo Tasso egli aveva manifestato l’intenzione di diventare uno storico dell’arte, volontà ostacolata però dal padre ingegnere, il quale voleva che il figlio svolgesse la sua stessa attività. Zevi, per contemperare i diversi desideri , sceglie di iscriversi ad Architettura, che ritiene “a metà tra arte e ingegneria”. Già da liceale Zevi collabora al giornalino della scuola, pubblicando articoli sull’architettura, tra i quali si rammenta A proposito di architettura, dal quale già emerge il suo personale punto di vista.
Nel 1939, a seguito delle leggi razziali, Zevi è costretto ad andare prima a Londra e poi negli Stati Uniti, dove si laurea in architettura presso la Graduate School of Design della Harvard University. Nel 1943 ritorna in Europa: prima a Londra, poi a Roma nel 1944. Qui partecipa alla lotta antifascista nelle file del Partito
d’Azione.
Nel 1948 Zevi pubblica il volume Saper vedere l’architettura (Torino, Einaudi, 1948) e inizia l’attività di accademico; è nominato professore di Storia dell’architettura presso l’Università di Venezia e nel 1963 presso l’Università La Sapienza di Roma – Facoltà di architettura.
Naturalmente non è possibile riassumere in queste righe la figura poliedrica di Zevi e la sua multiforme attività; un ruolo essenziale per lo studio della sua opera è svolto dalla Fondazione a lui intitolata – costituita nel 2002, dopo due anni dalla sua morte – che costituisce l’anello di congiunzione tra quello che è stato e ha rappresentato e ciò che è e rappresenta ancora oggi Zevi per la cultura sia italiana che estera.
Con provvedimento del 27 giugno 2002, la Soprintendenza archivistica per il Lazio ha dichiarato di notevole interesse storico l’archivio, che è conservato proprio dalla Fondazione. La documentazione, dopo un primo intervento di riordino sommario a cura di Roberto Dulio, è stata oggetto di un nuovo intervento di riordino ed inventariazione a cura della Soprintendenza, affidato a Vincenzo De Meo. L’inventario del fondo è stato presentato al pubblico nell’ottobre del 2006, in occasione della Giornata del contemporaneo ed è consultabile in SIUSA, insieme con le schede di descrizione.
La documentazione, complessa e varia (costituita da 375 fascicoli, 11 rotoli contenenti elaborati grafici e 55 album di documenti e fotografie), riguarda l’attività accademica, di architetto, di critico d’arte e di politico di Zevi, nonché la sua vita privata; il fondo restituisce un’immagine efficace del personaggio e proprio grazie al lavoro realizzato sull’archivio è stato possibile far emergere importanti testimonianze documentarie sui vari aspetti della sua vita e attività, come sottolineato anche nel convegno.
Dalla documentazione e, in particolare, dalle opere e dalle dichiarazioni di Zevi, emerge che un forte senso civile è alla base della sua attività di critico e di docente.
Parte di coloro che sono intervenuti nel corso delle due giornate di studio hanno ricordato con emozione Zevi “educatore” e la sua visione “illuminata” dell’università. Significativo al riguardo l’articolo pubblicato nel 1964 sulla rivista «Casabella», riguardante il dibattito in corso sull’insegnamento di architettura, in cui propone una riorganizzazione della Facoltà di architettura.
In particolare, Franco Mancuso dell’Università IUAV di Venezia, allievo di Zevi, ha ricordato come Zevi fosse stato uno dei primi a credere nel lavoro di gruppo e come cercasse continui contatti con lo studente, dal quale pretendeva grande impegno.
Inoltre, Antonella Greco e Piero Ostilio Rossi dell’Università la Sapienza di Roma hanno ricordato che il periodo in cui Zevi viene nominato professore alla Sapienza, nel 1963, coincide con gli anni in cui si interpreta in modo critico l’architettura classica; non a caso in quel momento si sta allestendo la mostra Michelangelo in prosa, inaugurata il 18 febbraio 1964, in concomitanza con la ricorrenza dei 400 anni dalla morte di Michelangelo.
Questi sono anche gli anni in cui Zevi si confronta con Paolo Portoghesi (Roma 1931-) e Manfredo Tafuri (Roma 1935 – Venezia 1994) relativamente ad una nuova visione dell’architettura. Ma sono anche gli anni dell’occupazione dell’università da parte dei movimenti studenteschi. L’8 febbraio 1968 Zevi pubblica sul giornale «Avanti» una lettera aperta al Rettore dell’Università di Roma, con la quale segnala l’urgenza di una riforma dell’università. La mancata riforma e il permanere dell’università in uno stato di degrado porteranno Zevi a dimettersi dall’insegnamento.
Zevi continuerà con l’attività di critico dell’arte fino alla sua morte, avvenuta nel 2000.
Per saperne di più
E. Reale, Archivi di architettura: dal progetto nazionale al Portale. Un bilancio
SIUSA
- Soggetto produttore Bruno Zevi
- Complesso archivistico Bruno Zevi
- Inventario dell’archivio
Protagonisti Bruno Zevi, in Portale Archivi degli architetti
Fondazione Bruno Zevi