“Archivio aperto. Il progetto del Foro italico”, è uno degli eventi organizzati nel corso della settimana della VIII Giornata nazionale degli archivi di architettura, l’annuale appuntamento di maggio dell’Associazione nazionale Archivi Architettura contemporanea - AAA Italia, quest’anno dedicata al tema “Spazi aperti”.

del debbio veduta viale angelico

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma, Collezione MAXXI Architettura, Fondo Del Debbio Enrico, Edificio dell’Accademia di Educazione Fisica e Stadio dei marmi, veduta su viale Angelico, Fotografia Fabbri n. F39066R.

Nel corso dell’incontro, organizzato il 16 maggio 2018 dal Museo nazionale delle arti del XXI secolo – MAXXI, in collaborazione con l’Ufficio beni storici e culturali del Coni, è stato presentato il progetto del Foro Italico di Enrico Del Debbio, il quale, come sottolineato dal direttore MAXXI Architettura, Margherita Guccione,  è un esempio unico sia di spazio aperto che di architettura e “… costituisce un vero e proprio museo all’aperto della scultura italiana del Novecento”, come scrive Carlo Fabrizio Carli.

Enrico Del Debbio, (Carrara 1891  – Roma 1973) frequenta a Carrara, sua città natale, l’Accademia di Belle Arti, con specializzazione architettura. Nel 1914 si trasferisce a Roma, dove, vince il Pensionato artistico nazionale, premio a sostegno dei giovani artisti italiani. A tale riconoscimento, ne seguirono altri in diversi concorsi di architettura e, in particolare, nel 1921 gli viene assegnato il 1° premio per l’architettura alla Prima Biennale d’arte. È docente presso la Scuola superiore di architettura di Roma, poi diventata Facoltà di architettura, della quale sarà professore emerito.  La sua attività di insegnamento è affiancata anche dallo svolgimento di incarichi nelle istituzioni pubbliche. Dal 1927 inizia a lavorare al piano e ai progetti del Foro Mussolini, poi Italico, che lo impegneranno per quaranta anni. Nella seconda metà degli anni Trenta è sempre più coinvolto in impegni istituzionali negli ambiti dell’arte, dell’architettura e dell’urbanistica. Collabora, poi, ai lavori per la redazione della legge 1050/1942 sull’urbanistica e di quella, sempre nel 1942, per le opere d’arte negli edifici pubblici, conosciuta come Legge del 2%. Dopo la guerra, lavora a nuovi progetti, interpretando la tradizione anche alla luce dell’esperienza e cultura nordeuropea.

L’archivio di Enrico del Debbio, inizialmente conservato presso i vari luoghi di lavoro e le abitazioni dell’architetto, e, dopo la sua morte, custodito dalla figlia Gigliola, nel 2002  è stato acquisito dal Ministero per i beni e le attività culturali per le collezioni del MAXXI Architettura e costituisce uno degli 80 fondi di architetti e ingegneri delle Collezioni del XX secolo, curate e gestite dal Centro Archivi di Architettura del Museo.

Nel Centro Archivi MAXXI Architettura, come sottolineato dalla responsabile, Carla Zhara Buda, sono conservati diversi complessi archivistici, costituiti da decine di migliaia di elaborati grafici e materiali fotografici, oltre ai documenti, volumi, materiali a stampa, video, audio, modelli.  In particolare, il fondo Del Debbio comprende 15.230 elaborati grafici, 4.822 materiali fotografici, 150 faldoni di documenti allegati ai 219 progetti, corrispondenza, materiali  a stampa. La parte più consistentedella documentazione riguarda le opere progettate a Roma e, in particolare, il Foro Mussolini, ora Italico.

L’archivio è pervenuto al MAXXI già ordinato, secondo l’organizzazione impostata dallo stesso architetto e, poi, da sua figlia, in sei serie: Attività professionale, Disegni di accademia e artistici, Attività didattica e culturale, Corrispondenza, Materiali fotografici, Materiali a stampa. I documenti oggi sono consultabili nella banca dati degli Archivi degli Architetti del Novecento, coordinata dal Centro archivi architettura del MAXXI, dove sono presenti 21.00 schede descrittive e 1626 immagini; si riferiscono al progetto del Foro Mussolini (ora Italico)  2.231 elaborati grafici, 541 fotografie e 24 faldoni di documenti vari, corrispondenza e materiali a stampa.

