Dopo la pubblicazione dell'articolo «La scuola in archivio» di Monica Calzolari si è aperto un dibattito sul tema dell'alternanza scuola-lavoro in rapporto con gli istituti archivistici. Nei commenti all'articolo principale si possono già trovare i primi commenti, che progressivamente verranno aggiornati.
A due anni dall’emanazione della legge “la buona scuola” (l. 107/2015), la Direzione generale archivi ha svolto un’indagine conoscitiva per verificare l’andamento dell’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro negli Istituti archivistici nell’anno scolastico 2016-2017.
Hanno risposto 82 archivi di Stato e 15 soprintendenze archivistiche e bibliografiche ed è risultato che l’alternanza scuola-lavoro è stata attivata in 65 archivi di Stato e in 9 soprintendenze archivistiche e bibliografiche, che hanno stipulato convenzioni in prevalenza con licei classici e licei scientifici.
I progetti hanno permesso agli studenti di conoscere le diverse operazioni che hanno come oggetto il patrimonio archivistico: la ricerca d’archivio, la tutela – schedatura e attività manuali pratiche inerenti alla conservazione e alla movimentazione fisica dei documenti – la valorizzazione. La documentazione proposta è stata in maggioranza quella dei secoli XVIII, XIX e XX, per evitare le difficoltà derivanti dalle scritture e dal prevalente uso della lingua latina che caratterizzano i documenti più antichi.
La disponibilità con cui il personale degli archivi di Stato ha affrontato la nuova sfida si è scontrata con numerose criticità, riconducibili principalmente a:
• carenze di organico e di personale tecnico scientifico e conseguente aumento del carico di lavoro per il personale che deve contemporaneamente continuare a svolgere i compiti del servizio ordinario;
• carenza, inadeguatezza o difficoltà di gestione degli spazi ove ospitare la nuova utenza costituita da minorenni e conseguenti problemi di sicurezza;
• carenza di strumenti hardware sufficienti per svolgere il lavoro d’archivio, che oggi non può prescindere dall’uso del computer;
• assenza di risorse economiche aggiuntive e gratuità obbligatoria dell’offerta, a fronte della non gratuità prevista per i soggetti ospitanti privati;
• gratuità anche per il personale coinvolto (tutor e referente interno) per il quale non sono previsti incentivi, a differenza di quanto avviene per il personale della scuola che svolge l’incarico corrispettivo (tutor e referenti interni);
• scarsa collaborazione degli insegnanti delle classi coinvolte che rendono problematica la partecipazione degli studenti;
• discontinuità della partecipazione e dell’interesse da parte degli studenti che non capiscono il senso di questo ulteriore impegno o sono messi in difficoltà dalla cattiva gestione di questa attività da parte della scuola;
• inadeguata formazione specifica del personale archivistico.
I risultati segnalati, di contro, non appaiono particolarmente significativi quanto a prodotti o servizi realizzati. Il lavoro svolto dagli studenti, in alcuni casi, è stato valorizzato attraverso l’allestimento di piccole mostre in archivio oppure nell’istituto scolastico, oppure sono stati pubblicati in opuscoli.
In conclusione, l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro, dal punto di vista degli archivi, si presenta come una forma nuova di valorizzazione e di educazione al patrimonio, tutto sommato, meno efficace rispetto alle forme tradizionali, quali le visite guidate o l’attivazione di laboratori didattici mirati e adeguati alle esigenze di una determinata classe di studenti, che risultano più limitate da un punto di vista dell’impegno di risorse e di tempo e permettono di coinvolgere più attivamente i docenti.
Il maggior limite di questa nuova forma di collaborazione con la scuola appare l’obbligatorietà prevista dalla legge per tutti gli studenti e l’elevato numero complessivo di ore richiesto (200 per gli studenti dei licei; 400 per gli studenti degli istituti tecnici e professionali), che determina una pressione esagerata sugli Istituti e una corsa delle scuole ad accaparrarsi posti dove inviare gli studenti a qualunque condizione, a detrimento della qualità dei progetti che si possono effettivamente realizzare.
Per ovviare a questa situazione, come da qualcuno è stato segnalato, il personale incaricato nell’Istituto deve dedicare un impegno molto grande alla progettazione, gestione e realizzazione dell’attività, impegno che l’attuale situazione delle nostre strutture rende assai problematico.
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Alternanza scuola-lavoro: sfida e opportunità
Dall’entrata in vigore della Legge 107/2015, nota come “La buona scuola”, negli ultimi due anni, tra le varie obiezioni e polemiche mosse alla riforma scolastica, l’Alternanza scuola-lavoro è stata oggetto delle critiche più aspre.
