Dopo lo scandalo dei documenti falsificati nel ministero delle finanze del governo giapponese, il direttore degli Archivi Nazionali del Giappone, Takeo Kato, è intervenuto sulla vicenda per rimarcare il ruolo cruciale degli archivi e degli archivisti in una società democratica.

La Costituzione giapponese conservata presso gli Archivi Nazionali del Giappone

Tra la primavera e l’estate del 2018 il governo giapponese, guidato dalla coalizione del primo ministro Shinzo Abe, è stato al centro di un grave scandalo relativo alla falsificazione di numerosi documenti pubblici per nascondere le responsabilità politiche in una controversa vendita di terreni dello Stato.

La vicenda risale all’inizio del 2017 quando venne venduto a prezzi molto bassi un terreno di proprietà pubblica a una scuola privata ultranazionalista, la Moritomo Gakuen, la cui dirigenza era molto vicina alla famiglia del primo ministro. Il caso è scoppiato dopo l’accertamento della falsificazione dei documenti della compravendita da parte del ministero delle finanze guidate da Taro Aso. Il ministro, a seguito della pubblicazione dei documenti, si è affrettato a presentare scuse ufficiali da parte dell’amministrazione e dopo i lavori una commissione di inchiesta e diverse interrogazioni parlamentari un importante funzionario dell’agenzia delle finanze giapponesi ha rassegnato le dimissioni assumendosi la responsabilità delle falsificazioni.

La notizia è stata ripresa dalla stampa internazionale e lo scandalo ha avuto un effetto notevole nell’opinione pubblica giapponese, destando preoccupazioni sulla possibilità del primo ministro Abe di ricandidarsi alla fine del 2018.

Lo scandalo è stato seguito anche da parte dell’amministrazione archivistica giapponese e il direttore degli Archivi Nazionali del Giappone (独立行政法人国立公文書館 Dokuritsu Gyosei Hojin Kokuritsu Kōbunshokan) Takeo Kato ha rilasciato una dura intervista alla testata «Japan Times» nella quale ribadisce come la corretta gestione e archiviazione dei documenti sia un indice del livello di maturità di una democrazia e critica le modalità con cui il governo ha affrontato lo scandalo.

Takeo Kato riflette su come in Giappone l’idea che la pubblicità degli atti e la loro archiviazione sono alla base del funzionamento della democrazia deve ancora essere assimilata da molti all’interno dell’amministrazione e di come sia mancata una diffusa cultura archivistica. Nel criticare questa mancanza di consapevolezza da parte dell’amministrazione ha anche detto che “il Giappone deve fare in 10 anni quello che Stati Uniti e Europa hanno fatto in 100” per dotarsi di una più efficiente struttura archivistica.

Lo scandalo dei documenti falsificati si inserisce in un più ampio contesto nel quale il Giappone si è dotato di una nuova legge archivistica nel 2009 volta a garantire la corretta conservazione della documentazione prodotta dalle amministrazioni pubbliche e rimarcando il valore degli archivi come pietra angolare di una società democratica dove ogni cittadino ha il diritto di accedere ai documenti. Negli ultimi due anni gli Archivi Nazionali del Giappone e gli archivi delle prefetture hanno più volte lamentato la scarsa attenzione da parte dell’amministrazione nel seguire le pratiche corrette di scarto e archiviazione della documentazione, suscitando l’interesse della stampa sul tema dell’accesso agli archivi.

Su questo tema il quotidiano «The Mainichi» ha pubblicato durante lo scorso agosto una serie di articoli riguardanti la cattiva gestione dei documenti pubblici e in particolare:

• “‘Deliberately’ obscure gov’t file names leave Japan’s National Archives at a loss“, 6 agosto 2018
• “At least 38 prefectural gov’ts have no system to release info on discarding official docs“, 9 agosto 2018
• “File on personnel, pay and media relations missing at Imperial Household Agency“, 17 agosto 2018

Anche per affrontare questa situazione nell’intervista al «Japan Times» Takeo Kato ha sottolineato come gli Archivi Nazionali del Giappone intendano iniziare una politica più attiva nella formazione degli archivisti giapponesi, e aumentare l’attuale organico dell’istituto portando a 150 archivisti attivi entro la realizzazione della nuova struttura dove verranno trasferiti gli Archivi Nazionali nel 2026.

Per saperne di più

Leggi l’intervista completa a Takeo Kato

Leggi la notizia riportata sul Financial Times

Il sito degli Archivi nazionali del GIappone

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