Sono attualmente in corso interventi conservativi sui documenti cartacei (carte da spolvero gialline e trasparenti, le minute dattiloscritte su carta autarchica) del fondo, fondamentali per l’esposizione dei documenti stessi. Anche per questo motivo, dal 2015 il MAXXI collabora con il laboratorio di Restauro del corso di laurea Conservazione e restauro dei beni culturali dell’Università Tor Vergata di Roma.

La ricostruzione della genesi del Foro Mussolini, ora Italico, è stata possibile grazie alla collaborazione tra MAXXI e Ufficio beni storici e culturali del CONI, che ha esaminato e studiato i relativi documenti. Lo storico Paolo Pedinelli e l’ingegnere del Coni, Gabriella Arena hanno riferito come Mussolini volesse uno “spazio” per “l’educazione e la pratica sportiva dei giovani” e ne avesse affidato la realizzazione a Renato Ricci (Carrara 1896 – Roma 1956), sottosegretario all’Educazione Nazionale e fondatore dell’Opera Nazionale Balilla, che, a sua volta, scelse l’architetto Enrico Del Debbio, con il quale aveva in comune i natali.

Del Debbio, quale  approccio preliminare al progetto, studia gli impianti sportivi delle principali città europee, con particolare attenzione a Francoforte e Colonia.

Il Foro Mussolini, ora Italico, immediatamente riporta alla memoria il classicismo monumentale; è ubicato nella zona nord di Roma, individuata da Del Debbio per la sua posizione suggestiva tra le colline di Monte Mario e il fiume Tevere. La zona, nonostante la bellezza dell’ubicazione, si presentava fangosa e acquitrinosa in quanto sotto il livello del fiume; per questo motivo il terreno fu sopraelevato di 5,50 metri e tutta l’area venne bonificata.

Nel 1928 venne aperto il cantiere per la costruzione dell’Accademia di educazione fisica (ora Palazzo IUSM- CONI), che si articolain due corpi laterali simmetrici collegati da uno trasversale pensile. Nello stesso anno iniziano i lavori dello Stadio dei marmi (ora intitolato a Pietro Mennea), costituito da 8 gradinate perimetrali in marmo di Carrara, con intorno 60 statue in marmo levigato collocate sui blocchi cilindrici, anche essi in marmo; il marmo utilizzato è pregiato, lo stesso usato da Michelangelo per le sue statue.

Il 4 novembre 1932 il Foro sarà inaugurato, anche se i lavori per l’ultimazione degli edifici  che compongono la vasta struttura proseguiranno per anni, con la partecipazione di diversi architetti tra cui Annibale Vitellozzi, che nel 1956 progettò le piscine per le Olimpiadi del 1960.

L’opera, dopo la liberazione di Roma da parte degli Americani nel giugno 1944, non subirà danni; tutta l’area fu perimetrata dagli stessi americani, che rimarranno fino al 1948, per diventare un punto di ristoro per i soldati; nel 1950 diventerà un hotel per ospitare i pellegrini dell’Anno Santo e dal 1951 è diventato sede del CONI.
Ancora oggi il Foro Italico è considerato una delle pagine più significative dell’architettura italiana, uno fra gli esempi  migliori in cui il passato e il “moderno” si fondono in un equilibrio  perfetto.

Per saperne di più

Archivio digitale Enrico Del Debbio, in Centro Archivi di Architettura, MAXXI
Soggetto produttore Enrico del Debbio, in Siusa
Complesso archivistico Enrico Del Debbio, in Siusa
Enrico Del Debbio, accademico, in Accademia nazionale di San Luca
La mostra ENRICO DEL DEBBIO ARCHITETTO la misura della modernità, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea (7 dicembre 2006 – 4 febbraio 2007)
C. F. Carli, “Al foro, al foro…” Mussolini,  in «il Fondo. Magazine di Miro Renzaglia», 20 ott. 2008

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