L'Archivio di Stato di Udine è impegnato ormai da molti anni nella implementazione di progetti legati alla storia della popolazione e alla ricerca genealogica.

L’Archivio di Stato di Udine è impegnato ormai da molti anni nell’implementazione di progetti legati alla storia della popolazione e alla ricerca genealogica e in particolare nel 2016 ha avviato la promozione del settore del turismo genealogico fornendo sostegno scientifico alla pubblicazione delle Linee Guida per lo sviluppo di progetti di Turismo Genealogico di Enrico Caputo (Udine, Società Filologica Friulana, 2016) e organizzando il convegno di studi dal titolo: Storia della popolazione, storia delle persone. Ricerche genealogiche e dintorni, che si è tenuto a Udine sabato 17 settembre 2016 presso la sede della Società filologica friulana, dedicato a conoscere le fonti per la storia della popolazione e le possibilità di sviluppo del turismo genealogico, nell’ambito delle iniziative per le Giornate europee del patrimonio.
Le iniziative hanno preso spunto dalle attività già sviluppate o alle quali l’Archivio di Stato ha aderito, come la banca dati Friul in Prin e il progetto nazionale del Portale Antenati.

Recentemente stiamo assistendo al configurarsi di un fenomeno nuovo ma che potrebbe rappresentare una risorsa importante per il nostro Paese ed in particolare per regioni, come il Friuli Venezia Giulia, che non hanno richiami culturali di fama mondiale e che hanno avuto in passato una forte vocazione per l’emigrazione.
I dati rilevati dagli Archivi di Stato confermano anche per l’Italia la presenza, rilevata a livello internazionale negli ultimi trent’anni, di una vasta fascia di utenza interessata alla ricerca genealogica sia per quanto riguarda la propria storia familiare (la ricostruzione dell’albero genealogico e delle storie di famiglia) sia per quanto riguarda più in generale la storia della popolazione.

Questa tendenza potrebbe tradursi in una nuova forma di potenziali flussi turistici incentivati proprio dal patrimonio archivistico conservato negli Archivi di Stato.

Se la ricerca genealogica, infatti, è un fenomeno in continua crescita, le motivazioni vanno ricercate in fattori quali il desiderio di avvicinarsi ad un patrimonio storico culturale – gli archivi – apparentemente riservato solo ad una èlite di ricercatori specializzati e la possibilità di attivare una ricerca storiografica a portata di tutti che consenta di riscostruire le storie delle persone utilizzando le tracce che queste hanno lasciato nei documenti e nei luoghi in cui hanno vissuto.
La disponibilità sempre crescente di risorse sul web ha determinato il fatto che tali ricerche genealogiche possano essere avviate anche dai connazionali all’estero, per i quali il legame con la propria ascendenza si salda con il legame alla madrepatria.
Proprio da qui nasce la figura del genealogical traveller: un ricercatore in ambito genealogico che diventa viaggiatore per andare a conoscere i luoghi nei quali si è sviluppata la storia che sta indagando.

L’amministrazione archivistica ha implementato, nel corso degli anni, numerosi sistemi di ricerca delle fonti a distanza – sia con progetti a carattere nazionale (Portale Antenati) sia con progetti avviati dai singoli Istituti sul territorio – e, ad oggi, è in grado di mettere a disposizione di questi ricercatori strumenti digitali e banche dati indispensabili per avviare la ricerca sulle origini. Il fatto che l’utente delle nostre sale studio (fisiche o virtuali che siano) divenga anche un turista è, in effetti, un fatto nuovo sul quale dobbiamo fermarci a riflettere.

L’Archivio di Stato di Udine, in particolare, ha implementato e messo in rete a partire dal 2007 una banca dati di nomi che viene utilizzata anche dai discendenti di italiani all’estero per avviare la ricerca sui loro antenati: la banca dati Friul in prin, che contiene i dati estratti da 340.000 atti di leva e 85.000 atti di matrimonio dal 1846 al 1900.

Ogni anno il sito registra la consultazione di 600.000 pagine con permanenza di più di un minuto, per una media di 55.000 visite e di 35.000 visitatori nuovi all’anno e tali consultazioni sono effettuate dall’estero nella misura del 70% (un altro 10% di visite proviene da altre zone d’Italia e il restante 20% da utenti della Regione).

A questo si aggiunge il “traffico” del Portale Antenati promosso e curato dalla Direzione generale per gli archivi con l’obiettivo di rendere disponibile l’enorme patrimonio documentario degli atti di stato civile esistente negli Archivi di Stato, anche grazie alla convenzione stipulata con FamilySearch International nel 2011 che prevede la riproduzione ad opera della Genealogical Society of Utah di milioni e milioni di immagini di registri di stato civile e fonti anagrafiche.

L’Archivio di Stato di Udine ad oggi sta completando la scansione dell’ultimo gruppo di registri che saranno successivamente indicizzati da gruppi di volontari per permettere la ricerca sul web inserendo come chiave di ricerca il nominativo di interesse. Preme qui evidenziare come l’indicizzazione partecipata di quanto contenuto nelle immagini dei documenti resi disponibili sul web costituisca una ulteriore forma di fidelizzazione dei ricercatori; per questo si è stabilito di tenere un incontro periodico in Istituto con gli indicizzatori attivi sul territorio, per condividere le problematiche derivanti dalla specifica attività e per dare supporto tecnico-scientifico ai volontari.

Il turismo genealogico è un particolare settore turistico con bassi numeri ma con una presenza prolungata e che, a livello di mete di destinazione, predilige proprio quelle aree con minor richiamo turistico e che hanno visto, in passato, una forte emigrazione.
Nei paesi in cui questo genere di turismo è già sviluppato i dati sono molto buoni.

  • in Scozia (massa diasporica di 50 milioni persone) muove circa 100 milioni di sterline/ anno (con 455.000 turisti genealogici dal 2004 al 2014);
  • in Irlanda (massa diasporica di 70 milioni di persone) muove circa 170 milioni di euro/ anno (con 830.000 turisti genealogici dal 2003 al 2013).
  • Il caso italiano è più vicino a quello irlandese: con una massa diasporica di circa 80 milioni di persone si ritiene possa portare a una entrata di almeno 180 milioni di euro/ anno.

Laddove i flussi turistici sono sempre stati, tradizionalmente, richiamati da musei e aree archeologiche, dobbiamo prendere atto del fatto – nuovo e stimolante – che l’impulso al viaggio possa essere determinato anche dal bene archivistico. Avviare questa nuova linea di flussi turistici richiederà, indubbiamente, sforzi ulteriori e maggiori per rendere disponibile la documentazione sul web, per consentirne l’uso ad utenti non professionisti, per collaborare con enti e istituzioni al fine di predisporre progetti di turismo genealogico che valorizzino il ricco patrimonio archivistico che l’Italia possiede in forma diffusa sull’intero territorio nazionale. Sicuramente ne varrà la pena.
Va da sé che il turismo genealogico non è solo turismo. Si tratta di un compendio di domanda, offerta e luoghi, ma offre allo stesso tempo anche memorie, storie, identità e, talvolta, nostalgia, tutto il portato, cioè, dei fenomeni migratori che hanno interessato in misura tanto consistente il nostro Paese nei decenni passati, soprattutto a partire dal secondo Ottocento.

Per saperne di più
Ricerche genealogiche e turismo, un fenomeno in crescita
Friuli in prin. Anagrafe storica delle famiglie friulane
Portale Antenati

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