Capita molto di frequente all’Udi, in occasione di convegni, conferenze, incontri con le scolaresche e studenti universitari, che i partecipanti o i visitatori ricordino con affetto di aver avuto la mamma, la nonna, una zia, iscritte all’Udi e lettrici di «Noi Donne», la rivista dell’organizzazione dal 1944 al 2000.

L’Unione donne italiane (oggi Unione donne in Italia, per accogliere anche le donne immigrate residenti e lavoratrici nel nostro Paese) è nata nel 1945 dai Gruppi di difesa della donna, sorti dopo l’8 settembre del 1943 nell’occupato Centro nord e con l’intento di dare supporto e assistenza alla lotta partigiana contro l’occupazione nazista. Nel 1949 l’Udi conta più di un milione di iscritte e dopo la Liberazione e la nascita dello Stato democratico contribuisce alla redazione della Costituzione con 11 delle 21 donne elette all’Assemblea Costituente. L’attività dell’Udi continua negli anni ’50 con le lotte per la pace (messa a rischio dall’escalation nucleare e dalla Guerra Fredda), negli anni ’50 e ’60 con le battaglie per il lavoro, per la scuola e la parità salariale delle donne contadine, la pensione alle casalinghe anziane, negli anni ’70 con le battaglie per la modifica del diritto di famiglia, che vedeva ancora le donne completamente subalterne al marito capofamiglia e poi con le grandi battaglie per il divorzio e l’aborto e contro la violenza maschile. Con gli anni ’80 l’organizzazione marca la sua differenza con i partiti di sinistra per iniziare una strada nuova di auto-organizzazione finanziaria e politica coerente con il femminismo. Prosegue la sua attività fino ad oggi con la sua presenza a fianco delle donne vittime di violenza e di tratta, per la difesa della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, per una maternità libera, contro la precarietà lavorativa e a fianco di tutte le donne del mondo ancora vittime di violenza e conflitti come le argentine, le palestinesi, le curde e le vittime del fondamentalismo religioso o economico e sociale.

Accanto a questa intensa attività politica l’Udi ha sviluppato una sua presenza e sensibilità culturale, prestando attenzione alla tutela del proprio patrimonio di memoria storica attraverso la cura e la conservazione degli oltre 40 archivi locali presenti su tutto il territorio nazionale e attraverso la sistemazione del suo archivio centrale. L’Archivio centrale dell’Udi nazionale, forte di 6.000 fascicoli, 1.500 manifesti, 5.000 fotografie e una collezione di giornali d’epoca (per un totale di 153 metri lineari) è stato riconosciuto “di notevole interesse storico” dalla Soprintendenza archivistica del Lazio nel marzo 1987 e ha subito diversi traslochi prima di approdare, nel 2015, nella bella sede di via della Penitenza 37 a Roma, presso il seicentesco palazzo del Buon Pastore. Nato prima come reclusorio carmelitano per laiche, poi trasformato in monastero, l’edificio divenne per oltre tre secoli un carcere femminile, in cui furono imprigionate donne per lo più giovanissime e povere, alle quali venivano imposti percorsi di “pentimento individuale e collettivo, attraverso la mortificazione dei corpi”. Un edificio particolarmente simbolico quindi, perché oggi adibito all’assistenza, al supporto, alla promozione sociale e culturale delle donne.

Nella sala con soffitti a cassettone hanno trovato sistemazione le scaffalature in legno e i fascicoli dell’archivio, riordinato con una più che ventennale premurosa e volontaria cura dalle storiche dirigenti Marisa Ombra, Luciana Viviani e Maria Michetti. Successivamente l’intervento è proseguito sotto la direzione scientifica prima di Linda Giuva, docente di Archivistica presso Sapienza – Università di Roma , poi di Patrizia Gabrielli, docente di Storia contemporanea e Storia di genere presso l’Università di Siena e, attualmente, di nuovo di Linda Giuva.

L’archivio raccoglie la documentazione cartacea dal 1944 al 1990, suddivisa in una sezione cronologica e in una sezione tematica articolata in 16 gruppi relativi ad argomenti tra i quali: Contraccezione e aborto, Donne della campagna, Donne e lavoro, Donne nel mondo, descritti analiticamente nel relativo inventario. Conserva i fondi personali di Margherita Repetto, Luciana Viviani, Liliana Barca, Marisa Ombra, Maria Michetti e altre storiche dirigenti dell’organizzazione, attualmente in corso di schedatura. Sono inoltre a disposizione degli studiosi e delle studiose le raccolte dei periodici «Noi Donne», «Bollettino d’informazione dell’Unione donne italiane» dal 1947 fino al 1955 (diventato nel tempo «La voce della donna») e «Posta della settimana», uscito dal 1957 al 1979: utilissimi strumenti di diffusione capillare dell’attività  e dell’elaborazionedell’organizzazione.

Costituisce elemento di grande interesse la collezione di 1.500 manifesti e 5.000 fotografie di cui è attualmente in corso la digitalizzazione grazie ai fondi della Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tali  unici materiali conservati in apposite cassettiere sono resi fruibili alle studiose e agli studiosi attraverso il sito dell’Udi nazionale.

La sala dell’archivio è spesso teatro di presentazioni di libri, film, documentari e di incontri con le scolaresche delle medie inferiori e superiori e di seminari universitari, come quello recentemente tenuto da Vittoria Tola della segreteria, già responsabile nazionale, con le corsiste di due Corsi di alta formazione dell’Università La Sapienza di Roma: «Donne Diritti Culture. Percorsi nel tempo e nello spazio» e «Il ruolo delle donne nei processi di pace». Interessante anche il recente convegno «Il balloon in Archivio – Quando il Pioniere incontrò Noi Donne», con la presentazione del lavoro di raccolta de «Il Pioniere», frutto della certosina ricerca di Carlo Zaia (anche lui figlio di una iscritta Udi!) di tutti i numeri del giornalino per ragazzi uscito dal 1950 al 1970, co-diretto da Gianni Rodari e Dina Rinaldi e per un certo periodo di tempo pubblicato anche all’interno della rivista «Noi Donne». Materiale che Zaia ha chiesto possa essere in futuro raccolto all’interno del patrimonio dell’Archivio centrale, in ricordo di sua madre che da bambino lo portava con sè alle riunioni.
Insomma la storia dell’Udi è una storia politica, culturale, sociale che dura da 73 anni e affianca storia e memoria alle intense battaglie dell’oggi che le donne portano avanti.

Per saperne di più

il sito dell’Udi nazionale (via della Penitenza, 37 – Roma, presso Casa Internazionale delle Donne)
Il sito dell’Archivio digitale dell’Udi
Associazione nazionale degli archivi dell’Unione Donne in Italia
«Il Pioniere»
Guida agli Archivi dell’Unione Donne Italiane, introduzione di Marisa Ombra, Roma, Direzione generale per gli archivi, 2002, pp. 160, (Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato, 100).

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