Nel pomeriggio di giovedì 15 giugno 2017, l’Auditorium dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi ha ospitato un incontro pubblico dal titolo Genealogie per immagini: i film di famiglia da rito collettivo a laboratorio di memorie, organizzato dall’Istituto Centrale per gli Archivi in collaborazione con l’ICBSA, e introdotto dai rispettivi direttori, Stefano Vitali e Massimo Pistacchi.

L’iniziativa ha preso spunto dalla recente pubblicazione sul Portale del Sistema Archivistico Nazionale – AntenatiGli Archivi per la ricerca anagrafica di cinque fondi filmici conservati presso l’Archivio Nazionale dei Film di Famiglia, un archivio privato fondato nel 2002 a Bologna dall’Associazione Home Movies con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare le pellicole cinematografiche prodotte e conservate in ambito familiare, dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna nel 2011.

Il progetto Vite filmate dall’Archivio Nazionale dei Film di Famiglia, ampiamente illustrato ad apertura dell’incontro dal presidente di Home Movies, Paolo Simoni, e realizzato nel 2016 grazie a un finanziamento della Direzione Generale Archivi, propone l’esplorazione di alcuni dei fondi in esso conservati, ritenuti emblematici per la loro capacità di rappresentare spaccati di storia familiare e documentare aspetti del costume e della mentalità del secolo scorso. Il montaggio e l’edizione video sono stati realizzati con il software Klynt, una piattaforma che permette all’utente di consultare i fondi filmici secondo una modalità innovativa e interattiva, seguendo la loro successione cronologica oppure costruendo percorsi alternativi tramite le funzionalità del menu di navigazione. I videoclip digitali restituiscono un’ampia selezione delle sequenze conservate all’interno dei cinque fondi presentati e sono accompagnati da brevi testi, inseriti nei titoli, nelle didascalie o sovrapposti alle immagini, che introducono, contestualizzano e danno indicazioni precise sulle persone, sui luoghi e sulle circostanze ritratte.
Tali informazioni sono state raccolte attraverso un accurato lavoro di ricerca e documentazione svolto nel corso della catalogazione di ciascuno dei fondi per la maggior parte da Karianne Fiorini, che è fra i soci fondatori dell’Associazione bolognese da cui si è successivamente allontanata per affermarsi come archivista dell’audiovisivo e curatrice indipendente. In occasione dell’incontro pubblico del 15 giugno, Fiorini ha illustrato l’originale metodo da lei stessa elaborato per contestualizzare, descrivere e conservare gli archivi filmici soffermandosi, in particolare, sul recupero della memoria orale dei discendenti delle persone ritratte, come testimonianza di supporto alla comprensione dei film originali. Fiorini è attualmente impegnata in un progetto di ricerca finanziato dall’ICAR, finalizzato al censimento nazionale di fondi filmici di famiglia che ha appena preso avvio dall’analisi di tre realtà italiane: La Cineteca SardaSocietà Umanitaria di Cagliari, Laboratorio 80 / Archivio Cinescatti di Bergamo e SuperottimistiAssociazione Museo Nazionale del Cinema di Torino.

Una interessante riflessione sul rapporto fra memoria privata e rappresentazione visiva è stata invece al centro del contributo di Alice Cati, docente di Storia e critica del cinema e di Linguaggi e Semiotica dei prodotti mediali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha sottolineato come la nuova e più inclusiva accezione di genealogia ricomprenda, insieme alla tradizionale attenzione per l’origine e la discendenza familiare, i rapporti di parentela, di affinità e di attinenza che intercorrono fra i diversi membri di una o più famiglie, con conseguente spostamento semantico da un piano strettamente privato, individuale o familiare, a uno pubblico, sociale e collettivo.
Molte le questioni rimaste necessariamente fuori dai temi toccati nelle tre ore previste dall’incontro, alcune delle quali essenziali: la conservazione dei supporti, sia analogici sia digitali, il riuso registico dei film amatoriali, la qualità e la composizione degli utenti destinatari, il futuro di questa particolare tipologia di archivi visivi – quale destino per i film di famiglia annidati nei nostri smartphone? -, il rapporto con le altre tipologie di archivi di famiglia – cartacei, tradizionali ma anche fotografici e, almeno per un certo periodo di tempo, di diapositive -, la tutela della privacy delle persone ritratte nel passaggio dalla fruizione privata originaria a quella pubblica attuale, il rapporto fra memoria e vissuto, etc.
L’auspicio è che l’ICAR torni ad affrontare almeno alcuni di questi temi in occasione della pubblicazione di nuovi film di famiglia sul Portale Antenati o della presentazione dei primi risultati del censimento nazionale di fondi filmici di famiglia, meglio se in concomitanza con l’Home Movie Day, che dal 2002 celebra in tutto il mondo, il secondo sabato di ottobre, i cineamatori e le microstorie rappresentate nei film di famiglia.

 

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