L'Europa custodisce un grande patrimonio culturale e naturale che è importante riferimento per la nostra identità ma può essere anche una risorsa economica. Deve quindi essere preservato, valorizzato e utilizzato, attività queste ormai imprescindibilmente legate allo sviluppo della tecnologia. Per affrontare queste tematiche in ambito internazionale e in particolare il tema della digitalizzazione di archivi e biblioteche o scorso giugno a Valladolid si è tenuto il seminario annuale del progetto CD-ETA Interreg Europe.

Archivio della Royal Chancery di Valladolid, foto dell’autrice

La digitalizzazione e le tecnologie digitali sono diventate ormai parte integrante della vita delle persone e dello sviluppo economico. Tuttavia, è noto che la maggior parte dei beni naturali e culturali sono per loro natura unici e fruibili solo nella loro sede naturale. Gli strumenti digitali possono offrire validi supporti per realizzare forme di fruibilità alternative da sviluppare insieme a quelle tradizionali. È questa una sfida comune per tutte le regioni d’Europa.

La digitalizzazione quindi non solo come una strategia di conservazione, ma anche come strumento di divulgazione e di uso. È necessario allora superare la fase pionieristica e sperimentale dei singoli progetti per andare verso un “modello globalmente definito” e condiviso.

Da questi presupposti è nato il progetto CD-ETA Interreg Europe il cui obiettivo dichiarato è “migliorare l’adozione delle politiche di digitalizzazione del patrimonio naturale e culturale e preparare l’attuazione delle migliori pratiche nelle regioni partecipanti, in base alle loro esigenze. L’attuazione di questo piano comune per i lavori di cooperazione a livello interregionale contribuirà a stabilire standard uniformi nella digitalizzazione del patrimonio naturale e culturale.”
Il progetto comprende otto partner appartenenti a sette paesi che dal 2016 hanno analizzato e confrontato molti progetti al fine di individuare delle linee guida che permettano un approccio globale a livello europeo, evitando forme di eccessiva frammentazione e dispersione degli sforzi. Il partner italiano è la Fondazione per la ricerca e l’innovazione di Firenze.

Uno dei compiti fondamentali del progetto CD-ETA è favorire scambi di esperienze e delineare politiche efficaci che garantiscano una ampia valorizzazione del nostro patrimonio e una buona amministrazione delle risorse, adottando al contempo la tecnologia digitale come strumento di crescita, competitività e occupazione.
Gli attori del progetto si propongono insomma di favorire lo sviluppo della digitalizzazione secondo le best practices condivise nel corso dei lavori, con l’auspicio che le Regioni coinvolte attueranno nuove iniziative nei propri territori con ricadute positive generali. La diffusione di standard e modelli comuni rappresenterà anche un contributo diretto all’attuazione della strategia per il mercato unico digitale in Europa.

Nell’ambito del progetto ad oggi sono stati organizzati cinque seminari tematici l’ultimo dei quali si è tenuto a Valladolid dal 19 al 21 giugno 2018 ed ha affrontato il tema della digitalizzazione di archivi e biblioteche, mentre i precedenti hanno preso in considerazione il patrimonio naturale, il patrimonio intangibile, i siti archeologici, i musei e le gallerie. Ogni seminario è stato preceduto da incontri locali con stakeholder territoriali e in Toscana questo incontro si è tenuto nel maggio scorso, con la partecipazione di rappresentanti di importanti realtà cittadine tra le quali Anai Toscana.

Il seminario tematico internazionale 2018 è stato coordinato dalla Fondazione Santa Maria la Real de Patrimonio Histórico ed ha previsto la visita a due importanti archivi spagnoli che stanno affrontando egregiamente le sfide della digitalizzazione: l’Archivio della Royal Chancery di Valladolid, con il suo laboratorio di digitalizzazione, e l’Archivio generale di Simancas. Nel complesso il seminario ha visto la presenza di oltre sessanta partecipanti provenienti da otto paesi europei (Bulgaria, Croazia, Estonia, Grecia, Italia, Romania, Spagna e Portogallo), che hanno condiviso le loro esperienze durante un incontro di tre giorni.

Il primo giorno i partecipanti sono stati accolti presso la sede dell’Archivo General de Castilla y León e la giornata si è chiusa al Museo di arte contemporanea Patio Herreriano

La seconda giornata si è svolta presso l’Archivo de la Real Chancillería de Valladolid e ha dato luogo ad un vero e proprio convegno aperto da Cristina Emperador, direttrice dell’Archivio ospitante, a cui sono seguite le relazioni degli otto partner di progetto e di quattro esperti in rappresentanza di importanti istituzioni spagnole riconosciute a livello internazionale per i loro progetti di digitalizzazione.

