Da qualche mese è stata distribuita la versione DVD e digital video di Rogue One, a Star Wars Story, l’ultimo capitolo della saga di Guerre Stellari, e la possibilità di rivederlo ha ulteriormente sviluppato l'interesse del mondo degli archivisti, poiché, al netto di laser e battaglie spaziali, il film è sostanzialmente la storia di una ricerca archivistica, con lati chiari e lati oscuri. 

Darth Vader in Rogue One, CC BY DarthNP, Wikimedia Commons

Uscito nelle sale cinematografiche il 15 dicembre 2016, Rogue One non fa parte della serie dei film principali della saga di Guerre Stellari, ma è una storia parallela, che si interseca con le vicende tra il III e il IV episodio. Senza addentrarsi troppo nella trama, ma per dare qualche punto di riferimento per chi non conosce la saga, il film è ambientato in un momento di guerra civile in una galassia “lontana lontana”, dove l’immensa istituzione che governava da più di mille anni migliaia di pianeti, “la vecchia Repubblica”, è collassata, al suo posto si è instaurata una dittatura militare, l’Impero Galattico e sta nascendo una federazione di forze variegate che combattono l’oppressione imperiale, l’Alleanza Ribelle.

Nell’economia della trama uno scienziato di posizioni politiche vicine all’Alleanza Ribelle, Galen Erso, è stato costretto a lavorare per l’Impero per costruire un’arma capace di distruggere interi pianeti, la Morte Nera, e non avendo scelta decide di sabotare dall’interno la macchina imperiale. Segretamente costruisce all’interno dell’arma stessa un sistema per poterla sabotare e nell’archiviare i piani del suo lavoro, nel pianeta-archivio imperiale Scarif, nasconde tra i documenti gli schemi della falla e invia un messaggio alla figlia, Jyn Erso il personaggio principale del film, affinché lei possa trovarli e consegnarli all’Alleanza Ribelle.

Per la prima volta nella storia di Guerre Stellari non solo viene mostrata una realtà archivistica (una fugace apparizione dell’archivio dei cavalieri Jedi era comparsa nell’episodio II L’attacco dei cloni nel 2002, anche se gli archivisti Jedi in quella situazione non brillarono per saggezza) ma l’intera trama ruota attorno ad un archivio e le soluzioni cinematografiche per rappresentarlo hanno suscitato un gran numero di contributi e articoli, stimolando molti archivisti a riflettere sulle implicazioni archivistiche di quello che viene mostrato nel film, concentrandosi spesso sulle soluzioni tecnologiche proposte e sulla verosimiglianza di questo archivio fantascientifico con soluzioni attualmente esistenti.

Aldilà di assurdità architettoniche, un elemento costante nei film di Guerre Stellari, e delle bizzarrie nella rappresentazione dell’archivio imperiale, vale la pena analizzare come la concezione stessa dell’archivio in questo film non sia banale e superi la classica rappresentazione degli archivi nei film per il grande pubblico.
L’archivio attorno al quale ruota la trama del film è un intero pianeta, Scarif, dove viene rappresentata una struttura di ricezione e conservazione di documenti provenienti dall’intera galassia, una cittadella fortificata, difesa da un’imponente sistema militare. Al suo interno si trova l’archivio vero e proprio, che ha le sembianze di una altissima torre cava, dove in piccole celle vengono conservate delle unità di memoria contenenti i file, e alla quale si accede da una sala controllo dove si possono consultare quelli che sembrano gli inventari della documentazione. Per prelevare queste unità di memoria viene utilizzata una sorta di leva di comando che aziona un braccio robotico che a sua volta estrae i dischi (esattamente quelli che sembrano dei dischi magnetici, ma se questa soluzione ha sollevato perplessità dal punto di vista tecnologico, in verità la scelta è stata fatta per rimanere filologicamente fedeli a ciò che veniva mostrato nei film del 1977, quando i dischi erano la migliore tecnologia immaginabile).