Le iniziali prospettive del nuovo programma formativo si sono presto tradotte in testimonianze poco positive, sia per la gestione delle ore previste sia per le modalità di attivazione e organizzazione dei percorsi, tanto da mettere in dubbio gli effettivi benefici al processo di formazione degli allievi.
Tuttavia, senza correre il rischio di generalizzare sulla scarsa efficacia di alcuni percorsi e sulla presenza di oggettivi elementi di criticità, la nuova sfida dell’alternanza scuola-lavoro, ci pone di fronte ad una nuova opportunità per rilanciare la professione, il ruolo degli Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche e il valore stesso dell’archivio, nel suo più ampio significato, come patrimonio culturale.
Si presenta per le amministrazioni archivistiche l’opportunità per poter dare un prezioso contributo alla definizione di modalità di lavoro efficaci che sappiano distinguersi, in questo momento di confusione e disorganizzazione, per iniziative ben strutturate dal punto di vista scientifico e metodologico.
A fronte delle condizioni oggettive di molti Istituti in rapporto alle attività extrascolastiche, quali carenze di organico e di personale tecnico scientifico, difficoltà nel bilanciare il carico di lavoro per il personale, problematiche di gestione degli spazi e della sicurezza, inadeguate risorse strumentali, iniquità delle forme di remunerazione previste per tali attività, difficoltà relazionali e di comunicazione dell’esperienza, compromissione dell’attenzione e dell’interesse da parte degli studenti, è necessario dare delle risposte e trovare delle soluzioni, con l’impegno di tutti, affinché questa sfida possa conoscere solo vincitori.
Le criticità che opprimono molti Istituti e mortificano, spesso, le iniziative meritevoli di attenzione, la mancanza di motivazione da parte del personale o il disorientamento rispetto a progetti che mancano di indicazioni o linee guida, forse potrebbero conoscere una prospettiva di miglioramento puntando sulle nuove unità di personale che presto entreranno in servizio, su diverse e più armoniose organizzazioni dei gruppi di lavoro, su forme disarticolate di gestione degli spazi, sulle metodologie proprie della didattica, sulla capacità di adattamento ai contesti e agli spazi di lavoro, per conoscere, in modo completo, le attività che si svolgono all’interno di un archivio, su una pianificazione più razionale e concordata, tra scuole e strutture ospitanti, delle modalità di fruizione e gestione degli ambienti e di organizzazione del lavoro, su modalità non convenzionali per utilizzare gli strumenti disponibili, ricordando che la didattica, in qualunque forma possa essere declinata, in molti casi non necessita di risorse irraggiungibili e la sua qualità risiede nella capacità di ottimizzare ciò che si ha a disposizione.
Di fronte ad un groviglio di cause interne ed esterne, che rischia di distogliere l’attenzione sull’utilità di questi percorsi, una prima soluzione potrebbe essere la produzione di Linee Guida per le attività di alternanza scuola-lavoro in ambito archivistico, a supporto delle attività del personale e a garanzia dell’uniformità metodologica e scientifica delle esperienze che si svolgono sul territorio. La realizzazione di uno strumento di lavoro che possa adattare le metodologie proprie della didattica per competenze con la dimensione degli archivi, potrebbe essere un valido contributo per la gestione delle attività. Inoltre potrebbe rappresentare un ulteriore nodo della rete di collaborazione tra Miur e Mibact, a testimonianza della possibilità di operare insieme condividendo esperienze, metodi, professionalità.
E sulla questione delle Linee Guida ritengo che l’ANAI, per la comprovata esperienza e professionalità, possa certamente dare, ancora una volta, un prezioso contributo.
Nella complessa realizzazione di questi percorsi, vorrei sottolineare l’importanza di stabilire relazioni positive, costruttive e durature con il mondo della scuola, attraverso un dialogo costante e con percorsi di lungo termine che dalla scuola primaria, con la didattica in archivio, i laboratori, le visite guidate, le giornate di studio, proseguano fino alla scuola secondaria di secondo grado con l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro e vadano oltre, con la certezza, o speranza, che lungo questo tragitto sia stato possibile dare un contributo significativo alla formazione di futuri cittadini, lavoratori, membri di una società civile.
Non bisogna, inoltre, dimenticare che tra i soggetti deputati al ruolo di struttura ospitante, a differenza di aziende, ristoranti o attività commerciali, gli archivi, le biblioteche, i musei e altri istituti culturali hanno un forte radicamento storico sul territorio e sono parte di un tessuto culturale nel quale anche le scuole sono inserite.