Alfonso Sánchez Mairena ha illustrato la strategia digitale della Direzione generale degli archivi spagnoli e il sistema informativo nazionale, sottolineando l’importanza della normalizzazione e degli standard. Ha illustrato la NEDA (Norma Española de Descripción Archivística) e ha fatto ampio riferimento ai Linked Open Data, agli standard internazionali e ai modelli descrittivi come RiC-CM. Ha poi presentato il portale degli archivi spagnoli PARES promosso dal Ministero dell’istruzione, della cultura e dello sport per la diffusione in rete del patrimonio documentario storico. Il portale, aperto e dinamico, offre accesso ad un grande patrimonio documentario ed è dotato di strumenti di navigazione che si rivolgono non solo allo specialista ma a qualsiasi cittadino. Il portale vuole essere da traino anche per altre realtà sia pubbliche che private. Nella relazione abbiamo colto una grande attenzione per gli applicativi mobili e per il multilinguismo.

Tra gli esperti c’era anche Isabel Bordes Cabrera che ha presentato l’esperienza della Biblioteca digital hispánica, una risorsa della Biblioteca nacional de España che fornisce accesso aperto e gratuito a migliaia di documenti digitalizzati. Permette la consultazione, la lettura e il download di libri editi tra il XV e il XIX secolo, manoscritti, disegni, incisioni, manifesti, fotografie, mappe, atlanti, stampe, riviste e registrazioni sonore. Si possono fare naturalmente ricerche trasversali su più tipologie di documenti attraverso l’uso di soggetti e parole chiave. Il progetto è stato avviato nel 2008 con finalità di valorizzazione e conservazione ed ha rivolto una forte attenzione alle politiche culturali europee ma anche alla collaborazione con altre biblioteche spagnole e latinoamericane

José Antonio Merlo Vega, direttore del Dipartimento di biblioteconomia e documentazione dell’Università di Salamanca, ha concentrato il suo intervento sul tema dell’accesso ai contenuti digitali delle biblioteche e delle raccolte elettroniche di documenti, facendo ampio riferimento anche ad esperienze con applicazioni mobili. Ci ha così fornito un quadro molto attuale della situazione distinguendo le procedure da seguire a seconda che si stia lavorando su collezioni proprie, risorse sottoscritte, contenuti aperti e risorse con limitazioni. Infine ha affrontato gli aspetti economici e commerciali della digitalizzazione.

Un altro degli esperti invitati era Xavier Agenjo Bullón, membro della Fondazione Ignacio Larramendi, un professionista con una lunga esperienza nella gestione di progetti di digitalizzazione che hanno visto collaborare le istituzioni pubbliche con società private. Nella sua conferenza ha ricordato le prime esperienze di informatizzazione del secolo scorso per arrivare ad illustrare progetti odierni di respiro internazionale. In questo percorso ha messo a fuoco l’importanza della scelta dei modelli descrittivi compatibili per archivi, musei e biblioteche. Infine ha affrontato il tema della salvaguardia e della conservazione del patrimonio digitalizzato.

Accanto agli esperti spagnoli ogni partner di progetto ha presentato un proprio ospite portavoce delle realtà locali. L’ospite della Fondazione organizzatrice è stata Cristina Jular Pérez-Alfaro, dell’Istituto di storia del Consejo Superior de Investigaciones Científicas, che ha parlato di alcune sue importanti esperienze di digitalizzazione di fonti e uso di strumenti multimediali, tra le quali la messa in rete della documentazione spagnola di epoca moderna dell’Archivio Segreto Vaticano e il progetto CRELOC (Clientela y Redes Locales en la Castilla medieval).

Per il distretto dell’Alta Ribera spagnola è stato illustrato il sistema regionale di archivi e biblioteche e il Piano di intervento della regione Valenciana, mettendo bene in evidenza gli aspetti tecnici del lavoro di digitalizzazione. Di rilievo la presentazione in 3D dell’edizione del 1605 del Don Quixote de la Mancha.

Per la Bulgaria era presente la direttrice dell’Archivio di Stato di Pleven che ha illustrato la situazione regionale mettendo in evidenza che il personale e le attrezzature non sono ancora pienamente sufficienti. Ha aggiunto però che stanno sviluppando un piano di intervento nazionale che coordina le realtà regionali attraverso piani annuali.