Sebbene questa rappresentazione non si discosti da archivi di deposito automatizzati che esistono già da tempo e dal punto di vista iconografico non sia altro che la riproposizione dell’immagine dell’archivio inteso come luogo difficilmente accessibile, il punto più debole è la modalità con cui sembra che sia organizzato questo archivio: lo si può intuire da qualche breve scena nella quale i protagonisti del film si trovano all’interno della sala comandi e cercano i piani della Morte Nera in quello che sembra essere una sorta di indice dei nomi del contenuto dei documenti.
Questa scelta sembra davvero bizzarra per una civiltà che viaggia in lungo e in largo per la galassia, ma non va dimenticato che si tratta sempre di un film per il grande pubblico, e purtroppo (o per fortuna) i titolari di classificazione non sono ai primi posti tra le fonti di ispirazione per le sceneggiature cinematografiche.
Un’altra scena controversa del film dal punto di vista archivistico è il momento in cui gli Imperiali decidono di disintegrare l’intera cittadella archivistica dopo aver scoperto l’intrusione del commando ribelle, per un archivista il pensiero corre spontaneamente ad interrogarsi sulla presenza di una backup policy e alla catena di autorizzazioni che permette la decisione di “vaporizzare” l’intero archivio galattico.

Senza concentrarsi troppo su queste soluzioni, più legate a scelte cinematografiche e che entrerebbero nella disquisizione di una metafisica del film senza uscita, è interessante riflettere sulla concezione più generale dell’archivio che viene espressa in Rogue One.
In primo luogo in questo film l’idea portante è che gli archivi sono un cosa seria, serissima, che in buona sostanza possono cambiare l’intero corso della storia della galassia per via delle informazioni che contengono ed entrambi gli schieramenti in campo sono disposti a un altissimo sacrificio per recuperare, o nel caso opposto celare, queste informazioni. In altri film di questo genere erano presenti archivi, anche con informazioni molto importanti, ma mai avevano assunto una tale centralità nella trama.

In secondo luogo è interessante notare come la rappresentazione dell’archivio sia più complessa della classica presenza nel mondo cinematografico di archivi come “contenitori di documenti”, e a questo scopo riprendiamo l’analisi di Claudio Pavone in uno dei suoi scritti più celebri, dove riflette sulla natura di ciò che un archivio rispecchierebbe: Nell’istituto andrebbero poi distinti vari livelli: a) il complesso di norme che lo regolano; b) la prassi amministrativa e i rapporti giuridici che si svolgono nell’ambito delle norme; c) i rapporti sociali che nell’istituto cercano la loro forma giuridica; d) i risultati della presenza dell’istituto nel contesto sociale. (da “Ma è poi tanto pacifico che l’archivio rispecchi l’istituto”)

A questo punto, nel film si può notare come questa complessa stratificazione di livelli archivistici sia presente, venga presentata con una certa coerenza e vada a formare la rappresentazione finale dell’archivio stesso nella trama. In particolare si può osservare che:

  • dai dialoghi tra i personaggi si evince che l’Impero in modo sistematico archivia i suoi documenti e i dati più importanti in questo pianeta-archivio, dotato di un rigido sistema di accesso, attraverso codici e astronavi registrate e, inoltre, che anche tutte le trasmissioni in arrivo e in partenza dal pianeta archivio sono registrate;
  • la ricerca nell’archivio rivela una, seppur assurda, logica amministrativa nell’archiviazione della documentazione imperiale;
  • l’archivio, e la documentazione che conserva, sono condizionati anche dai rapporti sociali che attraversano l’istituto, in questo caso l’Impero stesso, dove i piani della Morte Nera, con i segni del sabotaggio, vengono “nascosti in piena vista” da uno scienziato che in realtà parteggia per l’Alleanza Ribelle;
  • la realtà archivistica della cittadella di Scarif è inserita in un contesto più generale, che è quello della guerra civile galattica, e di un contesto particolare che è rappresentato dai Ribelli che si infiltrano nell’archivio e dalla conseguente distruzione della struttura stessa.

È chiaro che gli sceneggiatori di Rogue One non sono lettori delle riflessioni teoriche sugli archivi della scuola archivistica italiana, ma è interessante notare come abbiano saputo sviluppare una “complessità archivistica” nella rappresentazione degli archivi di questo film, che è raro trovare nel mondo cinematografico e che, forse, ha veicolato in qualcuno dei milioni di spettatori che sono andati al cinema a vedere Rogue One l’idea che gli archivi sono qualcosa di più che semplici contenitori di documenti.

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