Quanto alla naturale vocazione dei licei a svolgere le attività di alternanza scuola-lavoro presso l’amministrazione archivistica, non deve sfuggire l’occasione di considerarla esperienza formativa di rilievo anche per gli istituti tecnici e professionali, dove ampio spazio è dedicato, per esempio, all’informatica, al diritto, alle tecnologie, elementi che si raccordano alle nuove dimensioni degli archivi, tra conservazione digitale, software di gestione, archivi digitali.
L’ Alternanza scuola-lavoro rinsalda un patto educativo e sottolinea la grande responsabilità nella formazione delle future generazioni. Nel momento in cui è stato stabilito che si debbano svolgere delle attività alternative alla scuola, intesa come patrimonio di strutture, risorse umane, idee, programmi, progetti, linee guida per sviluppare competenze, è chiaro che le strutture ospitanti non possano totalmente allontanarsi dall’universo scolastico, ma debbano, invece, armonizzarsi con esso e rappresentare un modo diverso per fare esperienze, per acquisire competenze, per sviluppare nuovi punti di vista, per iniziare a considerare le scelte future.
Ciò che è alternativo alla scuola, lo è nelle forme, nelle modalità di trasmissione di conoscenze e di sviluppo di competenze, negli spazi e nelle esperienze, ma non lo è, o non dovrebbe esserlo, per il valore formativo che deve assicurare.
E se si considera la formazione come parametro per la qualità dei progetti di alternanza scuola-lavoro, è necessario fornire tutti gli strumenti necessari perché, da questo primo contatto con il modo del lavoro, gli studenti possano trarre informazioni e ispirazioni per il loro futuro, per le scelte che li attendono alla fine del percorso scolastico, attraverso opportunità che devono imparare a valutare e a cogliere.
Le ore che vengono svolte presso un contesto lavorativo non possono, certamente, ridursi all’esecuzione di un progetto, poiché di quel contesto “alternativo” è necessario comprendere ogni dimensione: la natura dell’istituzione, il suo valore storico-culturale, il ruolo che ha nel tessuto della pubblica amministrazione, le modalità di accesso a quel tipo di professione, gli aspetti meramente amministrativi e quelli tecnico-scientifici, le attività, le criticità, le relazioni con altri enti e istituti.
È un’occasione per spalancare una porta sul mondo degli archivi e sui variegati aspetti storici, culturali, giuridici, tecnologici che li connotano.
È un modo per passare il testimone alle future generazioni, intervenendo proprio nella delicata fase della formazione, garantendo il necessario orientamento, rispetto ad un tema, quale quello degli archivi, su cui ancora c’è molto da comunicare.
Agli studenti che varcano le soglie degli Archivi di Stato o delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche per iniziare il percorso di alternanza scuola-lavoro, ancor prima di svolgere attività o di realizzare progetti, dovrebbe essere garantito, in modo strutturato ed esaustivo, un orientamento rispetto al complesso quadro della formazione archivistica, per conoscere i corsi di laurea, le specializzazioni post universitarie, le tipologie di collaborazione, le forme di aggiornamento professionale, le associazioni o gli enti che a vario titolo si occupano di archivi, in modo che, terminato il percorso della scuola secondaria di secondo grado, possano essere fatte, nei tempi e nei modi opportuni, delle scelte più consapevoli, più mirate, indirizzate verso professioni emergenti, con un punto di vista privilegiato rispetto all’offerta formativa che gravita sul mondo degli archivi, valorizzando anche la rete archivistica italiana e le tante e interessanti attività che si svolgono sul territorio.
È necessario che le amministrazioni archivistiche siano in grado di avere una loro, potenziale, influenza nella formazione delle future generazioni di archivisti, che siano liberi professionisti o che possano essere assorbiti in futuro, a seguito di concorsi, nella stessa amministrazione.
È una nuova sfida, un’opportunità, un ulteriore processo di mediazione culturale, un modo per difendere e riaffermare l’esistenza di percorsi di formazione diversi e la dignità stessa della nostra professione e del ruolo degli archivi nel complesso quadro dei beni culturali, con la certezza che ogni strada aperta alle nuove generazioni verso nuovi mondi e punti di vista diversi, passando attraverso la memoria storica del nostro Paese, rappresenta una conquista per la società. Una conquista di cui gli archivi possono e devono essere parte attiva.
Rossana Florio