Per l’Estonia era presente Merilin Koppel, specialista digitale, che ha illustrato l’attività del Centro di digitalizzazione della Biblioteca nazionale estone che dal 2017 svolge anche funzioni di deposito legale digitale. Il Centro ha uno staff di ventuno persone e ottime attrezzature tecnologiche.

Per la Grecia era presente una rappresentante dell’Università di Patras che ha illustrato il sistema archivistico nazionale e quello delle regioni occidentali, presentando poi alcune esperienze significative di digitalizzazione come quello del Greek Film Archive Foundation o quello del Patras Press Museum Archive.

Per la Romania è stata presentata la Biblioteca digitale nazionale e i progetti di formazione digitale dedicati ai bibliotecari. La digitalizzazione dei patrimoni è intesa come parte integrante di progetti culturali ed educativi al fine di valorizzare i patrimoni regionali e l’identità storica anche attraverso attività didattiche.

Per la Slovenia sono stati illustrati il sistema bibliotecario nazionale e le attività della Biblioteca cittadina di Kranje, per passare poi al portale nazionale SIRANET, alla collaborazione ad Europeana ed alla Digital Library of Slovenia. Molto interessante la presentazione del progetto “Album di Slovenia” , raccolta digitale partecipata di immagini fotografiche del Novecento.

Per l’Italia chi scrive è stata introdotta da Franca Fauci della Fondazione per la ricerca e l’innovazione di Firenze ed ha illustrato prima il sistema archivistico nazionale e poi le politiche regionali sulle reti documentarie e sulla digitalizzazione in ambito archivistico e bibliotecario per passare in seguito ad alcuni progetti toscani che hanno affrontato la digitalizzazione di documenti archivistici. Si è fatto cenno anche alle esperienze di MAB Toscana, alla master class “Humanities and GLAMS going digital” di DARIAH-IT tenutasi a Firenze lo scorso anno e al confronto con la digital history e la pulic history, Infine abbiamo sottolineato la necessità di linee guida e di strategie territoriali di lungo termine e abbiamo proposto un “Percorso di lavoro” articolato in cinque tappe: Preparation, Digitization, Storage, Metadating, Publication, Maintenance.

Il terzo giorno presso l’Archivio generale di Simancas si è svolto il Meeting of Steering group del CD-ETA Project. Il gruppo di lavoro è stato ricevuto dalla direttrice Julia Teresa Rodríguez de Diego e ha visitato l’Archivio situato nel castello progettato dall’architetto Juan de Herrera nel XVI secolo. Nel corso della visita sono state illustrate prima le particolarità architettoniche dell’edificio e in seguito il prezioso patrimonio documentario e le sue antiche modalità di conservazione fino agli attuali progetti di digitalizzazione. La giornata si è poi chiusa con la visita alla cantina storica Yllera per la quale è stato realizzato, in collaborazione con l’Università, un progetto di realtà virtuale a partire da una meticolosa riproduzione digitale del suo percorso sotterraneo. Il prossimo incontro si terrà in Estonia nel mese di novembre per l’elaborazione di un Action Plan generale che prelude alla seconda parte del progetto.

In sintesi il seminario di Valladolid ha offerto una occasione di confronto che ha messo in evidenza situazioni assai diverse per geografia, patrimonio e realtà storico-politiche, accomunate però dall’esigenza fondamentale di utilizzare la digitalizzazione del patrimonio come strumento di crescita culturale ed economica.
Dal punto di vista metodologico abbiamo riscontrato molti elementi comuni che sintetizziamo brevemente:

  • Forte interesse per il multilinguismo e le applicazioni mobili
  • Richiamo alla necessità di adottare standard internazionali
  • Attenzione per la metadatazione e l’interoperabilità
  • Preoccupazione per la conservazione dei dati digitalizzati che sono a loro volta patrimonio
  • Attenzione per le criticità delle procedure di digitalizzazione di materiali antichi e delicati
  • Necessità di:
    • formazione continua dei professionisti
    • programmazione coordinata e a lungo termine
    • regolamentare adeguatamente le forme di riproducibilità e le eventuali royalties
    • programmare tenendo presente le esigenze di riuso e accessibilità

Per saperne di più

CD ETA Interreg Europe

Fondazione per la ricerca e l’innovazione

Fundación Santa María la Real

Cantine Yllera

 

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