Lo studio dell’epistolario della famiglia Pennisi di Santa Margherita di Acireale, conservato presso la Biblioteca Zelantea della città, ha permesso di scoprire una realtà sorprendente sotto vari aspetti, da quello umano a quello del contesto socio-politico della Sicilia tra il XIX e il XX sec.
Riscoprire la memoria storica di una famiglia nobiliare certamente influente nel territorio acese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, attraverso il riordino del materiale epistolario, ha aggiunto un tassello importante nel mosaico della realtà esaminata. Il fondo, con il suo ricco epistolario, infatti, è un utile strumento di ricerca ai fini della conoscenza della storia civile e politica non solo per l’intera Sicilia, ma anche dell’Italia nel suo complesso. Pur conservando un carattere fondamentalmente familiare, l’epistolario assume rilievo di interesse pubblico, in quanto arricchito di spunti di riflessione politica scaturiti dall’attività nelle istituzioni della famiglia Pennisi.
Il lavoro ha permesso anche di tracciare un profilo storico della famiglia Pennisi di Santa Margherita poiché, per delineare le caratteristiche intrinseche ed estrinseche dell’epistolario, è stato necessario analizzare ogni singola lettera e telegramma di cui il fondo si compone, ripercorrendo così, proprio tra le carte, le vicende familiari.
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Il carteggio contiene prevalentemente la corrispondenza tra i coniugi Giuseppe Pennisi di Santa Margherita e Maria Paternò Castello dei Marchesi di San Giuliano e, in misura minore, tra i due e il loro unico figlio Pasqualino. Esso è costituito da 3.168 lettere, da 2.022 telegrammi, da 55 cartoline postali e da 215 altri pezzi di diversa natura tra cui biglietti, buste da lettera, immagini sacre e disegni, catalogati nella sezione Allegati. Il corpus epistolare, dunque, racchiude in totale 5.460 pezzi.
Il fondo si apre con la corrispondenza redatta in lingua francese tra Maria di San Giuliano con una non meglio identificata A. de Montegnard1. A seguire prende forma l’epistolario fra i due coniugi, Giuseppe e Maria, dal momento in cui il marito, eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati, esattamente dal 1913, si trasferisce a Roma. Nelle loro lettere gli argomenti che emergono sono di natura per lo più politica, anche se non mancano parole d’intimità coniugale, espresse, soprattutto, da Maria con frequenti allusioni affettive, segni manifesti di un amore sincero.
Giuseppe è un uomo di cultura, impegnato attivamente nella politica nazionale e locale. Maria è la classica nobildonna che non si occupa solamente degli affari domestici o del governo della casa, ma collabora attivamente col marito sulle questioni riguardanti le dinamiche della politica acese. Il tratto della penna di Maria è estremamente elegante e nel costrutto non mancano francesismi, testimonianza della sua formazione presso il Collegio Sacro Cuore Trinità dei Monti di Roma, fondato e gestito da una congregazione di religiose di origine francese2.
Dalle poche e bellissime carte a firma del figlio, Pasqualino, emerge dapprima la figura di un bambino amorevole verso i genitori e poi quella di un giovane intellettualmente brillante, dotato da una spiccata ironia che si riflette appunto nelle lettere, spesso corredate da disegni, spedite alla famiglia durante il suo soggiorno a Padova come studente universitario3. Se la grafia dei suoi primi anni di scuola (seppure dimostri padronanza dell’uso della penna) è incerta, da giovane appare sicura, gradevole e armoniosa.
Il materiale archivistico, donato dagli eredi della famiglia negli anni Settanta del secolo scorso all’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale e custodito presso la Biblioteca Zelantea, è pervenuto suddiviso in grossi plichi, rispettivamente ben confezionati, recante in ciascuno un biglietto Lettere Santa Margherita con il destinatario e gli estremi cronologici. Oggi il patrimonio epistolare si conserva in dieci faldoni, ognuno dei quali suddivisi in carpette e fascicoli ordinati per singolo mese. Il lavoro è stato portato a termine fra notevoli difficoltà di vario genere. Ad esempio l’interpretazione delle grafie non sempre chiare, spesso è stata incerta e lacunosa. Inoltre alcune lettere sono pervenute senza data cronica e topica e per questo motivo sono state classificate nella sezione S.D. (sine data).
Si può rilevare che l’attitudine a scrivere e a custodire la documentazione privata sia stata in passato prerogativa prevalentemente, di due classi sociali, i nobili e i mercanti, che le attuano con motivazioni e finalità diverse. Nella formazione di una mentalità archivistica, i primi sono spinti dal desiderio di tramandare ai posteri la memoria genealogica e la continuità del lignaggio. I secondi mossi dalla volontà di salvaguardare la propria fortuna economica. L’epistolario mette in luce che la famiglia Pennisi di Santa Margherita, mediante la propria ricchezza, ambisce a raggiungere i vertici della vita pubblica e sociale, ad accrescere il proprio prestigio e ad accedere a posizioni di indiscusso potere.
Oggi che le prospettive storiografiche si sono estese alla ricostruzione di tutti gli aspetti di vita quotidiana che hanno caratterizzato l’esistenza umana, assume particolare spessore contribuire al rinvenimento di documentazione inedita, come l’epistolario in oggetto, in quanto -per usare un’efficace espressione di Jacques Le Goff- «ogni documento è un monumento».
Nel 2015 il lavoro di riordino ha visto la pubblicazione Indici dell’epistolario della famiglia Pennisi di Santa Margherita di Acireale (1894-1938) edito e finanziato dall’Accademia acese già menzionata. Oltre a racchiudere il profilo storico della famiglia e all’inventario della documentazione cartacea, in appendice al volume è stata redatta una rassegna di 124 articoli tratti da periodici di Acireale riguardanti i protagonisti del fondo epistolare tra il 1890 ed il 1924. Il ritrovamento di numerosi articoli contenuti nei periodici locali dell’epoca di riferimento, inerenti alla detta famiglia, unitamente alla poco nutrita bibliografia, hanno consentito di delinearne aspetti del tutto inediti, come, ad esempio, il resoconto della vita politica, prima come sindaco e poi come deputato del Regno d’Italia, di Giuseppe Pennisi di Santa Margherita. In minima parte sono state ritrovate notizie relative agli altri membri della famiglia: annunci di fidanzamento e matrimonio e l’elenco dei regali degli invitati in occasione delle nozze.
Riferimenti dal fondo della Famiglia Pennisi di Santa Margherita
1)Rome, 3 agosto 1894, lettera n.1; Rome, 17 dicembre 1895, lettera n. 3; Rome, gennaio 1896, biglietto n. 4 et alii.
2)Catania, 3 gennaio 1932, lettera n. 5297; Roma, 12 ottobre 1934, lettera n. 5347 e Villa Santa, 8 febbraio 1936, lettera n. 5381
3)Roma, 14 febbraio 1925, telegramma n. 3493; Roma, 15 settembre 1925, lettera n. 3628 et alii.