Come presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della Strage di Ustica, episodio espressamente citato nella Direttiva, allo stato attuale (2017) mi sento di dare un giudizio molto negativo sui risultati della Direttiva Renzi (2014); questo in generale e più in particolare per quel che riguarda la vicenda di Ustica.

Ho sempre considerato e considero tuttora quella del Presidente Renzi un’iniziativa altamente meritoria, pregiudizialmente non adeguatamente considerata, un passo significativo verso la trasparenza su atti importanti per la lettura “storica” della vita del Paese. E voglio precisare che non mi aspettavo conferme o rivelazioni per verità giudiziarie (nessuna pistola fumante, insomma!), ma contributi – tasselli piccoli o grandi – per la Storia del Paese.

Un’iniziativa meritoria che però non ha trovato, nell’attuazione pratica, comportamenti consapevolmente conseguenti: credo infatti che non sia nato tra Governo, amministrazioni, associazioni, archivisti, storici una ”concertazione” adeguata e capace di dare i frutti auspicati e possibili.
Come Associazione, grazie ad una collaborazione – convenzione del settembre ’14 – con il Sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato, Agostino Attanasio, abbiamo fin dai primi giorni potuto aver visione della documentazione che veniva versata. E per questo è stato possibile denunciare subito, come abbiamo fatto, quello che rimane ancor oggi l’elemento negativo: per Ustica non risultava riversata praticamente nessuna documentazione coeva ai fatti. Per semplificare, abbiamo trovato documentazione riguardante l’accompagnamento alle varie indagini della Magistratura, la collaborazione con le commissione ministeriali e parlamentari, carte per rispondere a interrogazioni e interpellanze parlamentari. Null’altro.

Pur venuta meno quella iniziale importante forma di collaborazione e dovendo consultare il supporto digitale solo presso la sede dell’ACS, abbiamo comunque tentato di continuare a ricercare. Su questa mancanza di sostanza e di contenuto abbiamo cercato di continuare a porre l’accento in questi anni sia pubblicamente – già dall’incontro pubblico all’Archivio centrale dello Stato, nel maggio del 2015 – sia nelle varie riunioni, che si sono svolte grazie ad un notevole impegno del Sottosegretario Claudio De Vincenti. Ma in molte occasioni abbiamo avuto l’impressione che le nostre osservazioni sui contenuti fossero sopravanzate da aspetti “archivistici”, legati al bisogno di catalogare, sistemare ciò che con tutta evidenza era stato consegnato in modalità non adeguate. Comunque, anche con crescenti difficoltà nella consultazione di una documentazione sempre quantitativamente più rilevante, abbiamo continuato nella nostra opera di “scandaglio”.

Da questo impegno che nei fatti è stato di “solitaria vigilanza” sono venute le denunce delle criticità più clamorose, come la totale assenza di depositi da parte del Ministero dei trasporti, o la mancanza di documentazione degli anni dal 1980 al 1986 dello Stato maggiore della Marina.
Sempre per cercare di allargare l’interesse sul tema dei “contenuti effettivi” abbiamo organizzato, nel giugno 2016, il Convegno: Ustica, il bisogno di verità: la direttiva Renzi, come momento di incontro tra Governo, associazioni, archivisti e, in questa occasione, finalmente anche storici.
Mi sento di dire che è in seguito a quell’incontro che viene poi costituito – settembre 2016 – un Comitato consultivo  «che può prendere cognizione dei versamenti già compiuti, svolgere incontri con i rappresentanti delle Amministrazioni, formulare proposte e indicazioni sulle successive operazioni di versamento al fine della piena attuazione della Direttiva». Per l’Associazione, che come ho detto dal 2014 denunciava la insufficienza del materiale “in sé”, è stato un buon risultato positivo.

Ora, insediato il Comitato, bisogna mettersi all’opera, e si deve riporre molta speranza in un nuovo impegno, a partire dalla possibilità concreta di prendere cognizione dei versamenti compiuti. Debbo però prendere atto che dalle prime “informazioni” raccolte nei primi incontri di questo Comitato consultivo tecnico si ha un panorama ben più complesso di quello denunciato, che diventa ancor più negativo, se possibile, più ci si addentra tra le realtà periferiche delle Amministrazioni. Un esempio tra i tanti: la Prefettura di Bologna non ha fatto ancora (2017) alcun versamento.
E si dovrà porre particolare attenzione alla documentazione dei Servizi, sulla quale – oltre la solita mancanza di documentazione coeva – anche esponenti di altre Associazioni hanno già espresso critiche, e per la quale si “intravede” una accentuata difficoltà a prendere cognizione dei versamenti.
Per concludere, all’oggi esprimiamo un giudizio negativo con l’auspicio che i lavori del Comitato consultivo possano migliorare la situazione.
Questo sarà possibile soltanto se il Governo si impegnerà ad essere protagonista – e non è un buon segnale che non sia stata ancora riassegnata la delega specifica – rinforzando il suo richiamo cogente alle Amministrazioni per l’attuazione della Direttiva come atto politico, se le Associazioni e gli storici saranno sempre più agevolati nel “prendere cognizione” e se il mondo archivistico, purtroppo così attanagliato da una crisi cronica evidente, si sforzerà non soltanto per la sistemazione, archiviazione, conservazione, ma anche e soprattutto per la “messa a disposizione”.
Tutto ciò ferma restando la consapevolezza, per tutti, che la Direttiva Renzi rimane una grande occasione di trasparenza, di Storia e in definitiva di democrazia.

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